V Comm: sottocommissione "Autonomia speciale e riforme costituzionali"
(ACON) Trieste, 17 set - RCM - Le Regioni devono fare quadrato,
ne va del loro futuro. E questo vale per le speciali quanto per
le ordinarie: le prime devono spiegare ai cittadini ma anche ai
colleghi delle ordinarie come spendono le loro risorse, quanto
fanno risparmiare al sistema Paese, la qualità dei sevizi che
garantiscono; le seconde, invece di fare una guerra sterile alle
speciali, devono riuscire a guadagnare esse stesse maggiore
autonomia nel gestire il proprio territorio, magari con
l'appoggio proprio delle speciali e soprattutto come già previsto
dal comma 3 dell'articolo 16 della Costituzione (Ulteriori forme
e condizioni particolari di autonomia
possono essere attribuite
ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della
Regione interessata
) secondo un principio però mai applicato
causa le ritrosie dello Stato, a prescindere dal suo colore
politico. Uno Stato che, però, ha il dovere di intervenire
sostituendosi alla Regione quando questa non riesce a garantire
un livello minimo di qualità dei servizi.
Mentre il Senato registrava l'inizio della discussione al disegno
di legge sulle modifiche costituzionali (il cosiddetto ddl
Renzi/Boschi con cui il Senato sarà ridotto a 100 componenti,
avrà competenze limitate e sarà composto dai consiglieri
regionali indicati dalle Regioni. Il testo prevede anche
l'abolizione delle Province, una corsia preferenziale per i ddl
governativi e un innalzamento del quorum per l'elezione del Capo
dello Stato), la sottocommissione "Autonomia speciale della
Regione e riforme costituzionali" istituita in seno alla V
Commissione consiliare - presidente Vincenzo Martines (Pd) - ha
ascoltato dal presidente del Consiglio, Franco Iacop, quanto da
lui stesso riferito alla Commissione Affari costituzionali del
Senato il 10 settembre scorso (e riportato anche all'Ufficio di
presidenza del Consiglio regionale non più tardi di ieri) sulle
prospettive di riforma della parte II della Costituzione come
uscite dalla Conferenza dei presidenti delle Assemblee
legislative delle Regioni e delle province autonome, di cui Iacop
è coordinatore.
E proprio il ruolo che si intende dare al "Senato delle Regioni"
e alle Regioni è lo snodo essenziale sottolineato nel documento:
la Conferenza ritiene che il Senato delle Regioni dovrebbe
partecipare, con la Camera dei deputati, alle decisioni dirette
alla formazione e attuazione degli atti normativi e delle
politiche dell'Unione europea. Dovrebbe però essergli assegnata
in via esclusiva la funzione di raccordo tra Ue, Stato e gli
altri enti costitutivi della Repubblica. Dovrebbe anche vedere
rafforzata la sua funzione quale organo di garanzia e vedersi
assegnata la verifica dell'attuazione delle leggi regionali.
Il passaggio elettorale all'interno dei Consigli regionali di
appartenenza - così si conclude il documento - resta la migliore
soluzione perché contempera l'esigenza di rappresentanza
istituzionale con quella di investitura territoriale.
Il clima che le Regioni stanno vivendo - ha aggiunto Iacop - è di
realtà sprecone, dove consiglieri e assessori sono solo dei
privilegiati. C'è il rischio che il testo finale delle modifiche
costituzionali sia quello uscito dalla Camera, dove addirittura
la piattaforma entro cui le Regioni possono operare è decisa
dallo Stato.
Dall'intervento di Alessandro Colautti (Ncd) l'idea di
organizzare una tavola rotonda piuttosto che un organismo con
veri poteri legislativi (la forma è ancora da decidere nei
dettagli) composto dai consiglieri regionali affiancati dai
soggetti sociali, economici e istituzionali più coinvolti dalla
riforma che mina la specialità della nostra come delle altre
Regioni. Una sorta di assemblea che faccia proposte sulle
modifiche del nostro Statuto - ha spiegato Colautti, a cui si è
unita Elena Bianchi (M5S) affermando che così facendo si
concretizza l'argomento, oggi considerato affare di pochi mentre
la perdita di autonomia, che significa soprattutto perdita di
introiti, è affare di tutti. Alle Regioni ordinarie, poi,
potremmo insegnare la nostra esperienza per avere autonomia in
settori strategici come la sanità.
Con loro Renzo Tondo (AR), che ha fatto presente l'importanza di
trovare alleati tra le Regioni ordinarie, Lombardia e Veneto in
primis ma non solo, e tra le speciali del Nord. E così Rodolfo
Ziberna (FI), che ha suggerito la necessità di spiegare in modo
capillare e massiccio, anche attraverso il coinvolgimento di una
forte campagna mediatica, che cosa sono le Regioni speciali e
cosa fanno, come spendono le loro risorse, e dimostrare che sono
le ordinarie che dovrebbero acquisire più spazi di manovra e non,
invece, puntare a limitare le altre. Infine, per Igor Gabrovec
(Pd-Ssk) si deve agire tutelando la presenza dei rappresentanti
delle minoranze nel nuovo Senato.
(immagini tv)