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V Comm: sottocommissione "Autonomia speciale e riforme costituzionali"

17.09.2015
17:32
(ACON) Trieste, 17 set - RCM - Le Regioni devono fare quadrato, ne va del loro futuro. E questo vale per le speciali quanto per le ordinarie: le prime devono spiegare ai cittadini ma anche ai colleghi delle ordinarie come spendono le loro risorse, quanto fanno risparmiare al sistema Paese, la qualità dei sevizi che garantiscono; le seconde, invece di fare una guerra sterile alle speciali, devono riuscire a guadagnare esse stesse maggiore autonomia nel gestire il proprio territorio, magari con l'appoggio proprio delle speciali e soprattutto come già previsto dal comma 3 dell'articolo 16 della Costituzione (Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia … possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata …) secondo un principio però mai applicato causa le ritrosie dello Stato, a prescindere dal suo colore politico. Uno Stato che, però, ha il dovere di intervenire sostituendosi alla Regione quando questa non riesce a garantire un livello minimo di qualità dei servizi.

Mentre il Senato registrava l'inizio della discussione al disegno di legge sulle modifiche costituzionali (il cosiddetto ddl Renzi/Boschi con cui il Senato sarà ridotto a 100 componenti, avrà competenze limitate e sarà composto dai consiglieri regionali indicati dalle Regioni. Il testo prevede anche l'abolizione delle Province, una corsia preferenziale per i ddl governativi e un innalzamento del quorum per l'elezione del Capo dello Stato), la sottocommissione "Autonomia speciale della Regione e riforme costituzionali" istituita in seno alla V Commissione consiliare - presidente Vincenzo Martines (Pd) - ha ascoltato dal presidente del Consiglio, Franco Iacop, quanto da lui stesso riferito alla Commissione Affari costituzionali del Senato il 10 settembre scorso (e riportato anche all'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale non più tardi di ieri) sulle prospettive di riforma della parte II della Costituzione come uscite dalla Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle province autonome, di cui Iacop è coordinatore.

E proprio il ruolo che si intende dare al "Senato delle Regioni" e alle Regioni è lo snodo essenziale sottolineato nel documento: la Conferenza ritiene che il Senato delle Regioni dovrebbe partecipare, con la Camera dei deputati, alle decisioni dirette alla formazione e attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione europea. Dovrebbe però essergli assegnata in via esclusiva la funzione di raccordo tra Ue, Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Dovrebbe anche vedere rafforzata la sua funzione quale organo di garanzia e vedersi assegnata la verifica dell'attuazione delle leggi regionali.

Il passaggio elettorale all'interno dei Consigli regionali di appartenenza - così si conclude il documento - resta la migliore soluzione perché contempera l'esigenza di rappresentanza istituzionale con quella di investitura territoriale.

Il clima che le Regioni stanno vivendo - ha aggiunto Iacop - è di realtà sprecone, dove consiglieri e assessori sono solo dei privilegiati. C'è il rischio che il testo finale delle modifiche costituzionali sia quello uscito dalla Camera, dove addirittura la piattaforma entro cui le Regioni possono operare è decisa dallo Stato.

Dall'intervento di Alessandro Colautti (Ncd) l'idea di organizzare una tavola rotonda piuttosto che un organismo con veri poteri legislativi (la forma è ancora da decidere nei dettagli) composto dai consiglieri regionali affiancati dai soggetti sociali, economici e istituzionali più coinvolti dalla riforma che mina la specialità della nostra come delle altre Regioni. Una sorta di assemblea che faccia proposte sulle modifiche del nostro Statuto - ha spiegato Colautti, a cui si è unita Elena Bianchi (M5S) affermando che così facendo si concretizza l'argomento, oggi considerato affare di pochi mentre la perdita di autonomia, che significa soprattutto perdita di introiti, è affare di tutti. Alle Regioni ordinarie, poi, potremmo insegnare la nostra esperienza per avere autonomia in settori strategici come la sanità.

Con loro Renzo Tondo (AR), che ha fatto presente l'importanza di trovare alleati tra le Regioni ordinarie, Lombardia e Veneto in primis ma non solo, e tra le speciali del Nord. E così Rodolfo Ziberna (FI), che ha suggerito la necessità di spiegare in modo capillare e massiccio, anche attraverso il coinvolgimento di una forte campagna mediatica, che cosa sono le Regioni speciali e cosa fanno, come spendono le loro risorse, e dimostrare che sono le ordinarie che dovrebbero acquisire più spazi di manovra e non, invece, puntare a limitare le altre. Infine, per Igor Gabrovec (Pd-Ssk) si deve agire tutelando la presenza dei rappresentanti delle minoranze nel nuovo Senato.

(immagini tv)