M5S: centrale Monfalcone va chiusa, basta col carbone
(ACON) Trieste, 21 set - COM/AB - In audizione sul piano
energetico, avevamo fatto domande ben precise sulla centrale
termoelettrica di Monfalcone. Avevamo chiesto se la proprietà
avesse cambiato idea e se esistesse un tavolo sulla riconversione
a gas della centrale a carbone. Ci era stato risposto che si
stava lavorando a un tavolo finalizzato al raggiungimento degli
obiettivi del Piano energetico regionale. Piano che prevede
proprio la riconversione della centrale. Oggi invece scopriamo
che il tavolo esiste, ma che la conversione è di difficile
attuazione, almeno nel breve periodo.
Ad affermarlo sono i portavoce del MoVimento 5 Stelle in
Consiglio regionale, che aggiungono.
Ricordiamo che la riconversione della centrale da sola
permetterebbe di risparmiare il 5% di emissioni di Co2 su tutto
il territorio regionale. Numeri impressionanti, che però non sono
sufficienti alla Giunta Serracchiani per chiedere con forza il
blocco dell'attività. Un dato che la dice lunga sulla volontà di
anteporre la salute dei cittadini agli interessi dell'azienda.
Attenzione, inoltre, all'utilizzo delle biomasse, che rendono
moltissimo in termini economici a una delle più importanti
società italiane del settore, che si appresta a diventare
protagonista fondante delle multiutility del nord Italia che
gestiscono servizi primari come acqua, rifiuti ed energia. Vista
in quest'ottica, la vecchia centrale di Monfalcone diventa
oltremodo appetibile. Per parte nostra ci batteremo per impedire
che l'azienda proponga anche a Monfalcone il prodotto
"Ecoergite", ovvero carbone misto a immondizie, con l'obiettivo
che potrebbe essere di cogliere due piccioni con una fava, magari
anche con l'avallo del Piano energetico regionale.
A tal proposito non possiamo però dimenticare che nella nostra
regione è stata approvata una norma che non permette più il
rilascio di autorizzazioni all'utilizzo come combustibile di Css
o di rifiuti in impianti che non abbiano come attività principale
il trattamento dei rifiuti. Il caso è proprio quello della
centrale elettrica di Monfalcone. Ci auguriamo di non veder
comparire dal nulla qualche deroga speciale.
Secondo la stessa società nel settore delle biomasse, il
passaggio verso le energie alternative non deve essere
traumatico, ma qui non c'è nessun cambiamento in atto. Solo pochi
mesi fa l'assessore Sara Vito sosteneva che la centrale andava
chiusa perché Monfalcone e il territorio avevano già dato troppo.
Parole al vento visto che la proprietà non ha nessuna intenzione
di mettere mano alla riconversione e chiede addirittura il
rinnovo dell'Aia nel 2017, anno in cui è prevista la scadenza.
Sulla base della normativa attuale, la centrale dovrebbe ottenere
il rinnovo per altri 16 anni, perché la norma prevede il rinnovo
in questi termini per le realtà dotate di certificazione Emas.
Questo significa che nel 2017 la Regione se ne laverà le mani,
"accusando" il ministero di aver rinnovato l'Aia nonostante le
indicazioni del Piano energetico regionale prevedessero la
conversione a gas. Se questo brutto sogno diventasse triste
realtà, i cittadini del Monfalconese si troverebbero a respirare
per altri 16 anni i fumi nocivi che escono dalla ciminiera della
centrale, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Noi del MoVimento 5 Stelle rimaniamo convinti che quella realtà
debba essere chiusa. È troppo vicina al centro abitato e troppo
obsoleta per portare un valore aggiunto al Friuli Venezia Giulia.
Purtroppo chi governa la Regione, condizionato pesantemente dai
soliti interessi economici, non vuole - o non è in grado - di
andare fino in fondo. Basta carbone a Monfalcone e basta
compromessi che puntano a salvare gli interessi degli
imprenditori a discapito dei cittadini.