M5S: Dal Zovo, due mozioni per frenare l'anarchia venatoria in FVG
(ACON) Trieste, 13 ott - COM/MPB - Con due mozioni i portavoce
del M5S in Consiglio regionale vogliono impegnare "la Giunta
Serracchiani a scegliere una volta per tutte di tutelare i
cittadini e la fauna selvatica e non i soliti interessi delle
lobby". A dirlo è la consigliera pentastellata Ilaria Dal Zovo
che nei due provvedimenti affronta una serie di problematiche a
cui porre fine con l'intervento dell'Esecutivo regionale.
"Spesso questa Regione, nel redigere leggi e regolamenti in
materia venatoria, ha confuso le sue prerogative di autonomia con
l'anarchia - afferma Dal Zovo. Lo testimoniano la lunga serie di
ricorsi, controricorsi e pronunciamenti degli organi di
giustizia, dalla Corte costituzionale alla Corte di giustizia
dell'Unione europea. Nella lunga serie di avventurose alchimie
per aggirare obblighi di tutela imposti da norme nazionali e
comunitarie, la Regione ha costantemente dimenticato un punto
chiave: la fauna selvatica non è un arrosto, ma è invece - come
ribadito dalla legge - un "patrimonio indisponibile dello Stato,
tutelata nell'interesse della comunità nazionale e
internazionale".
"Nonostante gli interventi del Governo nazionale e le sentenze
della Corte costituzionale, nella legislazione venatoria del
Friuli Venezia Giulia permangono invece - fa notare la portavoce
Cinquestelle - gravissime anomalie che, come denuncia anche la
componente più moderata del mondo venatorio, minano la stessa
conservazione del patrimonio faunistico, soprattutto per quanto
riguarda le specie a maggior rischio".
Al proposito la consigliera fa qualche esempio: "la caccia sui
terreni coperti da neve è vietata dalla legge nazionale, che la
consente con alcune eccezioni solo in montagna. In Friuli Venezia
Giulia la legge regionale prevede invece che sia vietato cacciare
su terreni coperti in tutto o nella maggior parte di neve, fatta
eccezione per la caccia agli ungulati, comunque svolta, ai
tetraonidi, ai palmipedi e ai trampolieri, nonché alla cesena. È
fatta altresì eccezione per la caccia alla lepre che è consentita
solo 48 ore dopo l'ultima nevicata".
"Le norme nazionali e internazionali impongono poi di individuare
lungo le rotte di migrazione i punti attraversati dagli uccelli -
i valichi montani - e di interdire la caccia in queste aree.
Ebbene, nel Friuli Venezia Giulia questi punti sono stati
individuati presso i valichi di Stato automobilistici, quasi a
pensare che gli uccelli per migrare debbano mostrare il
passaporto".
"Ancora. Gli accordi internazionali, ormai dal 2000, obbligano
gli Stati a eliminare il piombo dalle munizioni da caccia. In
Friuli Venezia Giulia si è tentato di aggirare l'ostacolo
consentendo ancora l'utilizzo del piombo, purché nichelato.
Ovviamente questo escamotage non allevia in alcun modo le gravi
conseguenze delle contaminazioni da piombo né per l'ambiente e né
per gli animali selvatici".
"La questione più grave riguarda però la totale privatizzazione
della caccia in Friuli Venezia Giulia. Mentre le norme
sovraordinate imporrebbero che gli organi di gestione faunistica
e venatoria siano composti da agricoltori, ambientalisti, enti
locali e cacciatori, nel Friuli Venezia Giulia tutta la gestione
è affidata al solo mondo venatorio organizzato in riserve di
caccia; l'approvazione degli atti gestionali delle riserve di
caccia dal 2008 non è più affidata alla Regione, ma agli stessi
cacciatori, riuniti nei distretti venatori".
"Anche sul Piano faunistico regionale, atteso da 23 anni e
recentemente approvato dalla Giunta Serracchiani, la Regione sta
giocando con il fuoco. Molte delle prescrizioni indicate dal
Piano dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca
ambientale (Ispra) sono state infatti ignorate o a dir poco
annacquate".
"Sta di fatto però che la giurisprudenza italiana ed europea
hanno più volte ribadito come i pareri dell'Istituto siano
vincolanti, in quanto sono in grado di garantire l'applicazione
di standard minimi uniformi per la tutela delle fauna selvatica
su tutto il territorio nazionale".
A questo proposito il MoVimento 5 Stelle ha chiesto all'Ispra
ulteriori chiarimenti, sulla compatibilità del Piano approvato e
delle norme in vigore, con le norme sovraordinate e la
conservazioni della fauna selvatica.
"È bene sottolineare che la risposta, contenuta all'interno della
mozione, ha finito per destare numerose perplessità".
"L'altra mozione depositata riguarda una situazione gravissima:
la mancanza di controllo sulle carni di selvaggina e la loro
commercializzazione. Anche in questa materia la Regione ha
ignorato gli obblighi imposti dai regolamenti europei e dalla sue
stesse norme (LR 6/2008), creando una situazione di rischio
sanitario per la comunità e facilitando l'attività di
bracconaggio e l'immissione sul mercato di selvaggina priva di
controllo sanitario".