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CR: riduzione numero Regioni, presidente Serracchiani (13)

27.10.2015
19:25
(ACON) Trieste, 27 ott - AB - A chiudere il dibattito sull'ordine del giorno del sen. Ranucci, la presidente della Regione Debora Serracchiani, che ha voluto subito sgombrare il campo da alcune diffidenze. Non dubito - ha detto - della buona volontà che ha animato il consigliere Colautti, che ha voluto portare in Consiglio regionale questioni che non albergano solo in questa sede. Mi resta però un po' di amarezza perché ho avuto ancora una volta l'impressione che si sia voluto fare un ulteriore esame del sangue alla sottoscritta, spostando il dibattito sulla disfida politica.

Ci sono sfide - ha aggiunto - sulle quali oggi il Consiglio regionale apre un confronto, ma che apparterranno al dibattito politico dei prossimi anni. Anche se non è la prima volta che parliamo di queste cose, non dobbiamo dimenticare che ci abbiamo messo quarant'anni per arrivare alla semplificazione di questo Paese, con la riforma del Senato che supera un bicameralismo perfetto che non era ben visto nemmeno dai costituenti.

Attacchi alle specialità negli anni ce ne sono sempre stati, così la presidente Serracchiani ha ricordato quello nel 2009 dell'allora ministro Brunetta, sul quale l'ex presidente della nostra Regione Adriano Biasutti minimizzò, forte della sua esperienza.

Venendo al testo dell'ordine del giorno, la presidente ha messo in evidenza come esso impegni il Governo "a considerare l'opportunità di proporre…": basterebbe questo per capire di cosa stiamo discutendo. Chi avesse seguito i lavori parlamentari, ha aggiunto, avrebbe visto che l'assenso all'odg da parte del ministro Boschi è arrivato solo dopo il ritiro di tutti gli ordini del giorno che riguardavano (e attaccavano) le Regioni.

Il sistema delle Regioni, la nostra specialità non sono messe in discussione - così ancora la presidente - perché il nuovo Titolo V della Costituzione specifica che la riforma si farà solo quando ci sarà la revisione degli statuti e l'intesa con le Regioni. Molto più di una clausola di salvaguardia.

Le persone che rappresentiamo ci chiedono non di difendere la specialità storica, ma di esercitarla ed è ciò che stiamo facendo: è il miglior riconoscimento che viene a questo Consiglio regionale, a maggioranza e opposizioni.

La presidente Serracchiani ha voluto toccare anche un argomento più volte emerso nel corso del dibattito, quello che riguarda le riforme e, in particolare, il superamento delle Province e l'accorpamento dei Comuni.

Già nel 1979 l'allora presidente Comelli, in audizione al Senato, affermò tre cose: le Regioni non possono muoversi in modo disarticolato rispetto alla programmazione nazionale; nel rapporto con gli enti locali bisogna evitare di esagerare con un certo tipo di difesa della loro autonomia, perché altrimenti ne andrebbe della bontà della programmazione regionale; le Province sono il nodo più grosso, anche sul piano politico.

Problemi sollevati più di 35 anni fa, ai quali noi oggi stiamo finalmente dando una risposta per rendere più efficaci i servizi ai cittadini.

Oggi - ha affermato avviandosi alla chiusura dell'intervento - mi sarebbe piaciuto ragionare piuttosto sulle nuove sfide per esercitare la nostra specialità: mi riferisco al Porto di Trieste, ai flussi migratori, a una riflessione sull'opportunità o meno di avere una banca regoinale. Invece abbiamo parlato ancora una volta del contenitore invece dei contenuti, ma così non si va molto lontano.

Sugli strumenti per affrontare la sfida della specialità - ha tenuto a precisare - c'è già una Commissione tecnico-politica ed è stata istituita una sottocommissione specifica: vogliamo fare un altro tavolo? Per di più permanente? Mi viene l'orticaria solo a pensare a un ulteriore tavolo, che poi non ha un inizio e nemmeno una fine. Facciamo lavorare quello che c'è.

Questa discussione - ha concluso - dovrà proseguire con concretezza, dovrà superare il taglio meramente evocativo, oltrepassare quell'oceano che sta tra il pensare di essere speciali ed essere speciali esercitando la specialità. E dovrà farlo con gli strumenti che già abbiamo a disposizione, senza crearne altri.

(segue) AB