CR: riduzione numero Regioni, presidente Serracchiani (13)
(ACON) Trieste, 27 ott - AB - A chiudere il dibattito
sull'ordine del giorno del sen. Ranucci, la presidente della
Regione Debora Serracchiani, che ha voluto subito sgombrare il
campo da alcune diffidenze.
Non dubito - ha detto - della buona volontà che ha animato il
consigliere Colautti, che ha voluto portare in Consiglio
regionale questioni che non albergano solo in questa sede. Mi
resta però un po' di amarezza perché ho avuto ancora una volta
l'impressione che si sia voluto fare un ulteriore esame del
sangue alla sottoscritta, spostando il dibattito sulla disfida
politica.
Ci sono sfide - ha aggiunto - sulle quali oggi il Consiglio
regionale apre un confronto, ma che apparterranno al dibattito
politico dei prossimi anni. Anche se non è la prima volta che
parliamo di queste cose, non dobbiamo dimenticare che ci abbiamo
messo quarant'anni per arrivare alla semplificazione di questo
Paese, con la riforma del Senato che supera un bicameralismo
perfetto che non era ben visto nemmeno dai costituenti.
Attacchi alle specialità negli anni ce ne sono sempre stati, così
la presidente Serracchiani ha ricordato quello nel 2009
dell'allora ministro Brunetta, sul quale l'ex presidente della
nostra Regione Adriano Biasutti minimizzò, forte della sua
esperienza.
Venendo al testo dell'ordine del giorno, la presidente ha messo
in evidenza come esso impegni il Governo "a considerare
l'opportunità di proporre
": basterebbe questo per capire di cosa
stiamo discutendo. Chi avesse seguito i lavori parlamentari, ha
aggiunto, avrebbe visto che l'assenso all'odg da parte del
ministro Boschi è arrivato solo dopo il ritiro di tutti gli
ordini del giorno che riguardavano (e attaccavano) le Regioni.
Il sistema delle Regioni, la nostra specialità non sono messe in
discussione - così ancora la presidente - perché il nuovo Titolo
V della Costituzione specifica che la riforma si farà solo quando
ci sarà la revisione degli statuti e l'intesa con le Regioni.
Molto più di una clausola di salvaguardia.
Le persone che rappresentiamo ci chiedono non di difendere la
specialità storica, ma di esercitarla ed è ciò che stiamo
facendo: è il miglior riconoscimento che viene a questo Consiglio
regionale, a maggioranza e opposizioni.
La presidente Serracchiani ha voluto toccare anche un argomento
più volte emerso nel corso del dibattito, quello che riguarda le
riforme e, in particolare, il superamento delle Province e
l'accorpamento dei Comuni.
Già nel 1979 l'allora presidente Comelli, in audizione al Senato,
affermò tre cose: le Regioni non possono muoversi in modo
disarticolato rispetto alla programmazione nazionale; nel
rapporto con gli enti locali bisogna evitare di esagerare con un
certo tipo di difesa della loro autonomia, perché altrimenti ne
andrebbe della bontà della programmazione regionale; le Province
sono il nodo più grosso, anche sul piano politico.
Problemi sollevati più di 35 anni fa, ai quali noi oggi stiamo
finalmente dando una risposta per rendere più efficaci i servizi
ai cittadini.
Oggi - ha affermato avviandosi alla chiusura dell'intervento - mi
sarebbe piaciuto ragionare piuttosto sulle nuove sfide per
esercitare la nostra specialità: mi riferisco al Porto di
Trieste, ai flussi migratori, a una riflessione sull'opportunità
o meno di avere una banca regoinale. Invece abbiamo parlato
ancora una volta del contenitore invece dei contenuti, ma così
non si va molto lontano.
Sugli strumenti per affrontare la sfida della specialità - ha
tenuto a precisare - c'è già una Commissione tecnico-politica ed
è stata istituita una sottocommissione specifica: vogliamo fare
un altro tavolo? Per di più permanente? Mi viene l'orticaria solo
a pensare a un ulteriore tavolo, che poi non ha un inizio e
nemmeno una fine. Facciamo lavorare quello che c'è.
Questa discussione - ha concluso - dovrà proseguire con
concretezza, dovrà superare il taglio meramente evocativo,
oltrepassare quell'oceano che sta tra il pensare di essere
speciali ed essere speciali esercitando la specialità. E dovrà
farlo con gli strumenti che già abbiamo a disposizione, senza
crearne altri.
(segue)
AB