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GM: Piccin, ripensare le Unioni territoriali non è troppo tardi

24.11.2015
13:01
(ACON) Trieste, 24 nov - COM/RCM - Doveva essere una rivoluzione copernicana, ma è rimasta al palo. La legge regionale 26/2014 sul riordino del sistema Regione-Autonomie locali nel Friuli Venezia Giulia e l'ordinamento delle Unioni territoriali intercomunali (Uti) ancora non ha riordinato nulla, anzi, chissà quando potrà entrare a regime. Per questo Mara Piccin, consigliera regionale del Gruppo Misto, interroga la Giunta per sapere se intende ripensare completamente la riforma.

Lo scontro creatosi tra i due poli del sistema, la Regione e 57 Comuni del territorio, viene a conclusione di un processo di approvazione della legge, ricorda l'esponente del Gruppo Misto, "in cui molti sindaci e cittadini avevano già palesato le proprie perplessità e contrarietà alla riforma, formalizzate con le impugnazioni al Tar della LR 26/2014, e in diversi casi con comportamenti che hanno portato alle mancate approvazioni degli atti costitutivi e degli statuti delle Uti.

"Ciò aveva determinato azioni impositive da parte della Giunta regionale, come la delibera n. 1657 del 28 agosto 2015 nella quale, preso atto dello stato degli adempimenti, si diffidavano i sindaci delle 6 costituende Unioni (Canal del Ferro-Val Canale, Alto Friuli, Friuli centrale, Medio Friuli, Natisone e Livenza) che non hanno ottemperato affinché si riuniscano in conferenza, approvino le proposte di atto costitutivo e di statuto e le trasmettano ai rispettivi Comuni.

"L'11 settembre scorso è stato deliberato l'esercizio del potere sostitutivo della Giunta regionale per mancata approvazione delle proposte di atto costitutivo e statuto da parte di alcune conferenze dei sindaci delle costituende Uti, con rispettive nomine dei commissari ad acta.

"L'unico risultato, però, è che l'Amministrazione regionale non sta rispettando i tempi previsti per l'attuazione delle Unioni, così come sanciti nella prima formulazione della legge, andando a rimandare, con altra legge, le scadenze; e mentre pendono davanti al Tar il ricorso da parte di 57 Comuni e quello ad adiuvandum proposto dalla Provincia di Udine, che lamentano la violazione norme costituzionali ad opera della riforma suddetta, si pone con urgenza una necessità.

"La via giudiziaria infatti appare insensata: oltre che costosa, è poco rispettosa del principio di leale collaborazione tra gli enti. Sarebbe preferibile senz'altro la via conciliativa, che presuppone però una maggiore riflessione sul quadro istituzionale degli enti locali e sull'impianto normativo della riforma. Non si abbia paura di ripartire da zero: non sarebbe un segnale di debolezza, ma di intelligenza".