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I Comm: legge di stabilità 2016, dibattito generale (1)

26.11.2015
13:32
(ACON) Trieste, 26 nov - RCM - Dopo aver ascoltato le relazioni dei presidenti delle Commissioni consiliari di merito, la I Commissione, presieduta da Renzo Liva (Pd), ha dato il via alla discussione e all'esame dei provvedimenti finanziari della manovra di bilancio, concentrandosi in particolare sui dieci articoli della legge regionale di stabilità 2016.

Primo a prendere la parola, Paride Cargnelutti (Ncd), che ha contestato riforma sanitaria e creazione delle Unioni territoriali intercomunali (Uti). A suo dire, nella manovra non ci sono segnali se non di aumento dei costi in entrambi i settori. Invece andrebbe fatto uno sforzo per edilizia e risparmio energetico.

A fargli eco, il suo capogruppo, Alessandro Colautti, che ha chiesto se le risorse per la sanità sono garantite dalle entrate e ha accusato il Patto Padoan-Serracchiani di causare incertezza nelle entrate finanziarie e di porre la Regione in una posizione di debolezza rispetto allo Stato.

Al pari, preoccupato per l'incertezza dell'impegno della spesa e per un'affermata abolizione delle Province quando poi continuano le poste per questi enti, anche Renzo Tondo (AR), che ha accusato la maggioranza di promesse ai cittadini fatte solo per propaganda politica.

Riccardo Riccardi (FI) si è focalizzato sulle maggiori entrate di compartecipazioni per 243 milioni e sull'autorizzazione per l'indebitamento che passa, tra il 2015 e il 2016, da una ventina a 68 milioni, chiedendo quando si comincerà a spendere quella posta in particolare per Pramollo. Poi ha chiesto specifiche di spesa per sanità e Uti.

Enzo Marsilio (Pd) ha fatto una riflessione sull'implementazione di risorse avvenuta a ottobre per non ritrovarsi con avanzi di amministrazione e relativa distribuzione. Non avremo più il classico assestamento unico di bilancio - ha fatto presente -, ma adeguamenti nel corso dell'anno e l'individuazione dei filoni primari degli interventi.

Mauro Travanut (Pd) ha parlato di necessità di un dialogo maggiore e continuo tra assessori e consiglieri regionali. Inutile stare a cercare chi ha speso di più o di meno, meglio o peggio: va cambiato lo stesso schema di spesa.

Franco Codega (Pd) ha paragonato contributi e obiettivi di spesa del 2014 con quelli del 2015 e 2016.

Per Elena Bianchi (M5S), armonizzazione e unificazione dei bilanci erano necessarie da tempo perché così si può ragionare su numeri omogenei e chiari per tutti. Guardando al bilancio regionale, purtroppo si è di fronte a un altro anno alla cieca perché all'apparenza sembra impegnare più risorse dell'anno scorso, in realtà si intuisce che la prossima manovra di assestamento sarà di misura inferiore.

Piero Paviotti (Citt) ha segnalato tre aspetti: l'armonizzazione dei bilanci, che sarà una fatica per tutti ma porterà a un giusto regionalismo o federalismo che dir si voglia; che si tratta di una migliore legge di finanza perché, seppure avremo un assestamento meno ricco, permette di programmare le spese; la certezza delle risorse agli enti locali.

Legge di passaggio tra due sistemi, per Giulio Lauri (Sel) che ha sottolineato le risorse per imprese e settore socio-sanitario. Il volume complessivo della manovra è aumentato - ha detto - e in parte ciò è dovuto proprio al Patto Padoan-Serracchiani, in parte alla maggiore capacità della Regione di attrarre nuovi investitori.

All'assessore Francesco Peroni il compito di ribattere sui tre temi maggiori sollevati: le riforme regionali avviate, l'aspetto economico-fiscale, l'autonomia regionale e il suo futuro. Ecco allora che le riforme non sono state intraprese solo per la razionalizzazione della spesa, ma vanno oltre, per garantire migliori servizi. Per gli enti locali, sono state poste leggi transitorie finalizzate a incentivare processi di cooperazione degli enti locali stessi verso gli obiettivi della riforma. Il che non toglie che sono riforme che, a regime, comporteranno risparmi per le casse della Regione e pure migliorie dei servizi. Al centro vi sono l'autonomia e l'armonizzazione.

L'armonizzazione in sé, per come la stiamo conducendo - ha spiegato Peroni -, si traduce nella convinzione che partecipare a un unico lessico finanziario significa essere leggibili e non equivocabili. Il regime fiscale, da noi, ha un nesso diretto con la politica delle entrate perché conviene attrarre contribuenti. Il modello più virtuoso sarebbe quello della defiscalizzazione, e ce lo fa presente anche l'Unione europea, spostando l'asse del fisco su ciò che non è produttivo.

Entrando più nello specifico di alcune obiezioni del centrodestra, ha spigato che nei 243 milioni di maggiori compartecipazioni è assorbito un delta di incremento, registrato nel 2015, di 155 milioni come clausola di crediti esigibili ma non ancora riscossi dalla Regione. Perciò in realtà si parla di 90 milioni. Per quanto riguarda Pramollo, quando si fa un bando ci deve essere la copertura finanziaria, perciò quel bando va rifatto.

La Commissione affronterà i singoli articoli nella seduta pomeridiana, a partire dalle 14.30.

(immagini tv)

(segue)