AR-Ncd: Revelant e Colautti, rivedere applicazione decreto Balduzzi
(ACON) Trieste, 4 dic - COM/RCM - Il "decreto Balduzzi" che
disciplina la certificazione dell'attività sportiva non
agonistica e amatoriale e traccia le linee guida sulla dotazione
e l'utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali
altri salvavita, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 20
luglio 2013, obbliga le società sportive dilettantistiche a
dotarsi di defibrillatori semiautomatici entro il 16 gennaio 2016
e a formare un numero adeguato di persone al suo utilizzo in caso
di necessità ed emergenza.
Con l'avvicinarsi di tale scadenza, emergono diverse criticità
che i consiglieri regionali Roberto Revelant (Autonomia
Responsabile) e Alessandro Colautti (Ncd) hanno avanzato con una
missiva alla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin.
A oggi la situazione è ancora complicata e allo stesso tempo
incerta - affermano i due esponenti regionali di centrodestra -,
e una parte rilevante delle associazioni non si sono ancora
adeguate in vista dell'imminente scadenza, vuoi per una presa di
coscienza non tempestiva della problematica e dei relativi
adempimenti, vuoi per una generica applicazione della legge a
tutte le associazioni sportive dilettantistiche senza distinzione
in merito alla disciplina e al numero dei praticanti.
Pensiamo per esempio a chi gioca a tennis o a chi fa arrampicata
sportiva in falesia o nelle sale boulder, solo per citarne alcune
- dicono Revelant e Colautti -, molto spesso praticati in
solitario o in coppia. Come si può pretendere che ci sia sempre
una persona che sia formata per l'utilizzo del defibrillatore? E
se dovesse capitare proprio a colui che ha effettuato il corso?
Per non parlare della corsa in montagna, ciclismo o sci da fondo,
discipline a elevato rischio cardiocircolatorio, dove le
associazioni sportive dilettantistiche devono rispondere per
atleti con prestazioni molto differenti e con distanze di decine
di minuti tra loro, e che possono portare atleti in luoghi
lontani anche di alcune ore dalla sede dell'associazione o del
defibrillatore.
Nessuna contrarietà alla dotazione diffusa dei dispositivi, che
anzi rappresentano una soluzione valida a molte criticità e
situazioni d'emergenza - così ancora i due consiglieri -, ma
molte sono ancora le incognite sulla gestione dello stesso, e più
in generale sulla responsabilità della società sportiva, ove c'è
il vero rischio di un recesso e rinuncia dell'incarico da parte
dei presidenti con la conseguente perdita di società sportive, in
particolare quelle di piccole o medie dimensioni.
Ecco che la loro richiesta alla ministra Lorenzin è di valutare
l'opportunità di prorogare tale scadenza, e di circoscrivere
l'ambito di applicazione alle discipline sportive ove vi è allo
stesso tempo e sullo stesso luogo un numero congruo di atleti.