M5S: garantire nel concreto a Trieste Porto franco internazionale
(ACON) Trieste, 1 gen - COM/AB - "Il Governo Renzi e la Giunta
Serracchiani, oltre a riconoscere all'area portuale di Trieste la
qualifica di Porto franco internazionale, devono garantire tale
status concretamente attraverso una adeguata dotazione di
strumenti organizzativi e gestionali".
A chiederlo sono i portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio
regionale, che nei giorni scorsi hanno depositato una mozione
incentrata sulla riforma del sistema portuale e sull'attuazione
del "Piano strategico nazionale della portualità e della
logistica".
"La legge 84 del 1994 - ricorda Andrea Ussai - ribadisce la
particolare disciplina del Porto franco di Trieste, demandando
però la sua regolamentazione organizzativa e gestionale a un
decreto del ministero dei trasporti che non è mai stato emanato.
L'assenza, pertanto, di una regolamentazione attuativa del Porto
franco ha tenuto di fatto lontano da Trieste qualsiasi soggetto
intenzionato a investire nello scalo portuale giuliano. Ecco
perché il Piano strategico nazionale rappresenta un'occasione
imperdibile per riaffermare le caratteristiche uniche del porto
di Trieste".
"Un Piano che però va migliorato, basti pensare - sottolinea il
consigliere M5S - che solo pochi giorni fa la Consulta ha
dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 29, comma 1,
del decreto Sblocca Italia nella parte in cui - incredibilmente -
non prevede che il Piano strategico nazionale della portualità e
della logistica sia adottato in sede di Conferenza
Stato-Regioni".
"Con la nostra mozione vogliamo proprio che l'Esecutivo regionale
faccia pressione sul governo Renzi affinché il Piano venga
riformulato. Innanzitutto - spiega Ussai - bisogna prevedere la
compartecipazione degli enti locali e l'intesa con le Regioni nel
procedimento di nomina dei presidenti delle Autorità portuali. In
seconda battuta, con riferimento alla governance delle Autorità,
va mantenuto il ruolo strategico del Comitato portuale, al cui
interno deve essere garantita, in modo ponderato, la presenza del
sindaco delle città portuali, anche di quelle non metropolitane.
Il sindaco è infatti l'unico organo di espressione diretta della
comunità locale. Solo così - sottolinea il portavoce del M5S - è
possibile favorire la partecipazione al tempo stesso degli enti
locali, dei soggetti istituzionali e degli operatori portuali".
"Per quanto riguarda poi l'individuazione delle nuove Autorità
portuali di sistema sensibilmente ridotte, riteniamo che le
scelte siano state effettuate senza alcun criterio oggettivo. È
assurdo pensare a un'unica Autorità portuale da Ancona a Trieste.
Si tratta di decisioni controproducenti rispetto allo sviluppo
della portualità e della logistica, scollegate dai piani e dalla
programmazione comunitaria e finalizzate unicamente a porre i
porti sotto il controllo del potere centrale. Siamo proprio
curiosi di sapere cosa ne pensa la presidente della Regione di
questa riforma della governance. La Serracchiani, quando parla
della specialità della Regione, mette infatti sempre al primo
posto la portualità. Questa riforma, invece, esclude le Regioni e
gli enti locali dal governo dei porti, riduce la partecipazione e
il coinvolgimento dei lavoratori, dei territori e degli operatori
marittimi dalle scelte che li tocca direttamente e
territorialmente e mette a rischio i posti di lavoro dei
dipendenti delle Autorità Portuali".
"Ci auguriamo che la presidente Serracchiani accolga la nostra
mozione con la quale chiediamo che, per ogni eventuale proposta
di accorpamento fra Autorità portuali situate in diverse Regioni
italiane, debba esserci il vincolo per il Governo nazionale di
prendere queste decisioni di concerto con le Regioni interessate.
In caso contrario è evidente - conclude Ussai con un pizzico di
amara ironia - che la presidente della Regione Friuli Venezia
Giulia preferisca gestire la nostra specialità esclusivamente da
Roma".