Pd-Ssk: Gabrovec, Trieste Città metropolitana, altri 5 Comuni una Uti
(ACON) Trieste, 4 feb - COM/AB - La città-Comune di Trieste è,
de facto, già "metropolitana" se si considera che le città
metropolitane nel FVG si possono istituire ai sensi della legge
regionale fin dal 2006, quando vennero fissate precise condizioni
a misura del capoluogo Giuliano.
Ad affermarlo è Igor Gabrovec, consigliere regionale Pd-Slovenska
skupnost e vicepresidente del Consiglio regionale del FVG, che
aggiunge.
Non serviva la modifica statutaria, che si è trasformata in un
sottile quanto antipatico casus belli a uso e consumo locale, ad
attizzare un già di per sé delicato confronto in vista delle
prossime elezioni amministrative. La legge regionale è semplice
quanto chiara: la città metropolitana nasce da uno o più Comuni,
purché tocchino i 200.000 abitanti. Trieste può quanto meno in
una prima fase benissimo partire da sola, senza scomodare i
comuni vicini o addirittura l'area Isontina e senza stimolare
inutili polemiche e vere o presunte preoccupazioni nel Friuli.
Gli altri, se lo vorranno, decideranno con i propri ritmi e
facendo le proprie valutazioni in assoluta libertà e autonomia.
Ciò vale in primo luogo per i Comuni perfettamente bilingui che
la circondano, nei quali la minoranza slovena gode di precisi
diritti e ruolo sanciti dai trattati internazionali e ai quali
non può venir imposto alcunché. Gli stessi possono invece
costituire una Uti a se stante.
Una volta assunto lo status di Città metropolitana, l'attuale
Municipio di Trieste dovrà innanzitutto intraprendere un
confronto con Stato e Regione affinché gli vengano trasferite
-passaggio questo tutt'altro che scontato e automatico -
opportunità e funzioni aggiuntive, che possono andare dalla
portualità e sviluppo industriale fino alla collaborazione
transfrontaliera e oltre.
A queste condizioni la Slovenska skupnost è pronta a giocare la
sua parte.
Confermiamo la stessa diponibilità anche per risolvere l'empasse
della riforma regionale degli enti locali 26/2014 con le diciotto
Uti che stentano a partire. Limitandoci per un attimo alla sola
area di insediamento della minoranza slovena, vale a dire 32
comuni confinari da Muggia a Tarvisio, vanno approvate dal
Consiglio regionale garanzie aggiuntive che rafforzino il ruolo e
l'autonomia di realtà comunali bilingui o comunque soggette a
tutela ai sensi delle leggi vigenti che vietano la diminuzione
del livello di tutela.
Nei Comuni bilingui - conclude Gabrovec - i servizi al cittadino,
come anche il funzionamento degli organi politici e
amministrativi, devono considerare sempre e comunque il diritto
all'uso paritario della lingua slovena. Un risultato conseguibile
molto semplicemente ridisegnando le Uti tra Comuni bilingui. In
ogni caso le denominazioni e gli statuti delle Uti, che
ricomprendono anche un solo Comune soggetto a tutela, non possono
che essere bilingui e un tanto va specificato anche nelle stessa
legge di riforma.