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GM: Piccin, commercio, stoppare le liberalizzazioni selvagge

10.02.2016
17:26
(ACON) Trieste, 10 feb - COM/AB - "Quello delle chiusure domenicali e del giusto riposo dei lavoratori è un tema che mi è sempre stato a cuore e la volontà di questa maggioranza di introdurre nove giornate festive a chiusura obbligatoria non può che trovare il mio pieno appoggio. Anche se l'efficacia delle chiusure è vanificata dal fatto che, in quei giorni, gli esercizi commerciali sono comunque in gran parte chiusi".

Così Mara Piccin, consigliere regionale del Gruppo Misto, interviene sul ddl 129 appena licenziato dalla II Commissione in tema di riforma del terziario.

"E' un problema che si è amplificato nel tempo e che ora non è più rinviabile, anche se ci troviamo di fronte a una normativa nazionale figlia di un liberismo cieco che non tiene conto dei risvolti sociali. La Regione Friuli Venezia Giulia deve dare l'esempio di coraggio nel cercare di portare avanti una battaglia, che è in primo luogo di civiltà, per porre un tetto alle aperture domenicali nel territorio regionale. Per tutti, senza deroghe. Sarà un accordo tra centri commerciali della stessa area per garantire il servizio ai cittadini ogni domenica".

Piccin continua: "Difficile fare numeri ma l'auspicio, che concretizzerò con un emendamento, è di arrivare all'obbligo di chiusura per gli esercizi commerciali, grande distribuzione compresa, di una domenica al mese, senza strumentali richieste di deroghe o trattamenti speciali. Il secondo punto - continua Piccin - consiste nell'assicurare ai cittadini di ogni provincia che almeno un centro commerciale sia aperto ogni domenica. Spetterà poi agli operatori, in accordo con i sindaci, trovare l'accordo per definire un calendario che garantisca il servizio 51 domeniche all'anno (tutte esclusa Pasqua)". "Credo - sostiene Piccin - che una seria riflessione vada fatta in relazione alle condizioni economico-sociali che stiamo vivendo da alcuni anni. La liberalizzazione ha prodotto aperture selvagge, vita privata sacrificata, equilibri familiari compromessi e un'esasperazione diffusa, che angoscia commesse e dipendenti. Oggi paghiamo a carissimo prezzo, dal punto di vista sociale prima che economico, l'imperdonabile errore di rincorrere una concezione economico-finanziaria che forse non ha dato i risultati sperati".

"La mia posizione - conclude Piccin - è a difesa dei lavoratori stremati da questa deregulation alienante che ha costretto le donne, che rappresentano l'80% della forza lavoro nel settore terziario, alla domenica, ad abdicare al ruolo di madri negando il diritto di dedicare tempo alla famiglia. Non solo: è doveroso garantire loro turni di lavoro e di riposo sostenibili, equamente distribuiti lungo l'arco dell'anno e adeguatamente retribuiti con contratti dignitosi e non con i voucher da 7,5 euro, che in molti casi arrivano a 6, che costringono i lavoratori, giovani in particolare, a un precarietà permanente in un clima lavorativo da fabbriche ottocentesche. L'auspicio è che il Consiglio regionale voti un provvedimento che dia una risposta concreta a queste problematiche".