GM: Piccin, commercio, stoppare le liberalizzazioni selvagge
(ACON) Trieste, 10 feb - COM/AB - "Quello delle chiusure
domenicali e del giusto riposo dei lavoratori è un
tema che mi è sempre stato a cuore e la volontà di questa
maggioranza di introdurre nove giornate festive a chiusura
obbligatoria non può che trovare il mio pieno appoggio. Anche se
l'efficacia delle chiusure è vanificata dal fatto che, in quei
giorni, gli esercizi commerciali sono comunque in gran parte
chiusi".
Così Mara Piccin, consigliere regionale del Gruppo Misto,
interviene sul ddl 129 appena licenziato dalla II Commissione in
tema di riforma del terziario.
"E' un problema che si è amplificato nel tempo e che ora non è
più rinviabile, anche se ci troviamo di fronte a una normativa
nazionale figlia di un liberismo cieco che non tiene conto dei
risvolti sociali. La Regione Friuli Venezia Giulia deve dare
l'esempio di coraggio nel cercare di portare avanti una
battaglia, che è in primo luogo di civiltà, per porre un tetto
alle aperture domenicali nel territorio regionale. Per tutti,
senza deroghe. Sarà un accordo tra centri commerciali della
stessa area per garantire il servizio ai cittadini ogni
domenica".
Piccin continua: "Difficile fare numeri ma l'auspicio, che
concretizzerò con un emendamento, è di arrivare all'obbligo di
chiusura per gli esercizi commerciali, grande distribuzione
compresa, di una domenica al mese, senza strumentali richieste di
deroghe o trattamenti speciali. Il secondo punto - continua
Piccin - consiste nell'assicurare ai cittadini di ogni provincia
che almeno un centro commerciale sia aperto ogni domenica.
Spetterà poi agli operatori, in accordo con i sindaci, trovare
l'accordo per definire un calendario che garantisca il servizio
51 domeniche all'anno (tutte esclusa Pasqua)".
"Credo - sostiene Piccin - che una seria riflessione vada fatta
in relazione alle condizioni economico-sociali che stiamo vivendo
da alcuni anni. La liberalizzazione ha prodotto aperture
selvagge, vita privata sacrificata, equilibri familiari
compromessi e un'esasperazione diffusa, che angoscia commesse e
dipendenti. Oggi paghiamo a carissimo prezzo, dal punto di vista
sociale prima che economico, l'imperdonabile errore di rincorrere
una concezione economico-finanziaria che forse non ha dato i
risultati sperati".
"La mia posizione - conclude Piccin - è a difesa dei lavoratori
stremati da questa deregulation alienante che ha costretto le
donne, che rappresentano l'80% della forza lavoro nel settore
terziario, alla domenica, ad abdicare al ruolo di madri negando
il diritto di dedicare tempo alla famiglia. Non solo: è
doveroso garantire loro turni di lavoro e di riposo sostenibili,
equamente distribuiti lungo l'arco dell'anno e adeguatamente
retribuiti con contratti dignitosi e non con i voucher da 7,5
euro, che in molti casi arrivano a 6, che costringono i
lavoratori, giovani in particolare, a un precarietà permanente in
un clima lavorativo da fabbriche ottocentesche. L'auspicio è che
il Consiglio regionale voti un provvedimento che dia una risposta
concreta a queste problematiche".