News


Citt: Paviotti, presunti vantaggi a Trieste frutto solo di dietrologia

19.02.2016
15:56
(ACON) Trieste, 19 feb - COM/RCM - "Le reazioni alle dichiarazioni dell'assessore Gianni Torrenti sul tema città metropolitana e Uti mi paiono francamente eccessive e, in qualche caso, fuori luogo, specialmente quando vogliono evidenziare una lettura autentica alla legge di riforma degli enti locali."

A sostenerlo, il capogruppo in Consiglio regionale dei Cittadini, Pietro Paviotti, che così prosegue: "Vale appena ricordare come Torrenti abbia dimostrato, in diverse occasioni, una visione politica scevra da atteggiamenti campanilistici. "Resto francamente convinto che la politica regionale abbia il compito di evitare e combattere i campanilismi esistenti, sempre sbagliati ma in particolar modo dannosi in una realtà regionale piccola come la nostra. Questo purtroppo spesso non succede e, ancora una volta, vediamo accendersi la polemica sul tema della conflittualità interna.

"Ciò detto, pensare che dietro alla riforma degli enti locali (la cosiddetta legge Panontin) vi sia un disegno di disgregazione e di indebolimento dei territori regionali a tutto vantaggio della città di Trieste, è semplicemente una visione viziata da una evidente dietrologia.

"Ricordo allora che il disegno riformista si basa su due presupposti fondamentali: eliminazione delle Provincie in quanto si ritiene superato il ruolo storicamente loro attribuito di programmazione di area vasta; rafforzamento del ruolo dei Comuni e della loro capacità di programmare le politiche di sviluppo territoriale e di erogazione dei servizi tramite forme aggregative di dimensioni adeguate. Sono, questi, due obiettivi largamente condivisi.

"Se andiamo a leggere tutti (ma proprio tutti) i programmi elettorali, troveremo citate e auspicate soluzioni simili se non uguali a quelle sopra descritte. La riforma Panontin è un'ottima riforma ed è perfettamente aderente al programma elettorale del centrosinistra. Abbiamo, come noto, proposto alcune modifiche alla legge che discendono da effettive difficoltà che abbiamo trovato nel percorso: alcuni Comuni hanno deciso di contrastare l'azione riformatrice, di non approvare gli statuti (80 Comuni circa) e di ricorrere al Tar (56 Comuni), ingaggiando una battaglia di tipo giudiziario che tende ad affossare la riforma utilizzando i tempi lunghi dei pronunciamenti. Questo fatto provoca una frustrazione nei Comuni che, invece, hanno lavorato, approvato gli statuti e sono pronti a partire.

"Abbiamo, quindi, deciso di proporre alcune modifiche che permetteranno di raggiungere i seguenti risultati: rinviare di alcuni mesi l'attivazione delle nuove Unioni per allineare i tempi della riforma ai primi pronunciamenti del Tar; permettere l'attivazione delle Uti ai soli Comuni che hanno approvato gli statuti, lasciando un tempo ai Comuni contrari per ripensare la loro posizione ed eventualmente aderire; confermare il fatto, già previsto dalla norma di riforma della finanza pubblica (LR 18/2015), che solo alle Uti sia destinata la quota del fondo perequativo. Significa che la Regione premia finanziariamente chi lavora in rete e in forma aggregata per dare servizi migliori ai cittadini."