Citt: Paviotti, presunti vantaggi a Trieste frutto solo di dietrologia
(ACON) Trieste, 19 feb - COM/RCM - "Le reazioni alle
dichiarazioni dell'assessore Gianni Torrenti sul tema città
metropolitana e Uti mi paiono francamente eccessive e, in qualche
caso, fuori luogo, specialmente quando vogliono evidenziare una
lettura autentica alla legge di riforma degli enti locali."
A sostenerlo, il capogruppo in Consiglio regionale dei Cittadini,
Pietro Paviotti, che così prosegue: "Vale appena ricordare come
Torrenti abbia dimostrato, in diverse occasioni, una visione
politica scevra da atteggiamenti campanilistici.
"Resto francamente convinto che la politica regionale abbia il
compito di evitare e combattere i campanilismi esistenti, sempre
sbagliati ma in particolar modo dannosi in una realtà regionale
piccola come la nostra. Questo purtroppo spesso non succede e,
ancora una volta, vediamo accendersi la polemica sul tema della
conflittualità interna.
"Ciò detto, pensare che dietro alla riforma degli enti locali (la
cosiddetta legge Panontin) vi sia un disegno di disgregazione e
di indebolimento dei territori regionali a tutto vantaggio della
città di Trieste, è semplicemente una visione viziata da una
evidente dietrologia.
"Ricordo allora che il disegno riformista si basa su due
presupposti fondamentali: eliminazione delle Provincie in quanto
si ritiene superato il ruolo storicamente loro attribuito di
programmazione di area vasta; rafforzamento del ruolo dei Comuni
e della loro capacità di programmare le politiche di sviluppo
territoriale e di erogazione dei servizi tramite forme
aggregative di dimensioni adeguate. Sono, questi, due obiettivi
largamente condivisi.
"Se andiamo a leggere tutti (ma proprio tutti) i programmi
elettorali, troveremo citate e auspicate soluzioni simili se non
uguali a quelle sopra descritte. La riforma Panontin è un'ottima
riforma ed è perfettamente aderente al programma elettorale del
centrosinistra. Abbiamo, come noto, proposto alcune modifiche
alla legge che discendono da effettive difficoltà che abbiamo
trovato nel percorso: alcuni Comuni hanno deciso di contrastare
l'azione riformatrice, di non approvare gli statuti (80 Comuni
circa) e di ricorrere al Tar (56 Comuni), ingaggiando una
battaglia di tipo giudiziario che tende ad affossare la riforma
utilizzando i tempi lunghi dei pronunciamenti. Questo fatto
provoca una frustrazione nei Comuni che, invece, hanno lavorato,
approvato gli statuti e sono pronti a partire.
"Abbiamo, quindi, deciso di proporre alcune modifiche che
permetteranno di raggiungere i seguenti risultati: rinviare di
alcuni mesi l'attivazione delle nuove Unioni per allineare i
tempi della riforma ai primi pronunciamenti del Tar; permettere
l'attivazione delle Uti ai soli Comuni che hanno approvato gli
statuti, lasciando un tempo ai Comuni contrari per ripensare la
loro posizione ed eventualmente aderire; confermare il fatto, già
previsto dalla norma di riforma della finanza pubblica (LR
18/2015), che solo alle Uti sia destinata la quota del fondo
perequativo. Significa che la Regione premia finanziariamente chi
lavora in rete e in forma aggregata per dare servizi migliori ai
cittadini."