CR: riordino funzioni Province, relatore minoranza Zilli (5)
(ACON) Trieste, 23 feb - MPB - "Scusate, abbiamo scherzato":
potremmo così riassumere concettualmente quello che la Giunta
ha fatto con quel gran pasticcio delle Uti.
Ha così esordito Barbara Zilli (LN), primo relatore di minoranza,
sottolineando che le norme in coda al ddl che riordina le
funzioni delle Province, abolite, permettono alla Giunta di
portare avanti una riforma degli Enti locali che così si presenta
letteralmente senza capo né coda.
Fin dal giorno dopo la sua approvazione si è capito che
l'attuazione della legge 26/2014 sarebbe stata un vero e proprio
percorso a ostacoli. Una legge più volte rimaneggiata anche dopo
la sua recente approvazione: ciò che è da sempre mancato è stata
la condivisione con il territorio - ha evidenziato Zilli
ricordando che si sta emendando la legge in attesa del
pronunciamento del Tar regionale.
In questa situazione qualcuno dovrebbe ammettere davanti ai
cittadini di aver commesso un errore; invece a suon di
emendamenti, ci troviamo di fronte già alla seconda proroga
dell'avvio delle Uti, che non saranno immediatamente composte da
tutti i Comuni. Avremo una sorta di Regione-Arlecchino,
praticamente un totale caos, in cui i Comuni non sapranno più
quali sono le loro reali funzioni, quali quelle delegate e chi
sta fuori dalla Uti subirà un vero e proprio embargo, visto che
dovrà gestire i servizi autonomamente senza ottenere nemmeno un
euro dalla Regione, che finanzierà soltanto i Comuni aderenti
alle Uti. Bell'esempio di sussidiarietà che dà il Friuli Venezia
Giulia - ha aggiunto Zilli, sottolineando l'incapacità di ascolto
e di confronto della Giunta.
C'è poi l'aspetto dei costi che va affrontato in ordine al nuovo
assetto territoriale: siamo davvero sicuri che tutto questo
porterà a un risparmio? Davvero chiudere Comunità montane e
Province si tradurrà in un contenimento dei costi e un
miglioramento dei servizi per i cittadini? Siamo davvero certi
che al posto di quattro sia meglio avere diciotto mini-enti
intermedi? Siamo certi che il passaggio dei dipendenti da quegli
enti alla Regione o alle Uti porterà risparmi? Sono tutte domande
prive di reale e convincente risposta. La Giunta procede nel suo
disegno asseritamente riformatore, ma che in realtà è un ben
preciso disegno accentratore, che mina di fatto le basi della
nostra autonomia nella volontà di consegnare a Roma il Friuli
Venezia Giulia.
Zilli si è quindi chiesta quale sia "la valenza politica di un
progetto di riforma così scellerato e antidemocratico e perché si
sia scelto di spostare i termini della creazione delle Uti
proprio ad aprile": la 26 andrebbe abrogata e riscritta
completamente, in ossequio a una vera semplificazione normativa e
burocratica, attuando una riforma degli enti locali che metta al
centro di tutto l'ente comunale come ente primario e vicino al
cittadino, il quale può esercitare un controllo diretto su chi lo
governa.
Da parte del relatore la sensazione che si vogliano svuotare i
Comuni delle loro prerogative, anche in vista di una possibile
sconfitta elettorale primaverile. Avere Uti già avviate alla
scadenza elettorale di giugno permetterà alla Regione di
disinteressarsi del risultato delle amministrative; per una
Regione a statuto speciale come il Friuli Venezia Giulia questo è
un autentico schiaffo all'autonomia - ha concluso Zilli
invitando tutta l'opposizione a respingere il ddl in esame.
(segue)