CR. riordino settore terziario, relatore minoranza Sergo (4)
(ACON) Trieste, 25 feb - RCM - Il settore del commercio è uno
di quelli maggiormente interessati dalla crisi che ha colpito il
nostro Paese dal 2008 in poi.
Così Cristian Sergo (M5S), secondo relatore di minoranza del ddl
129.
Le imprese commerciali del Friuli Venezia Giulia - ha proseguito
il consigliere - non sono state risparmiate: secondo uno studio
di Confesercenti, tra aperture e chiusure, dal 2011 al 2015, il
saldo è risultato negativo (-2.794 negozi). Le nostre aziende
hanno visto calare, dal 2012 al 2014, le proprie vendite del 4%,
con una riduzione di 226 milioni di euro e il numero di occupati
regionali è passato da 42.000 a 40.300.
Con riferimento al principio comunitario di libera prestazione di
servizi, è stato ormai accertato che le normative nazionali sui
giorni e gli orari di apertura e chiusura degli esercizi
commerciali non sono incompatibili con le disposizioni del
Trattato di funzionamento dell'Unione europea e la specifica
direttiva del 2006.
Presso il Parlamento, accanto a una proposta di legge di
iniziativa popolare sono state presentate numerose proposte di
legge con cui diverse forze politiche hanno chiesto di rivedere
la liberalizzazione nel settore commerciale. I lavori
parlamentari hanno portato all'approvazione, nella Commissione
Attività produttive della Camera dei deputati, di un testo
unificato che prevede l'obbligo di chiusura dei negozi in 12
festività, permettendo di derogare fino a 6 giorni di chiusura.
Questa soluzione - rimarca Sergo - appare del tutto insufficiente
e tale deve apparire anche agli occhi della Giunta regionale, che
con il ddl 129 sostiene la necessità di chiudere i negozi
obbligatoriamente in 9 delle 12 festività riconosciute, senza
deroghe.
Risulta del tutto limitativo - prosegue il relatore - non
affrontare il vero problema che ha creato una disparità tra i
grandi negozi e quelli più piccoli, ovvero la possibilità, per i
grandi centri, di rimanere aperti 7 giorni su 7. Nelle intenzioni
del Governo, questa doveva essere una misura di tutela della
concorrenza. Invece la stessa Regione Friuli Venezia Giulia, nel
suo ricorso del 2012, evidenziava come tale misura si sarebbe
tradotta in un fattore distorsivo. I risultati si sono tradotti
con la chiusura di migliaia di esercizi commerciali e un calo del
fatturato pari al 14% per la piccola e media distribuzione di
generi alimentari e -5,5% di generi non alimentari, a fronte di
cifre ben più contenute per la grande distribuzione (-1,9% per i
generi alimentari, -3,5% per gli altri).
Oggi la Giunta regionale riorganizza gli 8 Centri di assistenza
tecnica alle imprese (CAT) nell'ottica di creare un referente
unico: rispetto a questa previsione, non possiamo che essere
favorevoli.
Tra le attività di promozione e sostegno delle attività
commerciali, sono previste nuove iniziative tra cui i contributi
integrativi per il pagamento dei canoni di locazione dovuti ai
proprietari degli immobili: evidenziamo come una tale misura non
può risolvere il problema che molti commercianti devono
affrontare per il pagamento di canoni di locazione ritenuti fuori
mercato, soprattutto nei centri storici. È per questo che
riteniamo che incentivare i commercianti a pagare contratti
troppo alti non può portare che a mantenere quei valori di
locazione, senza ottenere l'effetto desiderato, ovvero il loro
calo.
Quanto agli outlet, si segnala un'ulteriore liberalizzazione
delle vendite allargata anche ai prodotti non outlet all'interno
di queste strutture: senza i dovuti accorgimenti, ciò rischia di
limitare la già scarsa tutela del consumatore e di ledere la già
compromessa concorrenza con i negozi di vicinato.
Infine, tra gli interventi di sostegno alle imprese del settore
del commercio e del turismo, uno dei più significativi vede
l'istituzione del "Fondo per i contributi in conto capitale alle
imprese turistiche", con cui sanno incentivate operazioni di tipo
qualitativo e quantitativo rivolte alle strutture ricettive ma
anche ai pubblici esercizi.
Ma sono previsti anche interventi puntuali lungi dal disciplinare
unitariamente la materia, sebbene volti alla costruzione o al
miglioramento di alcune infrastrutture ricreative. Nonché sono
inserite alcune norme - ha concluso Sergo - che si ritengono
essere del tutto inconferenti con le disposizioni del disegno di
legge, laddove, ad esempio, si interviene alla modifica della
cosiddetta legge Rilancimpresa (la n. 3 del 2015) concedendo la
possibilità al Consorzio di sviluppo industriale di Tolmezzo di
trasformare aree industriali del Comune di Moggio in aree
produttive ecologicamente attrezzate (Apea) anche al di fuori
dell'agglomerato industriale.
Come annotazione finale, desta sorpresa che sui 5 milioni di
spesa complessivi autorizzati, più di 2,2 siano destinati a
soddisfare finalità puntuali o una tantum, a scapito di una
previsione unitaria di finanziamento del sistema commerciale che
un disegno di legge di riforma dovrebbe avere.
L'Aula ha avviato il dibattito generale.
(immagini tv)
(segue)