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GM: Piccin, su chiusure domenicali marcia indietro tutta politica

16.03.2016
13:39
(ACON) Trieste, 16 mar - COM/AB - "Questo è lo specchio della politica del Pd".

Non ha dubbi la consigliera regionale del Gruppo Misto Mara Piccin nel commentare la bocciatura da parte della maggioranza dell'emendamento che lei e il collega Claudio Violino hanno presentato per estendere a 12, una al mese, il numero delle chiusure domenicali obbligatorie. Proposta su cui la Giunta regionale aveva lasciato campo libero al Consiglio, che dapprima aveva sostenuto che avrebbe presentato un emendamento in merito e poi si è rimangiato la parola.

La Piccin ha mantenuto l'emendamento perché "la maggioranza Pd si doveva prendere la responsabilità e votare. E ha deciso di bocciare le chiusure domenicali in più che venivano chieste rispetto a quelle presenti in una proposta di legge largamente insufficiente allo scopo. Fra l'altro, l'emendamento non comportava alcun onere al bilancio regionale, quindi la marcia indietro è solo ed esclusivamente politica. Nella sfida contro lo strapotere della grande distribuzione non si vuole andare fino in fondo".

"Quello delle chiusure domenicali e del giusto riposo dei lavoratori è un tema che mi è sempre stato a cuore - spiega la consigliera - e la volontà asserita da questa maggioranza di introdurre un pacchetto di giornate festive a chiusura obbligatoria non poteva che trovare il mio pieno appoggio, se fosse stata portata effettivamente a termine. Invece erano solo belle parole".

La battaglia è prima di tutto sociale, quindi, ma è anche relativa alla nostra autonomia. "Se vogliamo esercitare appieno la nostra specialità - pensa la Piccin - dobbiamo innanzitutto distinguerci dalla normativa nazionale, figlia di un liberismo cieco, che non tiene minimamente conto dei risvolti sociali di una deregulation selvaggia, che opera un vero e proprio stravolgimento del tempo-famiglia per centinaia e centinaia di dipendenti costretti a fare i forzati della domenica. L'80 % di esse sono donne che devono abdicare anche nelle giornate festive al loro ruolo di madri: fra l'altro dovrebbero lavorare con retribuzioni e contratti dignitosi e non con voucher da 7,5 euro, che in molti casi arrivano a 6, e costringono i lavoratori, giovani in particolare, a uno stato di precarietà permanente in un clima lavorativo da fabbriche ottocentesche. Il Consiglio regionale vuole dare risposta anche a queste problematiche?"