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LN: Zilli, profughi al bivacco a Udine, situazione non più accettabile

18.03.2016
12:18
(ACON) Trieste, 18 mar - COM/MPB - "Prigionieri a casa nostra, è a questo che siamo costretti ormai".

Così interviene la consigliera regionale Barbara Zilli (LN), dopo quanto denunciato a Pordenone da alcuni genitori in merito ad alcuni "sedicenti profughi che bivaccano costantemente davanti a una scuola di danza".

"E' assolutamente inconcepibile che queste ragazze per tutelarsi debbano ricorrere a delle barriere per impedire la vista dall'esterno. Non è possibile essere limitati in questo modo perché nessuno sta facendo qualcosa per togliere queste persone dalla strada" - dichiara Zilli. "La Regione continua a essere sorda di fronte alla richiesta sempre più pressante di sicurezza che arriva dai territori. Ignorando il problema non si risolverà niente - dice Zilli - è venuto davvero il momento di prendere decisioni serie per il bene della nostra comunità e di rinegoziare al ribasso la quota di immigrati spettante alla nostra regione: siamo in una posizione troppo esposta. Serracchiani, da vicesegretario Pd oltre che da presidente della Regione, faccia valere il suo peso politico a Roma.

"Condivido i timori di quei genitori, soprattutto perché è ancora vivo il ricordo di quanto accaduto a Colonia a Capodanno.

"Il problema è sempre lo stesso, dobbiamo bloccare l'arrivo in massa di queste persone, non sappiamo minimamente chi siano e che cosa vogliano fare della loro vita. Basti pensare che hanno rinunciato a un tetto e a dei pasti solo perché non volevano andare a Genova. Questo è l'esempio emblematico del fallimento e dell'inefficienza di tutto il sistema dell'accoglienza".

Tesi supportata anche da quanto sta accadendo a Udine nel sottopassaggio della stazione: "Non è possibile pensare che decine di persone dormano all'addiaccio e vaghino per la città senza nulla da fare. Va trovata una soluzione al più presto per evitare che si verifichino anche a Udine episodi vergognosi come quello di Pordenone. I cittadini friulani devono potersi sentire liberi e, soprattutto, sicuri di poter vivere tranquillamente le loro abitudini".