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CR: modifiche L.R.26/2014, relatore minoranza Bianchi (4)

22.06.2016
16:52
(ACON) Trieste, 22 giu - MPB - In merito al provvedimento contenente modifiche all'articolo 27 della L.R. 26/2014 concernenti l'esercizio in forma associata di funzioni comunali, Elena Bianchi (M5S), primo relatore di minoranza, pur in presenza di molti emendamenti presentati nelle ultime ore, ha in sostanza letto all'Aula la relazione già depositata riservandosi altre considerazioni in sede di dichiarazioni di voto e sottolineando che il disegno di legge all'esame e rappresenta un'ulteriore tappa nell'accidentato percorso di genesi del nuovo profilo ordinamentale delle nostre Autonomie locali.

Anche questa volta - ha detto Bianchi ci apprestiamo a operare una serie di modifiche di dettaglio e di sostanza che dispiegheranno i loro effetti non solo sul testo originario della riforma operata un anno e mezzo fa, ma anche sulle numerose novelle normative intervenute nel frattempo: segnale - questo - di come il legislatore regionale stia provvedendo a sanare in corsa quelle lacune del sistema delle Autonomie che da più parti erano state sollevate. Una riforma che non ha saputo da subito prevedere un sistema organico Regione/enti locali che si fondasse sui princìpi di differenziazione e adeguatezza. Al contrario, l'aver voluto imporre dall'alto uno schema che non tenesse fin da subito in debita considerazione assetti demografici, socio-assistenziali e finanziari già esistenti, costringe oggi il Consiglio a rincorrere il buonsenso di comprensibili istanze comunali e di ineccepibili sentenze del TAR regionale. Cartina di tornasole ne sia il continuo rinvio del termine iniziale previsto per le funzioni da esercitarsi in maniera associata o di quelle di competenza delle UTI.

Iniziare poi il riordino del sistema Regione/Autonomie locali dall'individuazione rigida e obbligatoria delle dimensioni ottimali per l'esercizio di funzioni amministrative degli enti locali senza aver prima definito l'assetto della finanza locale, ha di fatto vanificato l'obiettivo di realizzare un'efficace riorganizzazione sovracomunale che riducesse le disparità esistenti fra diverse aree territoriali e favorisse l'adeguatezza dei servizi. Sarebbe stato più auspicabile adottare un percorso di riforma di soft che riservasse alla Regione un ruolo non invasivo di coordinamento. Da questo punto di vista, è pertanto apprezzabile il passo indietro che la Giunta ci presenta oggi in merito allo svolgimento associato di vari servizi.

Gli enti locali - che ricoprono un ruolo preminente nella prestazione di servizi ai cittadini - devono poter operare in processi che tengano conto delle peculiarità sociali del proprio territorio. Il continuo valzer di funzioni da mettere in comune o da svolgere in autonomia, ha al contrario creato incertezze interpretative fra gli operatori, timore fra le associazioni di categoria e sindacali, totale incomprensione nella popolazione.

Una volta in più, constatiamo e abbiamo la riprova che nessuna riforma può essere realmente condivisa se gli amministratori locali (quali espressione del territorio di riferimento) non vengono coinvolti e responsabilizzati nella definizione degli obiettivi operativi e nel modo di misurarne il raggiungimento. Inviare dei commissari ad acta, oltre a essere illegittimo, non ha fatto altro che svilire il ruolo di assemblee regolarmente elette e dimostrare che chi dissentisse dall'ortodossia imposta, meritava di essere privato delle proprie facoltà decisionali.

Nei giorni scorsi abbiamo assistito a dichiarazioni trionfali della Giunta regionale in merito alle sentenze del tribunale amministrativo; qui e oggi vogliamo riaffermare che quelle pronunce costituiscono invece un chiaro campanello d'allarme che dovrebbe far riflettere sul modus operandi fin qui adottato. Una riforma nata male e sviluppata peggio rischia di creare un vuoto di sistema e di competenze, con Province ancora in piedi e UTI che rischiano di nascere quali scatole vuote o parzialmente riempite: smettiamola di ritoccare aspetti marginali e di dettaglio, e cogliamo piuttosto l'occasione per ridiscutere l'impianto complessivo di un armonico impianto delle Autonomie - ha concluso Bianchi ricordando che non cambia la sostanza delle riforma con 18 enti destinati ad assorbire risorse in modo non adeguato ed efficiente.

(segue) (immagini tv)