CR: modifiche L.R.26/2014, relatore minoranza Bianchi (4)
(ACON) Trieste, 22 giu - MPB - In merito al provvedimento
contenente modifiche all'articolo 27 della L.R. 26/2014
concernenti l'esercizio in forma associata di funzioni comunali,
Elena Bianchi (M5S), primo relatore di minoranza, pur in presenza
di molti emendamenti presentati nelle ultime ore, ha in sostanza
letto all'Aula la relazione già depositata riservandosi altre
considerazioni in sede di dichiarazioni di voto e sottolineando
che il disegno di legge all'esame e rappresenta un'ulteriore
tappa nell'accidentato percorso di genesi del nuovo profilo
ordinamentale delle nostre Autonomie locali.
Anche questa volta - ha detto Bianchi ci apprestiamo a operare
una serie di modifiche di dettaglio e di sostanza che
dispiegheranno i loro effetti non solo sul testo originario della
riforma operata un anno e mezzo fa, ma anche sulle numerose
novelle normative intervenute nel frattempo: segnale - questo -
di come il legislatore regionale stia provvedendo a sanare in
corsa quelle lacune del sistema delle Autonomie che da più parti
erano state sollevate. Una riforma che non ha saputo da subito
prevedere un sistema organico Regione/enti locali che si fondasse
sui princìpi di differenziazione e adeguatezza. Al contrario,
l'aver voluto imporre dall'alto uno schema che non tenesse fin da
subito in debita considerazione assetti demografici,
socio-assistenziali e finanziari già esistenti, costringe oggi il
Consiglio a rincorrere il buonsenso di comprensibili istanze
comunali e di ineccepibili sentenze del TAR regionale. Cartina di
tornasole ne sia il continuo rinvio del termine iniziale previsto
per le funzioni da esercitarsi in maniera associata o di quelle
di competenza delle UTI.
Iniziare poi il riordino del sistema Regione/Autonomie locali
dall'individuazione rigida e obbligatoria delle dimensioni
ottimali per l'esercizio di funzioni amministrative degli enti
locali senza aver prima definito l'assetto della finanza locale,
ha di fatto vanificato l'obiettivo di realizzare un'efficace
riorganizzazione sovracomunale che riducesse le disparità
esistenti fra diverse aree territoriali e favorisse l'adeguatezza
dei servizi. Sarebbe stato più auspicabile adottare un percorso
di riforma di soft che riservasse alla Regione un ruolo non
invasivo di coordinamento. Da questo punto di vista, è pertanto
apprezzabile il passo indietro che la Giunta ci presenta oggi in
merito allo svolgimento associato di vari servizi.
Gli enti locali - che ricoprono un ruolo preminente nella
prestazione di servizi ai cittadini - devono poter operare in
processi che tengano conto delle peculiarità sociali del proprio
territorio. Il continuo valzer di funzioni da mettere in comune o
da svolgere in autonomia, ha al contrario creato incertezze
interpretative fra gli operatori, timore fra le associazioni di
categoria e sindacali, totale incomprensione nella popolazione.
Una volta in più, constatiamo e abbiamo la riprova che nessuna
riforma può essere realmente condivisa se gli amministratori
locali (quali espressione del territorio di riferimento) non
vengono coinvolti e responsabilizzati nella definizione degli
obiettivi operativi e nel modo di misurarne il raggiungimento.
Inviare dei commissari ad acta, oltre a essere illegittimo, non
ha fatto altro che svilire il ruolo di assemblee regolarmente
elette e dimostrare che chi dissentisse dall'ortodossia imposta,
meritava di essere privato delle proprie facoltà decisionali.
Nei giorni scorsi abbiamo assistito a dichiarazioni trionfali
della Giunta regionale in merito alle sentenze del tribunale
amministrativo; qui e oggi vogliamo riaffermare che quelle
pronunce costituiscono invece un chiaro campanello d'allarme che
dovrebbe far riflettere sul modus operandi fin qui adottato. Una
riforma nata male e sviluppata peggio rischia di creare un vuoto
di sistema e di competenze, con Province ancora in piedi e UTI
che rischiano di nascere quali scatole vuote o parzialmente
riempite: smettiamola di ritoccare aspetti marginali e di
dettaglio, e cogliamo piuttosto l'occasione per ridiscutere
l'impianto complessivo di un armonico impianto delle Autonomie -
ha concluso Bianchi ricordando che non cambia la sostanza delle
riforma con 18 enti destinati ad assorbire risorse in modo non
adeguato ed efficiente.
(segue)
(immagini tv)