Sel: Lauri, referendum sanità inammissibile; modificare normativa
(ACON) Trieste, 5 lug - COM/MPB - In merito al referendum
abrogativo sulla riforma della sanità, il consigliere Giulio
Lauri (Sel) è intervenuto in Aula spiegando l'inammissibilità
dovuta al fatto che contiene 18 quesiti diversi, e sostenendo
parallelamente la necessità di modificare la normativa
riguardante la consultazione popolare.
Le 18 grandi questioni spaziano dalla creazione di cinque nuove
aziende sanitarie e dal rapporto fra ospedali e cliniche
universitarie alle procedure di accreditamento delle strutture
private, passando per la riconversione dei piccoli ospedali,
l'assistenza domiciliare e l'organizzazione dei dipartimenti di
salute mentale: come farebbe il cittadino che è d'accordo su
alcuni di essi e in disaccordo su altri ad esprimersi con un
unico voto su 18 questioni diverse? - si è chiesto Lauri
sottolineando la mancanza nel quesito presentato del requisito
dell'omogeneità previsto dalla legge regionale che regolamenta i
referendum; così pure - ha aggiunto - è innegabile che la legge
interviene su una norma "costituzionalmente necessaria" in quanto
funzionale a garantire l'offerta di salute sul territorio
regionale, un servizio essenziale per il cittadino e garantito
dalla Costituzione che non può essere interrotto neanche per un
breve periodo e a cui non possono essere frapposti ostacoli di
sorta".
Il capogruppo di Sinistra ecologia libertà in Consiglio regionale
ha ricordato anche i contenuti dell'art. 3 della legge regionale
5 del 2003 in base al quale "possono essere sottoposte a
referendum regionale abrogativo le leggi ovvero singoli articoli
di esse, o commi completi, o parti di esse che siano formalmente
e sostanzialmente qualificabili come precetti autonomi", per
mettere in evidenza il fatto che per essere legittimo e
ammissibile il referendum avrebbe dovuto essere suddiviso in 18
quesiti diversi, cosa non poteva non essere nota a chiunque
conoscesse la legislazione sui referendum, "che invece ha
evidentemente un intento squisitamente politico in quanto prende
di mira un pilastro fondamentale di questa legislatura come la
riforma della sanità pubblica".
"Il nostro compito in Aula oggi - ha affermato - è quello di
smettere i nostri abiti politici di partigiani della destra o
della sinistra e dare invece un giudizio di legittimità sui
referendum. Avremmo potuto soffermarci su quelle che sono le
ambizioni della riforma ed entrare nel merito della sua
adeguatezza o meno, occupandoci del fatto se le code al pronto
soccorso sono figlie di questa riforma e sono iniziate nel
novembre del 2014 quando è stata approvata la legge 17 o se
c'erano anche prima e se uno degli obiettivi della riforma non
sia proprio quelle di eliminarle accedendo al Pronto soccorso
dell'ospedale solo nei casi gravi e ricorrendo invece alla
medicina territoriale in quelli inappropriati e più lievi. O se e
in che misura le legge, dopo essere stata scritta, vada anche
sostenuta, accompagnata e seguita nella sua applicazione concreta
mettendo in primo piano l'ascolto dei cittadini, che sono i primi
a misurarsi sia con le eccellenze che con le criticità del nostro
sistema sanitario. E invece in questo caso una legge regionale
sui referendum che non abbiamo fatto noi, ma il centrodestra, ci
affida un altro compito, un compito di garanzia chiedendo a noi
che siamo parte politica di votare per l'ammissibilità o meno dei
referendum.
"E' a questo - e solo a questo - che dobbiamo attenerci", ha
continuato Lauri sottolineando la necessità di modificare la
normativa che regola l'ammissibilità dei referendum in regione
affidandola a un soggetto terzo così come accade per la
legislazione statale con la Consulta.
"A Stefano Pustetto che ha dismesso un giudizio formale sulla
legittimità o meno dei quesiti referendari per assumere invece
una decisione che lui per primo ha definito politica, rispondo
dicendo che se il criterio di valutazione è politico bisogna fare
attenzione all'eterogenesi dei fini: perché a volte il meglio è
nemico del bene, e il rischio è che per cercare il meglio per la
sanità pubblica si finisca invece per consegnarla prima o poi,
direttamente o indirettamente, nelle mani di forze politiche che
credono sia migliore quella privata così come già avviene in
Veneto e in Lombardia", ha concluso Lauri.
MPB