Citt: Paviotti su motivi inammissibilità referendum
(ACON) Trieste, 7 lug - COM/AB - Leggo delle prese di posizione
di alcuni esponenti della maggioranza in Consiglio regionale a
seguito del voto dell'Aula sulla non ammissibilità dei quesiti
referendari su sanità, enti locali e statuto.
Vorrei innanzitutto ribadire - sostiene il capogruppo dei
Cittadini Pietro Paviotti - come il voto dell'Aula non doveva
esprimere giudizi di merito sulla riforma, ma esclusivamente
stabilire se i quesiti fossero ammissibili sulla base delle norme
vigenti e della consolidata giurisprudenza costituzionale.
Gli approfondimenti hanno stabilito, a mio avviso in modo
inequivocabile, che quei quesiti erano inammissibili in quanto
l'istituto referendario deve essere circoscritto a un quesito di
tipo unitario. Per spiegare questo concetto, uso alcuni
precedenti classici quali il referendum sul tema del divorzio,
dell'aborto, della preferenza unica nelle leggi elettorali, dove
l'elettore ha potuto esprimersi compiutamente con un sì o con un
no. E' evidente invece come nel caso dell'intera legge di riforma
sanitaria l'unitarietà veniva a mancare e all'elettore sarebbe
stato chiesto di esprimersi in blocco, con un "prendere o
lasciare" su una norma complessa e di ampio respiro.
C'è stata poi una discussione politica, l'unica meritevole di
sottolineatura a mio parere, che ha visto contrapporsi chi crede
in un nuovo sistema democratico, non più rappresentativo ma
plebiscitario. Questa parte politica, il M5S ma non solo, ritiene
che i rappresentanti politici siano solo dei "portavoce" e che
ogni decisione debba essere delegata al popolo sovrano. Altri,
come me, credono invece nella democrazia rappresentativa, il che
significa che una forza politica o una coalizione presenta ai
cittadini un programma e dei candidati, partecipa alle elezioni
e, se eletta, governa secondo quel programma, assumendosi la
responsabilità delle decisioni che prende. Dopo 5 anni si torna
al vaglio dell'elettore che può confermare o cambiare. E il
referendum? E' un'opportunità molto importante ma anche delicata,
da usare con parsimonia e, come ho meglio spiegato sopra, su temi
specifici e circoscritti. Proviamo per un attimo ad immaginare un
Paese che delega ogni decisione a dei referendum popolari.
Staremmo tutti i giorni a votare, in un clima di incertezza e di
conseguente immobilismo.
Per il resto: un consigliere ha espresso un voto in dissenso, è
vero. Dispiace ma non è una tragedia; 25 consiglieri però, in un
clima emotivamente non facile da affrontare, hanno tenuto la
barra dritta. Sono tra quelli che credono nella bontà del lavoro
che abbiamo fatto in questi 3 anni; consapevole delle difficoltà
e del lavoro che ancora ci aspetta. Le riforme vere sono anche
più difficili da attuare, ma sono quelle che possono realmente
portare, nel tempo, benefici ai cittadini. La buona notizia è che
questa maggioranza sa ancora essere compatta.