M5S: Sergo, si possono stoppare i centri commerciali ma non si vuole
(ACON) Trieste, 5 ago - COM/AB - Purtroppo in Italia ci sono le
leggi, ma a volte i politici fingono di non conoscerle e di non
poterle applicare. È il caso dei centri commerciali.
A sostenerlo è Cristian Sergo, portavoce M5S in Consiglio
regionale, che aggiunge:
Come abbiamo più volte ricordato ai nostri colleghi durante le
sedute del Consiglio regionale e all'assessore Santoro, ogni
qualvolta si sia affrontato l'ipocrita tema del "consumo suolo
zero" con le leggi approvate in Consiglio in questi due anni, la
norma che davvero permetterebbe di stoppare il proliferare dei
centri commerciali c'è, è stata da noi più volte proposta ed è
sempre stata bocciata.
Infatti - aggiunge Sergo - va ricordato che il decreto salva
Italia di Monti del 2011 prevedeva all'articolo 31 comma 2 la
liberalizzazione selvaggia, ovvero:
"Secondo la disciplina dell'Unione Europea e nazionale in materia
di concorrenza, libertà di stabilimento e libera prestazione di
servizi, costituisce principio generale dell'ordinamento
nazionale la libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali
sul territorio senza contingenti, limiti territoriali o altri
vincoli di qualsiasi altra natura, esclusi quelli connessi alla
tutela della salute, dei lavoratori, dell'ambiente, ivi incluso
l'ambiente urbano, e dei beni culturali. Le Regioni e gli enti
locali adeguano i propri ordinamenti alle prescrizioni del
presente comma entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore
della legge di conversione del presente decreto".
Con questo decreto non era più possibile prevedere limitazioni
per chi volesse costruire nuovi centri commerciali.
Le leggi però si possono modificare - evidenzia Sergo -
soprattutto se nelle loro premesse citano la direttiva Bolkestein
che, come sosteniamo da tre anni in Aula e fuori, prevede la
possibilità di una limitazione alla liberalizzazione selvaggia
soprattutto per tutelare la salute, l'ambiente e i lavoratori
(gli stessi principi che permetterebbero all'Italia di bloccare
le aperture dei negozi nelle giornate festive).
Ebbene, già nell'agosto 2013 con il decreto del Fare del Governo
Letta venne approvata una modifica al decreto Monti e sono state
aggiunte, alla fine, le seguenti parole: "... potendo prevedere
al riguardo, senza discriminazioni tra gli operatori, anche aree
interdette agli esercizi commerciali, ovvero limitazioni ad aree
dove possano insediarsi attività produttive e commerciali".
Per esser ancor più sicuri della bontà della norma e della sua
impossibilità di esser impugnata da qualche imprenditore, nel
2014 ci fu un'ulteriore aggiunta nel decreto Crescita di Renzi
laddove al Salva Italia sono aggiunte, alla fine, le seguenti
parole: "...solo qualora vi sia la necessità di garantire la
tutela della salute, dei lavoratori, dell'ambiente, ivi incluso
l'ambiente urbano, e dei beni culturali".
In questo modo è pacifico che sin dall'agosto 2014 le Regioni e i
Comuni devono adeguarsi a queste normative potendo prevedere zone
interdette alla nascita di nuovi centri commerciali, ma
evidentemente in Friuli Venezia Giulia questo non si è voluto
fare. Da parte di chi sostiene di volere una politica del
"consumo suolo zero" (solo a parole) è ora che vengano date
spiegazioni ai cittadini e non solo annunci che poi non vengono
rispettati.
Dovrebbero anche spiegare perché i nostri emendamenti in tal
senso son stati bocciati (e sono previsti anche nella nostra
riforma urbanistica depositata, che non è mai stata nemmeno
calendarizzata in Commissione), ma noi non desistiamo e forti
della ragione che abbiamo, ripresenteremo le istanze dei
cittadini e dei piccoli commercianti che non vogliono più
assistere all'inaugurazione o all'allargamento di altri centri
commerciali nei propri comuni.
È notizia di questi giorni che la Provincia dell'Alto Adige ha
approvato una norma in tal senso, facendola passare come chissà
quale vittoria del SVP a braccio di ferro col Governo quando in
realtà si tratta solo del recepimento di una legge statale che è
ferma lì e nessuna Regione, Provincia o Amministrazione comunale
ha mai voluto applicare.
Noi potevamo essere i primi in Italia - conclude Sergo - ma alla
Giunta Serracchiani interessano altri record, non di certo quelli
volti a tutelare i nostri piccoli commercianti. Peccato.