News


FI: mozione per aumentare divieto uso copricapo nei luoghi pubblici

19.08.2016
11:16
(ACON) Trieste, 19 ago - COM/RCM - Adottare tutte le misure idonee a rafforzare il sistema di controllo, identificazione e sicurezza che vietino l'uso di caschi, passamontagna, veli, indumenti o qualunque altro mezzo che rende difficoltoso il riconoscimento della persona nell'accesso agli edifici di proprietà o in uso dell'amministrazione regionale, nonché a tutti gli enti pubblici vigilati, le società partecipate e gli enti di diritto privato in controllo pubblico facenti capo alla Regione: lo chiedono i consiglieri regionali di Forza Italia Rodolfo Ziberna (primo firmatario), Roberto Novelli, Riccardo Riccardi, Elio De Anna e Bruno Marini in una mozione presentata alla Giunta regionale.

I gravi episodi di terrorismo che hanno scosso l'Europa nei mesi scorsi e le grandi e incontrollate ondate migratorie - rileva Ziberna - hanno indotto molti Paesi a rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza, in particolare per quanto riguarda i presidi strategici, al fine di garantire il più possibile l'incolumità dei cittadini. Anche in Italia e in Friuli Venezia Giulia vi sono aree soggette a possibile attacco, tra cui le strutture pubbliche regionali, relativamente alle quali occorre elevare gli standard di sicurezza interni, onde fornire maggiori garanzie ai dipendenti, agli operatori e agli utenti esterni. È necessario, quindi, provvedere al rafforzamento delle misure di accesso e permanenza nelle sedi dell'amministrazione regionale e delle pertinenze anche istituendo un divieto di accesso e permanenza nelle sedi istituzionali da parte di chi occulti i propri connotati fisici e ne impedisca, così, l'identificazione, compreso chi porta il velo integrale (niqab) per motivi religiosi che non possono rappresentare giustificati motivi di eccezione.

In questo senso - prosegue l'esponente di Forza Italia - la legge italiana parla chiaro: l'articolo 85 del regio decreto 773/1931 stabilisce il divieto di comparire mascherati in luogo pubblico. L'articolo 5 della legge 152/1975 prevede, inoltre, il divieto dell'uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. Anche la Corte europea dei diritti dell'uomo ha dato ragione allo Stato francese, rigettando il ricorso di una sua cittadina contro la legge statale che vieta l'uso di indumenti che celino il volto, affermando che essa non viola il diritto alla libertà di religione, né quello al rispetto della vita privata.

Sarebbe, quindi, necessario - aggiunge Ziberna - che la Giunta adeguasse il regolamento sulle modalità di accesso e permanenza nelle sedi istituzionali dell'amministrazione regionale, delle partecipate della Regione, delle sedi delle Aziende sanitarie vietando l'accesso a chiunque si presenti con il viso coperto.

L'uso del burkini - conclude Ziberna -, divenuto un improvviso tormentone estivo, va affrontato nella completezza di questo uso, da cosa deriva, di cosa è espressione. Se una donna, per proprio radicato convincimento, certamente frutto di vissuti e culture diverse dalle nostre, si sente a disagio nell'esporsi senza questo indumento, non vedo la ragione per cui vietarglielo, salvo non dovesse corrispondere a esigenze del posto (ad esempio igieniche in una piscina dove l'immersione con particolari tessuti dovesse arrecare nocumento). Nel caso in cui, invece, il burkini non sia condiviso da chi lo indossa, dovremmo considerarne l'uso come una declinazione della violenza quotidiana alla quale la cultura islamica sottopone la donna e pertanto quella sinistra che oggi si erge a paladina dell'uso del burkini in realtà difende in tal modo una cultura maschilista che sottopone la donna a violenze, soprusi e umiliazioni.