FI: mozione per aumentare divieto uso copricapo nei luoghi pubblici
(ACON) Trieste, 19 ago - COM/RCM - Adottare tutte le misure
idonee a rafforzare il sistema di controllo, identificazione e
sicurezza che vietino l'uso di caschi, passamontagna, veli,
indumenti o qualunque altro mezzo che rende difficoltoso il
riconoscimento della persona nell'accesso agli edifici di
proprietà o in uso dell'amministrazione regionale, nonché a tutti
gli enti pubblici vigilati, le società partecipate e gli enti di
diritto privato in controllo pubblico facenti capo alla Regione:
lo chiedono i consiglieri regionali di Forza Italia Rodolfo
Ziberna (primo firmatario), Roberto Novelli, Riccardo Riccardi,
Elio De Anna e Bruno Marini in una mozione presentata alla Giunta
regionale.
I gravi episodi di terrorismo che hanno scosso l'Europa nei mesi
scorsi e le grandi e incontrollate ondate migratorie - rileva
Ziberna - hanno indotto molti Paesi a rafforzare ulteriormente le
misure di sicurezza, in particolare per quanto riguarda i presidi
strategici, al fine di garantire il più possibile l'incolumità
dei cittadini. Anche in Italia e in Friuli Venezia Giulia vi sono
aree soggette a possibile attacco, tra cui le strutture pubbliche
regionali, relativamente alle quali occorre elevare gli standard
di sicurezza interni, onde fornire maggiori garanzie ai
dipendenti, agli operatori e agli utenti esterni. È necessario,
quindi, provvedere al rafforzamento delle misure di accesso e
permanenza nelle sedi dell'amministrazione regionale e delle
pertinenze anche istituendo un divieto di accesso e permanenza
nelle sedi istituzionali da parte di chi occulti i propri
connotati fisici e ne impedisca, così, l'identificazione,
compreso chi porta il velo integrale (niqab) per motivi religiosi
che non possono rappresentare giustificati motivi di eccezione.
In questo senso - prosegue l'esponente di Forza Italia - la legge
italiana parla chiaro: l'articolo 85 del regio decreto 773/1931
stabilisce il divieto di comparire mascherati in luogo pubblico.
L'articolo 5 della legge 152/1975 prevede, inoltre, il divieto
dell'uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a
rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo
pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. Anche
la Corte europea dei diritti dell'uomo ha dato ragione allo Stato
francese, rigettando il ricorso di una sua cittadina contro la
legge statale che vieta l'uso di indumenti che celino il volto,
affermando che essa non viola il diritto alla libertà di
religione, né quello al rispetto della vita privata.
Sarebbe, quindi, necessario - aggiunge Ziberna - che la Giunta
adeguasse il regolamento sulle modalità di accesso e permanenza
nelle sedi istituzionali dell'amministrazione regionale, delle
partecipate della Regione, delle sedi delle Aziende sanitarie
vietando l'accesso a chiunque si presenti con il viso coperto.
L'uso del burkini - conclude Ziberna -, divenuto un improvviso
tormentone estivo, va affrontato nella completezza di questo uso,
da cosa deriva, di cosa è espressione. Se una donna, per proprio
radicato convincimento, certamente frutto di vissuti e culture
diverse dalle nostre, si sente a disagio nell'esporsi senza
questo indumento, non vedo la ragione per cui vietarglielo, salvo
non dovesse corrispondere a esigenze del posto (ad esempio
igieniche in una piscina dove l'immersione con particolari
tessuti dovesse arrecare nocumento). Nel caso in cui, invece, il
burkini non sia condiviso da chi lo indossa, dovremmo
considerarne l'uso come una declinazione della violenza
quotidiana alla quale la cultura islamica sottopone la donna e
pertanto quella sinistra che oggi si erge a paladina dell'uso del
burkini in realtà difende in tal modo una cultura maschilista che
sottopone la donna a violenze, soprusi e umiliazioni.