Iacop a Marcinelle e Charleroi ricorda strage minatori e sisma
(ACON) Trieste, 14 ott - AB - Le iniziative in Belgio per i
quarant'anni dal terremoto in Friuli e i sessanta dalla strage di
Marcinelle si sono concluse per la delegazione del Consiglio
regionale, guidata dal presidente Franco Iacop, a Marcinelle, con
la visita alla miniera di carbone di Bois du Cazier, dove l'8
agosto 1956 perirono 262 minatori, 136 dei quali italiani, di cui
sette nostri corregionali, lo scoprimento di una targa e la
deposizione di una corona al monumento ai caduti. E a Charleroi
dove, nella sala del Comune, si è tenuto un incontro con le
associazioni dei corregionali e dei rappresentanti dei Comuni
gemellati con le comunità belghe.
Ricordando il disastro minerario di Marcinelle, il presidente
Iacop ha parlato di un'epoca, il secondo dopoguerra, in cui
l'Italia uscita a pezzi dalla II Guerra mondiale, pativa una
pesante situazione socio-economica che costringeva molte persone
a emigrare; nel contempo, il Belgio aveva un disperato bisogno di
manodopera, da impiegare soprattutto nel settore minerario. Fu
per queste ragioni che il 23 giugno 1946 fu firmato il Protocollo
Italo-Belga che prevedeva l'invio di 50.000 lavoratori
dall'Italia in cambio di carbone. Un flusso migratorio imponente,
basti pensare che all'epoca del disastro di Marcinelle erano
impiegati in Belgio 142.000 minatori, 63.000 dei quali stranieri
e, di questi, ben 44.000 erano italiani.
"La nostra presenza qui in Belgio vuole rendere omaggio a coloro
che persero la vita in un momento storico difficile,
caratterizzato da una condizione economica che costringeva la
nostra gente ad abbandonare i luoghi natii per cercare non
fortuna, ma semplice sopravvivenza in luoghi sconosciuti,
talvolta inospitali, con pesanti condizioni di lavoro e scarsa
sicurezza. Un'epoca in cui il Friuli Venezia Giulia subiva una
condizione di arretratezza, con tutto ciò che ne conseguiva.
"Oggi siamo qui a ricordare con grande commozione e immutato
dolore le vittime di questa tragedia, per il rispetto che
dobbiamo a loro e per non consegnarle all'oblio".
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