M5S: Sergo, false qualificazioni contr. locazione centri comm.li
(ACON) Trieste, 4 gen - COM/MPB - La conferenza stampa sui
contratti di locazione immobiliare camuffati da affitti di ramo
d'azienda nella grande distribuzione indetta dal M5S FVG oggi a
Trieste, nella sede del Consiglio regionale, con l'intervento del
capogruppo Cristian Sergo, per far luce su un fenomeno che
riguarda il Friuli Venezia Giulia e l'intero territorio
nazionale, ha evidenziato che - secondo gli inquirenti - alcuni
contratti di locazione hanno una falsa qualificazione giuridica.
Un'indagine della Guardia di Finanza e della Procura di Gorizia,
infatti, mette in forte dubbio la validità degli affitti di ramo
d'azienda imposti dai centri commerciali ai piccoli negozi. Tutto
parte da un caso specifico, che riguarda il Tiare di Villesse, ma
questo sistema è diffuso sull'intero territorio regionale e
nazionale e coinvolge molti imprenditori e i loro dipendenti.
Di questa situazione nei prossimi giorni sarà informato anche il
Parlamento e l'esecutivo nazionale. Il deputato del MoVimento 5
Stelle Claudio Cominardi si è detto, infatti, disponibile a
portare all'attenzione del governo Gentiloni i risultati di
questa indagine che potrebbe avere ricadute importanti
sull'intero territorio regionale e italiano.
"Non lasciano spazio all'immaginazione le conclusioni cui sono
giunti la Procura di Gorizia e il Nucleo di Polizia Tributaria di
Gorizia, a seguito di un esposto presentato alla Guardia di
Finanza da Barbara Nadale, una delle tante imprenditrici che ha
ceduto nel 2012 alle sirene dei centri commerciali, aprendo un
negozio all'interno del Tiare Shopping Centre di Villesse -
spiega il capogruppo del M5S in Consiglio regionale Cristian
Sergo -. Dopo l'apertura, da subito sono sorti alcuni problemi.
La commerciante è già stata protagonista, infatti, di una
protesta legata alle perdite degli impianti fognari che di fatto
sporcavano la merce e il negozio. Ma come sappiamo il Tiare è
tristemente famoso anche per i mancati pagamenti alle ditte
esecutrici.
"Il sogno di una giovane imprenditrice friulana si è dimostrato
fin da subito un incubo - aggiunge Sergo -. Va ricordato che a
Barbara Nadale è stato consegnato un locale grezzo, nemmeno
rifinito dal punto di vista dell'impiantistica e senza le
vetrine. Tutte spese che sono state affrontate con investimenti
personali di centinaia di migliaia di euro. Dopo le problematiche
sorte, che si sono ripresentate anche nel corso del 2015, la
commerciante ha prima cercato un concordato con la proprietà, poi
si è vista costretta a non pagare più i canoni di affitto
previsti dal contratto e per questo le è stato intimato di
lasciare il locale, prendersi l'arredamento del negozio, ma di
non toccare tutte le migliorie apportate agli impianti e alla
struttura, comprese le vetrine.
"Barbara Nadale ha quindi presentato un esposto alla Guardia di
Finanzia finalizzato a difendere le proprie ragioni. A seguito di
accurate indagini - rivela il consigliere pentastellato - gli
inquirenti hanno potuto accertare che sarebbe stato più opportuno
stipulare un contratto di locazione commerciale, molto più
favorevole per i commercianti che per i proprietari, anche perché
dalle risultanze è emerso che non vi era alcuna attività avviata
che potesse essere ceduta come ramo d'azienda (volturata).
"La Villesse Shopping Centre risulta, infatti, in possesso
dell'autorizzazione a svolgere attività commerciale presso i
locali del Tiare Shopping ma non avrebbe mai segnalato l'inizio
di una sua attività commerciale al Comune di Villesse, sebbene
nell'atto notarile stipulato con Barbara Nadale si dichiarasse in
possesso di una Segnalazione certificata di inizio attività
(Scia).
"Come sia possibile che un'attività mai avviata sia stata
affittata e volturata con una Scia presentata dalla Nadale
Fashion al Comune di Villesse rimane un mistero - afferma il
consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle -. Un mistero che
necessita di essere svelato una volta per tutte dalle autorità
competenti. Per ora sulla natura di questo contratto si è
espressa in maniera inequivocabile la Polizia tributaria di
Gorizia attestandone la falsa qualificazione giuridica.
"È bene fare chiarezza su questi rapporti commerciali perché sono
coinvolti anche molti dipendenti, ovviamente di tutti i centri
commerciali che presentano situazioni analoghe. La firma di
questi contratti definiti "capestro" dalla stessa Procura di
Gorizia con contenuti estremamente "pesanti" inseriti dalla parte
dominante - ovvero dalla proprietà - comporta l'accettazione di
clausole vessatorie che già in altre parti d'Italia sono state
contestate e su cui ci sono indagini e processi in corso. Una di
queste clausole riguarda i lavoratori dipendenti dei negozi che,
una volta cessato il contratto, invece di esser assorbiti dalla
proprietà (in continuità con l'attività commerciale asseritamente
volturata) vengono spesso licenziati - conclude Sergo - con tutte
le conseguenze che questo comporta per centinaia di famiglie e
anche per le casse pubbliche in termini di ammortizzatori
sociali".