Ncd: Colautti, ammiss.tà referendum regionali, cambiare norma
(ACON) Trieste, 17 gen - COM/MPB - Torna all'attenzione del
Consiglio regionale la modifica della legge riguardo
all'organismo che deve decidere sull'ammissibilità dei quesiti
referendari, dopo che il 5 luglio scorso l'Aula bocciò
l'ammissibilità di quelli per abrogare la riforma sanitaria e
delle Uti - cioè due leggi varate dallo stesso Consiglio - e
quello propositivo per una Regione composta da Trieste e il
Friuli.
Il tema è stato ripreso dal capogruppo dell'Ncd, Alessandro
Colautti, che immediatamente dopo quel 5 luglio 2015 -
considerato "il momento più basso raggiunto da questa
istituzione" - ha presentato una proposta di legge di riforma
della norma regionale 5/2003 e ha sollecitato da allora anche la
maggioranza ad affrontare la questione, riformandola.
"Dopo 7 mesi - afferma Colautti - finalmente il problema sembra
essere entrato anche nell'agenda della maggioranza, pur con il
rischio di arrivare a un provvedimento in concomitanza con la
presentazione di rinnovate richieste referendarie.
"Non possiamo attendere oltre, occorre agire - sollecita Colautti
-, poiché dobbiamo assolutamente uscire dalla condizione per la
quale l'organo legislativo regionale che fa le leggi deve
contemporaneamente discutere l'ammissibilità dei referendum sulle
leggi stesse".
Il problema, infatti, sta nel fatto che la norma vigente prevede
che l'ammissibilità sia vagliata dall'Ufficio di presidenza del
Consiglio regionale, il quale deve esprimersi all'unanimità. Se
ciò non avviene, la materia passa al Consiglio, che deve
occuparsene nella seduta "immediatamente successiva".
L'ammissibilità ha bisogno del voto della maggioranza assoluta
dell'Aula, che attualmente significa 25 voti.
Per superare disposizioni che costringono il Consiglio ad essere
"un Giano bifronte", il capogruppo Colautti nella sua proposta di
legge ha previsto che dell'ammissibilità del referendum si occupi
un Comitato di garanzia con 15 componenti: presidente del
Consiglio, che lo presiede; presidente della Commissione
consiliare per gli Affari istituzionali; Segretario generale del
Consiglio; Avvocato della Regione; 2 magistrati ordinari o
speciali in quiescenza, designati dal Consiglio regionale; 4
professori di ruolo in materie giuridiche all'Università di
Trieste e Udine indicati due ciascuno dai rispettivi rettori; 5
avvocati abilitati all'esercizio della professione presso le
giurisdizioni superiori, indicati ciascuno dai presidenti degli
ordini forensi di Triste, Gorizia, Udine, Tolmezzo e Pordenone.