AP/Ncd: mozione su specialità e revisione statuto della Regione
(ACON) Trieste, 19 gen - COM/AB - I consiglieri regionali di
Area Popolare/Ncd Alessandro Colautti e Paride Cargnelutti hanno
presentato la mozione: "Dopo l'esito referendario nazionale quale
futuro per lo statuto di autonomia del Friuli Venezia Giulia.
Iniziative urgenti per la revisione dello statuto della Regione",
che sarà all'ordine del giorno dei lavori d'Aula a fine mese.
Da sempre - spiegano - siamo impegnati sui temi dell'autonomismo
regionale e abbiamo inteso rilanciare subito dopo l'esito
referendario il tema della specialità della nostra regione.
La nostra iniziativa - sottolinea Colautti - deriva dalla
preoccupazione che la caduta di tensione sul tema combinata con
una volontà politico/istituzionale di superamento delle Regioni
speciali possa portare a una lenta ma inesorabile erosione di
pezzi di autonomia, soprattutto in campo finanziario, che ci
impongono per l'appunto una ripresa immediata dell'iniziativa
politica, con l'intento di riportare il tema della specialità al
più presto all'attenzione delle forze politiche presenti in
Consiglio regionale.
La revisione dello statuto - spiega ancora Colautti - è
necessaria in quanto, anche a costituzione vigente, vanno risolti
importanti problemi afferenti i rapporti tra Stato-Regione e
quindi Costituzione-Statuto. La riforma del Titolo V della
Costituzione oggi vigente ha infatti aperto molti punti di
contrasto/dissidio interpretativi che, già presenti ed enucleati
nella IX legislatura, si sono per lo più acuiti anche a seguito
della crisi economico-finanziaria.
La mozione - continua Colautti - impegna i presidenti del
Consiglio regionale e della Regione a dare mandato al presidente
della V Commissione di proporre, prima in Commissione e poi al al
Consiglio regionale, e comunque entro il termine della presente
legislatura, una serie di atti da approvare.
In primo luogo - spiega Colautti - si prevede la predisposizione
di voti alle Camere del Parlamento, sulla attuazione
dell'articolo 11 della legge costituzionale del 3/2001. La
riforma della composizione e del ruolo della Commissione
parlamentare per le questioni regionali, che può diventare un
luogo per assicurare la partecipazione delle Regioni ai
procedimenti legislativi, lasciando alla Conferenza Stato-Regioni
i procedimenti amministrativi. L'attuale testo costituzionale
prevede già che un parere negativo della Commissione parlamentare
integrata dai rappresentanti regionali possa essere superato solo
con un voto a maggioranza assoluta delle due Camere.
A questa prima iniziativa di stimolo al Parlamento non va
trascurata un'altra questione cruciale: nel nostro Paese crescono
a dismisura le disuguaglianze e il principio di eguaglianza
sancito dalla nostra Costituzione non riesce a farvi argine.
Occorre quindi domandarsi come dotarsi di adeguati strumenti per
l'attuazione e la garanzia del principio di eguaglianza, in modo
da porre ostacolo a quello che sta accadendo nella nostra società.
In secondo luogo - continua Colautti - si prevede la
predisposizione di una proposta di legge regionale che contenga
le direttive di metodo, i soggetti e le modalità operative a cui
dovrà uniformarsi il costituendo organismo, istituito con la
medesima legge regionale, che sarà deputato a riscrivere la
revisione dell'attuale Statuto. La proposta di legge andrà
assoggettata a un referendum consultivo per capire qual è il
grado di autonomia presente nella comunità regionale, per
individuare la strada che si intende perseguire in futuro, per
ricercare il fondamentale coinvolgimento dall'inizio delle varie
realtà associative e istituzionali e non solo di provenienza
autonomistica.
Questi i punti principali di una proposta di lavoro di revisione
dello Statuto, tenuto conto che non vi è autonomia giuridica e
politica della Regione:
- se non vi è autonomia finanziaria: definendo un modello di
rapporti finanziari Stato-Regione che contemperi il principio di
salvaguardia della finanza pubblica con l'autonomia finanziaria,
l'operatività della fiscalità di sviluppo e un potenziamento
delle aree franche anche con l'istituzione e lo sviluppo di
quelle consentite all'interno della Ue;
- se non vi è un procedimento d'intesa nei rapporti con lo Stato:
formalizzando e procedimentalizzando l'intesa in tutti i campi
dei rapporti Stato-Regione (finanziari, revisione statuto,
ricorsi di legittimità costituzionale, potestà legislativa);
- se non vengono definiti correttamente e chiaramente i confini
delle potestà legislative spettanti alla Regione: dando corso
alla ricognizione e consolidamento delle competenze regionali e
individuare quelle che si intendono richiedere, e per entrambe
con una adeguata analisi e un puntuale riscontro rispetto alle
risorse attribuite per farvi fronte, nelle sue varie forme
(esclusiva, concorrente, integrativa, residuale), quanto in
rapporto al ruolo internazionale e al commercio con l'estero con
una rivisitazione e un potenziamento della legge sulle aree di
confine (19/91), nonché individuando un maggior radicamento della
Regione nel contesto euroregionale.
Per evitare che possibili attacchi alla specialità si manifestino
sotto altre forme e ci trovino sulla difensiva, ricordiamo tutti
la situazione di incertezza politico-istituzionale venutasi a
creare sul futuro delle Regioni speciali verso le quali il
concetto di "reset" è molto diffuso e si è appalesato in maniera
evidente durante il dibattito referendario. E' necessario -
questo l'auspicio di Colautti -rimettere in pista al più presto
lo spirito riformatore individuando obiettivi e azioni concrete
per conseguirli: una sfida questa che riguarda sicuramente la
classe politico-istituzionale regionale, ma più in generale tutti
coloro che vedono nell'autonomia regionale un'occasione di
progresso della nostra comunità.