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AP/Ncd: mozione su specialità e revisione statuto della Regione

19.01.2017
15:47
(ACON) Trieste, 19 gen - COM/AB - I consiglieri regionali di Area Popolare/Ncd Alessandro Colautti e Paride Cargnelutti hanno presentato la mozione: "Dopo l'esito referendario nazionale quale futuro per lo statuto di autonomia del Friuli Venezia Giulia. Iniziative urgenti per la revisione dello statuto della Regione", che sarà all'ordine del giorno dei lavori d'Aula a fine mese.

Da sempre - spiegano - siamo impegnati sui temi dell'autonomismo regionale e abbiamo inteso rilanciare subito dopo l'esito referendario il tema della specialità della nostra regione.

La nostra iniziativa - sottolinea Colautti - deriva dalla preoccupazione che la caduta di tensione sul tema combinata con una volontà politico/istituzionale di superamento delle Regioni speciali possa portare a una lenta ma inesorabile erosione di pezzi di autonomia, soprattutto in campo finanziario, che ci impongono per l'appunto una ripresa immediata dell'iniziativa politica, con l'intento di riportare il tema della specialità al più presto all'attenzione delle forze politiche presenti in Consiglio regionale.

La revisione dello statuto - spiega ancora Colautti - è necessaria in quanto, anche a costituzione vigente, vanno risolti importanti problemi afferenti i rapporti tra Stato-Regione e quindi Costituzione-Statuto. La riforma del Titolo V della Costituzione oggi vigente ha infatti aperto molti punti di contrasto/dissidio interpretativi che, già presenti ed enucleati nella IX legislatura, si sono per lo più acuiti anche a seguito della crisi economico-finanziaria.

La mozione - continua Colautti - impegna i presidenti del Consiglio regionale e della Regione a dare mandato al presidente della V Commissione di proporre, prima in Commissione e poi al al Consiglio regionale, e comunque entro il termine della presente legislatura, una serie di atti da approvare.

In primo luogo - spiega Colautti - si prevede la predisposizione di voti alle Camere del Parlamento, sulla attuazione dell'articolo 11 della legge costituzionale del 3/2001. La riforma della composizione e del ruolo della Commissione parlamentare per le questioni regionali, che può diventare un luogo per assicurare la partecipazione delle Regioni ai procedimenti legislativi, lasciando alla Conferenza Stato-Regioni i procedimenti amministrativi. L'attuale testo costituzionale prevede già che un parere negativo della Commissione parlamentare integrata dai rappresentanti regionali possa essere superato solo con un voto a maggioranza assoluta delle due Camere.

A questa prima iniziativa di stimolo al Parlamento non va trascurata un'altra questione cruciale: nel nostro Paese crescono a dismisura le disuguaglianze e il principio di eguaglianza sancito dalla nostra Costituzione non riesce a farvi argine. Occorre quindi domandarsi come dotarsi di adeguati strumenti per l'attuazione e la garanzia del principio di eguaglianza, in modo da porre ostacolo a quello che sta accadendo nella nostra società.

In secondo luogo - continua Colautti - si prevede la predisposizione di una proposta di legge regionale che contenga le direttive di metodo, i soggetti e le modalità operative a cui dovrà uniformarsi il costituendo organismo, istituito con la medesima legge regionale, che sarà deputato a riscrivere la revisione dell'attuale Statuto. La proposta di legge andrà assoggettata a un referendum consultivo per capire qual è il grado di autonomia presente nella comunità regionale, per individuare la strada che si intende perseguire in futuro, per ricercare il fondamentale coinvolgimento dall'inizio delle varie realtà associative e istituzionali e non solo di provenienza autonomistica.

Questi i punti principali di una proposta di lavoro di revisione dello Statuto, tenuto conto che non vi è autonomia giuridica e politica della Regione:

- se non vi è autonomia finanziaria: definendo un modello di rapporti finanziari Stato-Regione che contemperi il principio di salvaguardia della finanza pubblica con l'autonomia finanziaria, l'operatività della fiscalità di sviluppo e un potenziamento delle aree franche anche con l'istituzione e lo sviluppo di quelle consentite all'interno della Ue;

- se non vi è un procedimento d'intesa nei rapporti con lo Stato: formalizzando e procedimentalizzando l'intesa in tutti i campi dei rapporti Stato-Regione (finanziari, revisione statuto, ricorsi di legittimità costituzionale, potestà legislativa);

- se non vengono definiti correttamente e chiaramente i confini delle potestà legislative spettanti alla Regione: dando corso alla ricognizione e consolidamento delle competenze regionali e individuare quelle che si intendono richiedere, e per entrambe con una adeguata analisi e un puntuale riscontro rispetto alle risorse attribuite per farvi fronte, nelle sue varie forme (esclusiva, concorrente, integrativa, residuale), quanto in rapporto al ruolo internazionale e al commercio con l'estero con una rivisitazione e un potenziamento della legge sulle aree di confine (19/91), nonché individuando un maggior radicamento della Regione nel contesto euroregionale.

Per evitare che possibili attacchi alla specialità si manifestino sotto altre forme e ci trovino sulla difensiva, ricordiamo tutti la situazione di incertezza politico-istituzionale venutasi a creare sul futuro delle Regioni speciali verso le quali il concetto di "reset" è molto diffuso e si è appalesato in maniera evidente durante il dibattito referendario. E' necessario - questo l'auspicio di Colautti -rimettere in pista al più presto lo spirito riformatore individuando obiettivi e azioni concrete per conseguirli: una sfida questa che riguarda sicuramente la classe politico-istituzionale regionale, ma più in generale tutti coloro che vedono nell'autonomia regionale un'occasione di progresso della nostra comunità.