News


FI: Ziberna, assegno sociale a stranieri che poi tornano a casa

16.02.2017
11:31
(ACON) Trieste, 16 feb - COM/AB - "Tentare di arginare il problema degli stranieri che ottengono l'assegno sociale in Italia e poi tornano nel loro Paese. Un fenomeno in continuo aumento che perpetra una vera e propria truffa alle casse italiane, senza contare la beffa per i nostri pensionati che, magari dopo aver lavorato una vita, si ritrovano a dover sopravvivere con la pensione minima".

Ad affermarlo il vicecapogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Rodolfo Ziberna, che preannuncia un'interrogazione sul tema alla Giunta regionale per chiedere i dati di questo fenomeno, oltre a un intervento presso il Governo nazionale per porre fine a una situazione che anche in FVG sta aumentando. Nei mesi passati, infatti, la GdF di Gorizia aveva scoperto nella provincia isontiona tutta una serie di raggiri messi in atto da cittadini extracomunitari. Lo stesso Ziberna aveva già presentato altri atti di sindacato ispettivo sul tema che, però, non hanno avuta alcuna risposta.

"Molto spesso - rileva Ziberna - gli immigrati conoscono la legge (e i suoi benefici) meglio degli italiani. Come ad esempio quella sull'assegno sociale, una prestazione economica che viene concessa ai cittadini, italiani e stranieri, con un reddito annuo che non supera i 5.800 euro. Ottenerlo, soprattutto per gli stranieri, è abbastanza facile: basta avere residenza stabile e abituale da 10 anni in un Comune italiano, essere titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo, non superare la soglia di reddito richiesta e, ovviamente, avere compiuto 65 anni".

"Peccato che gran parte degli stranieri che ottiene il beneficio, una volta intascato il malloppo, torni nel proprio Paese d'origine, dove può condurre una vita da nababbo alle nostre spalle. Quando invece un italiano fa richiesta per poter ottenere l'assegno sociale scattano tutti i controlli di routine (Agenzia delle Entrate, Camera di commercio, INPS). Tutti controlli che con gli stranieri sono tecnicamente impossibili e la valutazione dei limiti di reddito si basa, quindi, soltanto su un'autocertificazione. E quando l'INPS chiama gli stranieri a rapporto, ecco che arrivano le scuse più disparate: "Ho perso il passaporto", "Non riesco più a tornare in Italia", "Un mio parente è malato gravemente".

"Se paragoniamo poi - prosegue l'esponente di Forza Italia - l'assegno sociale alle pensioni minime, c'è una differenza di soli 50 euro. Ma c'è un'altra beffa per i lavoratori italiani: la legge Fornero stabilisce che un uomo vada in pensione a 66 anni e 3 mesi. Ben un anno in più rispetto a quanto richiesto per l'assegno sociale".

"Per tamponare questo enorme flusso di denaro, si potrebbe magari usare la tessera sanitaria regionale da strisciare alla frontiera, un po' come si fa quando si timbra il cartellino al lavoro. In questo modo si potrebbe attivare un sistema di allerta nei data base dell'INPS che, in automatico, bloccherebbero la prestazione assistenziale. Un'alternativa potrebbe essere introdurre l'obbligo del ritiro in contanti del denaro (solo per gli stranieri, sia chiaro) abolendo la possibilità di accrediti sui conti correnti bancari o postali, così da certificare mensilmente, con firma al ritiro, la dimora effettiva e abituale nello Stato italiano. Infine, una terza ipotesi: stilare un vademecum di controlli per gli uffici - conclude Ziberna - in modo da sottrarre l'iniziativa al libero arbitrio dei funzionari e facilitare l'accesso alle (poche) banche dati esistenti".