FI: Ziberna, assegno sociale a stranieri che poi tornano a casa
(ACON) Trieste, 16 feb - COM/AB - "Tentare di arginare il
problema degli stranieri che ottengono l'assegno sociale in
Italia e poi tornano nel loro Paese. Un fenomeno in continuo
aumento che perpetra una vera e propria truffa alle casse
italiane, senza contare la beffa per i nostri pensionati che,
magari dopo aver lavorato una vita, si ritrovano a dover
sopravvivere con la pensione minima".
Ad affermarlo il vicecapogruppo di Forza Italia in Consiglio
regionale Rodolfo Ziberna, che preannuncia un'interrogazione sul
tema alla Giunta regionale per chiedere i dati di questo
fenomeno, oltre a un intervento presso il Governo nazionale per
porre fine a una situazione che anche in FVG sta aumentando. Nei
mesi passati, infatti, la GdF di Gorizia aveva scoperto nella
provincia isontiona tutta una serie di raggiri messi in atto da
cittadini extracomunitari. Lo stesso Ziberna aveva già presentato
altri atti di sindacato ispettivo sul tema che, però, non hanno
avuta alcuna risposta.
"Molto spesso - rileva Ziberna - gli immigrati conoscono la legge
(e i suoi benefici) meglio degli italiani. Come ad esempio quella
sull'assegno sociale, una prestazione economica che viene
concessa ai cittadini, italiani e stranieri, con un reddito annuo
che non supera i 5.800 euro. Ottenerlo, soprattutto per gli
stranieri, è abbastanza facile: basta avere residenza stabile e
abituale da 10 anni in un Comune italiano, essere titolari di un
permesso di soggiorno di lungo periodo, non superare la soglia di
reddito richiesta e, ovviamente, avere compiuto 65 anni".
"Peccato che gran parte degli stranieri che ottiene il beneficio,
una volta intascato il malloppo, torni nel proprio Paese
d'origine, dove può condurre una vita da nababbo alle nostre
spalle. Quando invece un italiano fa richiesta per poter ottenere
l'assegno sociale scattano tutti i controlli di routine (Agenzia
delle Entrate, Camera di commercio, INPS). Tutti controlli che
con gli stranieri sono tecnicamente impossibili e la valutazione
dei limiti di reddito si basa, quindi, soltanto su
un'autocertificazione. E quando l'INPS chiama gli stranieri a
rapporto, ecco che arrivano le scuse più disparate: "Ho perso il
passaporto", "Non riesco più a tornare in Italia", "Un mio
parente è malato gravemente".
"Se paragoniamo poi - prosegue l'esponente di Forza Italia -
l'assegno sociale alle pensioni minime, c'è una differenza di
soli 50 euro. Ma c'è un'altra beffa per i lavoratori italiani: la
legge Fornero stabilisce che un uomo vada in pensione a 66 anni e
3 mesi. Ben un anno in più rispetto a quanto richiesto per
l'assegno sociale".
"Per tamponare questo enorme flusso di denaro, si potrebbe magari
usare la tessera sanitaria regionale da strisciare alla
frontiera, un po' come si fa quando si timbra il cartellino al
lavoro. In questo modo si potrebbe attivare un sistema di allerta
nei data base dell'INPS che, in automatico, bloccherebbero la
prestazione assistenziale. Un'alternativa potrebbe essere
introdurre l'obbligo del ritiro in contanti del denaro (solo per
gli stranieri, sia chiaro) abolendo la possibilità di accrediti
sui conti correnti bancari o postali, così da certificare
mensilmente, con firma al ritiro, la dimora effettiva e abituale
nello Stato italiano. Infine, una terza ipotesi: stilare un
vademecum di controlli per gli uffici - conclude Ziberna - in
modo da sottrarre l'iniziativa al libero arbitrio dei funzionari
e facilitare l'accesso alle (poche) banche dati esistenti".