Roma: Iacop, audizione XIV Comm. Senato su politiche europee
(ACON) Trieste, 23 feb - COM/AB - Audizione del presidente del
Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Franco Iacop,
Coordinatore della Conferenza dei Consigli regionali, alla XIV
Commissione del Senato, competente per le politiche dell'Unione
europea, dove ha affrontato temi quali la crisi migratoria, la
Brexit, soffermandosi in particolare sui rapporti dei cittadini
con l'Europa e le sue scelte.
Proprio la Brexit - ha affermato Iacop - ha fatto capire che
l'Europa non è per forza il nostro destino, ma un percorso che va
scelto e condiviso con i cittadini, perché questi hanno l'ultima
parola e, se si sentono inascoltati ed esasperati, scelgono la
negazione, il NO, che è una scelta più primordiale e istintiva
rispetto al SI, che comporta una riflessione più complessa e
un'assunzione di responsabilità.
Quello che percepiamo come sistema regionale nel contatto
quotidiano con i nostri territori - ha ammonito Iacop - è la
preoccupazione dei cittadini che ha cause reali, tangibili. La
loro sfiducia è conseguente all'incapacità, a tutti i livelli, di
dare risposte concrete e trovare soluzioni. Credo che il
malessere diffuso nei confronti dell'Europa stia nella percezione
che alcune risposte, forse le più importanti, non possono
fornirgliele i loro rappresentanti regionali; quelli nazionali
sino a un certo punto. In accordo con il principio di
sussidiarietà, è evidente che determinate decisioni vanno prese a
livello europeo. Ma gli Stati nazionali non si mettono d'accordo
e piuttosto lasciano logorare la situazione limitandosi a
tamponare i problemi. Quindi, in fondo, la percezione del
cittadino non è così sbagliata.
Probabilmente passerà almeno un altro anno di non decisioni o di
decisioni non dirimenti. È comprensibile per noi, è un anno
elettorale: l'Olanda, la Francia e in autunno la Germania. Ma è
difficile farlo comprendere a chi sente che non si sta facendo
abbastanza per garantire sicurezza: sicurezza fisica, economica e
sociale.
Iacop ha quindi evidenziato le priorità che impattano fortemente
anche il sistema regionale.
Primo punto: le regioni sono in prima fila a gestire il fenomeno
migratorio, e lo gestiscono scontando tutti gli errori dei
livelli decisionali più alti.
Secondo punto: sicurezza economica. Anche qui l'Europa zoppica.
Ha saputo forzare, a livello intergovernativo, approvando una
serie di regole al di fuori dei trattati; non ha voluto adottare
un approccio più strutturale di politica economica, con una
politica di investimenti attiva. Così, anche in questo, i nostri
territori sono rimasti sofferenti, e mentre le regole della
stabilità hanno compromesso la capacità di investimento delle
Regioni, nessun aiuto è arrivato dall'Europa.
A questo punto è strettamente legato quello della capacità del
bilancio dell'Unione europea o, meglio, dell'incapacità di far
fronte alle vecchie problematiche e alle nuove. Le Regioni sono
molto preoccupate che nel futuro dibattito sulla politica di
coesione post 2020, nell'incapacità di aumentare le risorse,
l'Europa non farà altro che redistribuire quelle esistenti,
togliendole a settori già di per sé sofferenti.
Terzo punto; sicurezza sociale. Nonostante gli enunciati dei
Trattati, sin qui l'azione sociale dell'Unione appare debole.
Abbiamo bisogno di cambiare le regole del patto di stabilità e di
dare maggiore attenzione agli obiettivi di crescita e agli
investimenti; di una politica fiscale che incida sulle attività
di speculazione finanziaria, in favore dell'aumento dei consumi
produttivi e di altre forme di investimento a elevato valore
aggiunto; di politiche di accesso ai beni e servizi essenziali
agli standard di vita europea; di diverse politiche
pensionistiche.
Le celebrazioni per il 60° anniversario dei trattati non saranno
taumaturgiche - ha concluso Iacop. Il meglio che possiamo sperare
è che ne esca una consapevolezza diffusa dello stato dell'Unione
e di quanto difficile sarà trovare un accordo sulle decisioni da
prendere. Ci auguriamo che, se vi sarà una dichiarazione
politica, essa non sia pura retorica, ma sia permeata da una
nuova visione politica.
Nella consapevolezza che in questo contesto le Regioni hanno
svolto una funzione, pur tra mille difficoltà, di collante della
società civile, di barriera allo sgretolamento della costruzione
europea, ci auguriamo che questa grande forza di coesione
rappresentata dalle istituzioni regionali e locali possa
esprimersi in modo sempre più autorevole non solo all'interno
degli Stati nazionali, ma anche delle istituzioni europee
rappresentative come il Comitato delle Regioni, che dovrebbe
diventare Istituzione dell'Unione al pari delle altre e Camera
legislativa delle Regioni dell'Ue.