M5S: Sergo, continua la battaglia sulle aperture festive
(ACON) Trieste, 13 apr - COM/AB - Dopo la giusta decisione
della Giunta regionale di non voler concedere alcuna deroga per
l'apertura dei negozi nel giorno di Pasquetta, così come avevamo
sostenuto anche noi durante la recente audizione dei sindacati a
Trieste, leggiamo già di grandi catene pronte a opporsi alla
legge regionale tuttora in vigore.
A intervenire sulla questione è il capogruppo del MoVimento 5
Stelle in Consiglio regionale, Cristian Sergo, che aggiunge:
In questi giorni c'è la solita confusione, con addetti alle
vendite e consumatori che si interrogano sull'apertura o meno dei
negozi, soprattutto a Pasquetta. Come al solito spetta al
MoVimento 5 Stelle fare chiarezza. Le multe che abbiamo sempre
sollecitato e richiesto per i trasgressori anche in occasione
delle festività natalizie, non sono l'unico deterrente contro chi
volesse tenere aperto i negozi nelle prossime festività del
Lunedì dell'Angelo e della Festa di Liberazione del 25 aprile, o
peggio, durante la Festa dei Lavoratori del 1 maggio.
La legge regionale vigente infatti prevede che in caso di
recidiva (ovvero "qualora sia stata commessa la stessa violazione
per due volte in un anno solare, anche se si è proceduto al
pagamento della sanzione" ex art. 79 commi 2 e 3 della L.R.
29/2005), il "Comune dispone la sospensione dell'attività di
vendita da sette a trenta giorni. Qualora l'attività venga svolta
durante questo periodo di sospensione, la fattispecie è
equiparata all'esercizio di attività senza la segnalazione
certificata di inizio attività o senza la prescritta
autorizzazione". Per chi volesse tenere aperto anche durante la
sospensione, oltre alla sanzione amministrativa suindicata, la
legge prevede che il Comune disponga l'immediata chiusura
dell'attività.
E' vero che molti negozi hanno fatto ricorso avverso le sanzioni
comminate dai Comuni, ma è anche vero che se la Consulta dovesse
confermare l'impianto della norma regionale, la contestata
recidiva provocherebbe in automatico la sospensione dell'attività
e, qualora non si rispettasse nemmeno questa, la chiusura della
stessa.
Per frenare i bollenti spiriti della grande distribuzione, ci
teniamo anche a ricordare la recente sentenza della Corte di
cassazione n. 23730 del 22 novembre 2016 che ha ricordato come "a
fronte della funzione politica legislativa (artt. 68, comma 1 e
122 comma 4 della Costituzione) non è ravvisabile un'ingiustizia
che possa qualificare il danno in termini di illecito e arrivare
a fondare il diritto al suo risarcimento", ovvero non si può
ipotizzare alcun risarcimento dei presunti danni "da chiusura",
anche se la Corte ravvisasse l'illegittimità costituzionale della
legge regionale, per aver violato la potestà legislativa
esclusiva statale.
I veri danneggiati dalla liberalizzazione degli orari e dei
giorni d'apertura rimangono gli addetti alle vendite, ma anche i
piccoli esercenti che non possono tenere i negozi aperti sette
giorni su sette, dodici ore al giorno, vittime di quella
concorrenza che, paradossalmente, il Decreto salva Italia di
Monti voleva tutelare: ecco perché l'abrogazione di questa legge
è stata una delle prime nostre proposte presentate in Parlamento
e sarà una delle prime a essere modificata con il MoVimento 5
Stelle al governo del Paese.