FI: Novelli, senza medico pazienti con immunodeficienza primitiva
(ACON) Trieste, 18 apr - COM/AB - "Dopo la partenza dello
specialista, dottor Marco De Carli, i pazienti affetti da
immunodeficienza primitiva e curati all'ospedale Santa Maria
della Misericordia di Udine sono stati lasciati a loro stessi,
senza alcun tipo di risposta né sul futuro della loro terapia, né
su dove possono continuare a curarsi. Un trattamento
inaccettabile, anche perché stiamo parlando di persone che stanno
male a cui non si può sbattere la porta in faccia in questo modo".
Ad intervenire sul trasferimento dell'unico medico immunologo
presente in FVG presso la Seconda clinica medica dell'ospedale di
Udine è il consigliere regionale di Forza Italia Roberto Novelli.
"In Italia le strutture che si occupano specificamente di
immunodeficienza primitiva - rileva Novelli - sono solo sette:
Padova, Verona, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Udine. Fino al 1°
aprile la struttura di Udine, che gestiva oltre 80 pazienti che
hanno bisogno di terapie continuate e continuative, visto che si
tratta di patologie che compromettono i meccanismi di difesa del
nostro corpo, funzionava grazie alla presenza dello specialista,
dott. Marco De Carli, e da un altro medico che si occupa di
allergologia e che, fra poco, andrà in pensione".
"Ora dal 1° aprile il dott. De Carli si è trasferito in Veneto,
dove ha vinto un concorso, e la struttura è rimasta così
sprovvista di specialisti. Qual è stata la risposta
dell'Amministrazione regionale agli oltre 80 pazienti in cura?
Che sono stati presi contatti con il Centro di Padova per
assicurare la prosecuzione delle terapie. In altre parole si
sollecitano i pazienti a fare viaggi della speranza (che peraltro
non tutti possono permettersi sia per questioni di salute che
economiche o di organizzazione) per andare a curarsi in Veneto".
"Mi pare - prosegue l'esponente di Forza Italia - che la Regione
e l'ASUI di Udine abbiano un po' sottovalutato la questione dei
malati di immunodeficienza primitiva, basti pensare che
l'Austria, che fino a qualche anno fa non aveva nessun medico che
seguisse questo tipo di patologia, ne ha importato uno
dall'Olanda per strutturare percorsi di cura specifici. Il FVG,
invece, ne aveva uno e lo ha messo nelle condizioni ambientali e
lavorative, di trasferirsi all'ospedale di Feltre".
"Forse la Regione non ha ben colto che, purtroppo, quello
dell'IDP è un settore che sta emergendo sempre di più negli
ultimi anni e per ogni paziente che viene diagnosticato ce ne
sono almeno 2 che non lo sono. Fare una diagnosi in ritardo vuol
dire generalmente trovarsi di fronte a persone che hanno
sviluppato complicanze difficili da recuperare e anche un aumento
dei costi sanitari".
"E' necessario - conclude Novelli - che la Giunta trovi una
soluzione concreta per questi pazienti, anche perché è evidente
che il Veneto non manderà gli specialisti in FVG e anche qualora
lo facesse, l'IDP non può certo essere curata part time".