M5S: Dal Zovo, il territorio non è sedime da cementificare
(ACON) Trieste, 11 lug - COM/RCM - "Al di là delle modifiche
normative introdotte, molte delle quali in recepimento di
normative sovraordinate, c'è da dire che la Regione non dimostra
alcuna volontà di essere virtuosa. Significativo è il
mantenimento del termine del 2050 per raggiungere il mitico
consumo di suolo zero, nel senso che andando avanti così a
quell'epoca non ci sarà più un problema di suolo inedificato da
destinarsi alle attività agricole".
La consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo
commenta negativamente l'approvazione del disegno di legge n. 218
sullo sviluppo del sistema territoriale regionale e di
semplificazione in materie quali edilizia e infrastrutture,
portualità, trasporti, urbanistica e lavori pubblici, paesaggio e
biodiversità.
"Avevamo proposto di portare il termine al 2020 per accelerare
quei processi virtuosi che si potrebbero mettere in campo, al
fine di preservare il nostro suolo. Evidentemente - aggiunge la
Dal Zovo - in questa Regione la volontà è ben altra. È vero che
l'Unione europea ha fissato il 2050 come obiettivo, ma è anche
vero che il termine del 2020 è stato stabilito dalla Ue per il
perseguimento di molti risultati che hanno a che fare con lo
sviluppo sostenibile, che non possono quindi prescindere dalla
tutela e dalla non impermeabilizzazione del suolo. Noi, come
sempre, crediamo che bisogna essere più coraggiosi nelle scelte e
che l'Esecutivo regionale debba dare indicazioni chiare in merito
alle priorità su cui puntare.
"Oggi inoltre sono state bocciate anche le proposte volte a
mantenere l'area di pertinenza urbanistica soggetta a espansione
in variante non sostanziale nel limite del 50% dell'area, una
misura introdotta dalla giunta Serracchiani con la LR 21/2015 e
ora ampliata dallo stesso esecutivo regionale al 70%. Così come
sono stati bocciati - precisa la consigliera - gli emendamenti
che tentavano di precisare l'impossibilità di ridurre in variante
non sostanziale degli strumenti urbanistici le attuali zone
agricole e zone di rilevanza ambientale o quantomeno prevederne
la loro invarianza, come richiesto da Coldiretti e da altri
portatori di interesse.
"Lo stesso Istituto superiore per la protezione e la ricerca
ambientale (Ispra) nel documento appena presentato spiega
chiaramente che a farne le spese più grandi sono sempre le zone
agricole, aree che, quando si parla di opere più o meno
strategiche, finiscono per essere letteralmente mangiate dal
cemento.
"Anche questa tendenza deve cambiare - sottolinea la Dal Zovo -.
Il Friuli Venezia Giulia vive di agricoltura, molte famiglie
vivono di agricoltura. Tutelare i cittadini deve essere un
compito primario di una amministrazione pubblica. Non certo
sottrarre loro porzioni di terreno o terreni interi acquistati
grazie al lavoro di una vita.
"Vorremmo - conclude - che si smettesse di vedere il territorio
solo come un sedime da cementificare e ricementificare, in deroga
o meno. È venuto il momento di cambiare marcia".