CR: workshop Balcani occidentali, fine lavori (3)
(ACON) Trieste, 13 lug - CMC - Nella sezione dedicata allo
scambio di informazioni operative ed esperienze è quindi
intervenuto Zlatan Froelich, presidente della Camera di Commercio
di Zagabria, offrendo un quadro dell'attuale situazione economica
croata, particolarmente stimolante in questo momento, grazie alle
possibilità offerte da fondi e finanziamenti europei.
Negli scambi commerciali - ha ricordato Froelich - l'Italia si
conferma un partner importante tra i Paesi comunitari, al primo
posto nell'export e al secondo nelle importazioni, ma è il
settore turistico a trainare le relazioni: nel 2016 la Croazia ha
ospitato un milione e 200 mila italiani, con più di 4.000
pernottamenti, un risultato che apre a nuove prospettive di
sviluppo nel turismo nautico, congressuale e quello legato alla
salute con centri di benessere e termali. Oltre al turismo, i
potenziali ambiti di cooperazione sono quelli dell'energia,
dell'industria alimentare, tessile, chimica e dei metalli. La
Camera di commercio croata ha pubblicato sul proprio sito
istituzionale un catalogo dei progetti e degli investimenti
attualmente in corso: 120 le opportunità concrete con un
finanziamento complessivo di 6 miliardi di euro.
Diversa, ma non meno vitale la situazione in Macedonia, descritta
da Danela Arsokova, presidente delle Camere di Commercio
macedoni: il Paese, che ha recentemente stretto un accordo di
cooperazione con la Cina, punta sul capitale umano e soprattutto
sui giovani, che hanno prodotto idee creative e innovative. Tra
queste Arkosova ha ricordato l'opera di digitalizzazione del
settore edile, un progetto che Albania e Croazia stanno ora
riproducendo con successo nel campo dei trasporti e delle
infrastrutture. L'Italia, insieme alla Germania, resta uno dei
migliori partner commerciali della Macedonia e l'auspicio è di
rafforzare la collaborazione in ambiti finora non
sufficientemente esplorati, come il turismo.
Al workshop ha quindi preso la parola il presidente dell'Autorità
di sistema portuale del mare Adriatico orientale, Zeno
d'Agostino, ricordando come il porto di Trieste si stia
trasformando in un sistema logistico integrato che guarda al
mare, ma non trascura le infrastrutture retroportuali, con
l'obiettivo di potenziare la componente ferroviaria e intermodale
e realizzare un hub di riferimento per l'area Europa. "Nel 2016,
con 7.600 treni - ha detto - Trieste è diventata il primo porto
nazionale a livello ferroviario, superando lo storico primato di
Genova e La Spezia. Nel 2017 contiamo di arrivare a 9.000 treni".
D'Agostino ha quindi ricordato come l'economia di mercato stia
spostando l'attenzione a Est rendendo strategica la posizione del
capoluogo giuliano: "c'è stata una rivoluzione dal punto di vista
della localizzazione delle imprese e dei mercati e l'Adriatico è
diventato un corridoio di transito determinante. Pensare di
essere competitivi solo sul mare non è sufficiente e questa è la
ragione per qui stiamo insistendo tantissimo sul lato terrestre
del porto: sulla componente ferroviaria l'investimento è di circa
110 milioni di euro, di cui 77 stanziati da RFI e 30 milioni
dall'Authority".
Il presidente ha quindi citato l'importanza strategica dei punti
franchi "volano strepitoso di marketing internazionale" e
annunciato, dopo Fernetti, la ristrutturazione di Opicina,
destinata a diventare importante stazione di frontiera, in
connessione diretta con i Balcani.
Il presidente di Dialoghi europei Giorgio Rossetti ha quindi
evidenziato il ruolo che la città e il Friuli Venezia Giulia
possono svolgere per favorire il processo di integrazione
commerciale con i Balcani e, area con la quale esiste una
tradizione consolidata di scambi, anche culturali.
Sono quindi seguite alcune case history di aziende - la Carr
Service e la Elifriulia - che hanno già proficuamente avviato
scambi rapporti di cooperazione. I lavori si sono conclusi con
gli interventi di Paola Lucchesi del Centro per lo sviluppo
sostenibile "Una", Salvatore Benigno di Finest, Valerio
Fratelli di ACCOA.
(fine)