Oviedo: intervento presidente Iacop a ventennale nascita Calre
(ACON) Oviedo (Spagna), 25 lug - COM/AB - Il presidente del
Consiglio regionale del FVG Franco Iacop, coordinatore della
Conferenza dei Consigli regionali italiani, ha partecipato in
Spagna, a Oviedo, al seminario organizzato nel ventennale della
firma della dichiarazione che porta il nome del capoluogo del
Principato delle Asturie, apposta il 7 ottobre 1997 sul documento
che decretò la nascita dalla Calre, la Conferenza delle Assemblee
legislative delle Regioni europee.
Il presidente Iacop è intervenuto al dibattito incentrato su un
nuovo asse europeo e sul peso della Germania in questo contesto,
sul ruolo della Mitteleuropa e su quello delle Regioni e dei
Parlamenti regionali per un rilancio dell'eurozona.
L'ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer dichiarò che
"La Germania è forte come un orso, ma è un erbivoro, e i suoi
vicini lo sanno" - ha esordito Iacop - parole che vogliono
sintetizzare il fatto che la Germania, pur essendo l'economia più
forte all'interno dell'Unione europea, è stata riluttante ad
assumere un ruolo egemonico in politica estera; che, nonostante
l'inflessibilità delle sue posizioni in materia di politica
monetaria, è stata tra i pochi Paesi a palesare malessere nei
confronti di alcune posizioni della nuova amministrazione
americana e che ha adottato un politica favorevole
all'accoglienza dei rifugiati. Tutti questi paradossi si
unirebbero a formare la potenza tedesca.
Cerchiamo di valutare allora - ha aggiunto Iacop - se davvero la
Germania sia un "erbivoro", se un nuovo asse europeo sta
nascendo, e tra quali Paesi.
Fino a qualche mese fa si poteva essere più che tentati di
pensare, e in molti lo hanno scritto, a una sorta di revival del
Sacro Romano Impero, con la Germania a ricreare la Mitteleuropa e
i Paesi del Centro Europa a gravitare, periferici e
complementari, intorno all'economia tedesca, in una situazione di
mutuo vantaggio.
Da questo nuovo asse la Francia sembrava esclusa.
Il risultato delle elezioni francesi del maggio scorso (restando
in attesa delle elezioni tedesche) ha invece fatto emergere - o
meglio ricostituito - con straordinaria rapidità e forza un asse
franco-tedesco con l'intenzione di rafforzare l'Europa
proiettandola in una nuova fase. Lo stesso Macron ha affermato
che "quando Francia e Germania non sono d'accordo, l'Europa non
avanza". Al contrario, le "strette di mano" franco-tedesche -
ultima quella commovente di Verdun nel 1984 tra Mitterand e Kohl
- sembrano favorire il processo di integrazione europea, la cui
ultima vera conquista fu il Trattato di Maastricht.
Tornando a oggi - ha rimarcato Iacop - l'asse tedesco sembra
ripartire, con volontà di "organizzare un atto di rifondazione".
Esso presenta però tratti non privi di rischi, perché in fondo
non è mai stato messo alla prova. Fino al 1992 Francia e Germania
si sono mosse all'interno di una Ue con 12 Stati membri, tutti
appartenenti al vecchio blocco occidentale. L'Unione del 2017, a
27 membri, da est a ovest e da sud a nord ha una divergenza
d'intenti geopolitici sconosciuti finora. I Paesi dell'Europa
orientale guarderebbero certo con sospetto un blocco di vecchio
stampo occidentale e i Paesi dell'Europa meridionale, in primis
Italia e Spagna, non sarebbero più disposti a stare a guardare e
subire le politiche di rigore economico.
L'Italia, d'altro canto, punta a un "tridente"
Roma-Parigi-Berlino che abbia come orizzonte la crescita, un
Parlamento più forte nella zona euro e un controllo più
democratico a livello europeo, oltre a un fondo monetario europeo
con funzioni di stabilizzazione e sviluppo.
L'avvio di un processo di integrazione differenziata sta
ricevendo da più parti consenso, che porta però in sé aspetti
critici legati alla legittimità democratica e necessita pertanto
di un'ampia consultazione che tenga conto non solo dei governi e
delle istituzioni europee, ma riceva anche il consenso e i
suggerimenti delle istituzioni regionali, ponte indispensabile
per raggiungere la sponda dell'opinione pubblica. In tempi di
così grande disaffezione, andare avanti sulla strada
dell'integrazione senza aumentare la partecipazione democratica e
il ruolo delle Regioni (e dei Parlamenti regionali) e senza
sostenere lo sviluppo di uno spazio politico europeo
significherebbe minare ulteriormente la fiducia tra i governi e
quella dei cittadini nei confronti dei governi e delle
istituzioni europee.
Le Regioni europee, in particolare quelle con poteri legislativi
- ha concluso Iacop - hanno dunque la responsabilità di portare
avanti con forza l'idea non solo di un maggiore coinvolgimento
nei processi decisionali all'interno di ciascuno Stato, ma anche
l'idea che - in un'Europa così diversa, per dimensioni di paesi e
regioni, per aspetti culturali, per caratteristiche del tessuto
sociale ed economico - sia giunto il momento di discutere,
abbattendo il tabù, di far nascere un'istituzione europea con
poteri decisionali e rappresentativa del frastagliato sistema
regionale europeo. E ciò, a maggior ragione, in un processo di
integrazione differenziata dei Paesi dell'eurozona di cui fanno
parte tutti le Regioni legislative della Calre.
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