Garante: per i richiedenti asilo soluzioni nel quadro legale vigente
(ACON) Trieste, 24 ago - COM/CMC - Il Garante regionale per le
persone a rischio di discriminazione, Walter Citti, esprime
preoccupazione per il fatto che decine di richiedenti protezione
internazionale sono costretti alla condizione di senza fissa
dimora nei principali capoluoghi della Regione Friuli Venezia
Giulia, vivendo in condizioni di estrema marginalità. Ciò
contrasta con quanto previsto dalla normativa europea e nazionale
che obbliga le istituzioni a provvedere affinché i richiedenti
abbiano accesso a condizioni minime materiali di accoglienza fin
dal momento in cui manifestano la volontà di chiedere la
protezione internazionale.
Il Garante regionale ricorda, infatti, come detti obblighi di
accoglienza sussistano anche nei confronti di richiedenti
protezione internazionale per i quali venga aperta una procedura
di richiesta di presa in carico da parte di un altro Stato membro
UE competente per l'esame della domanda di asilo in base a quanto
previsto dal "Regolamento Dublino" quando risulti che il
richiedente, prima di giungere in Italia, abbia già presentato
una domanda di asilo in altro Paese membro UE, ovvero in altro
Stato membro UE questa richiesta sia stata già respinta, e questo
fino al momento dell'effettivo trasferimento nell'altro Stato
membro.
Pur comprendendo le esigenze, di per sé legittime, di tutela del
decoro urbano, Citti esprime preoccupazione per il fatto che,
nell'attuale contesto sociale e senza in alcun modo dubitare
dell'imparzialità ed equità nell'operato delle forze di polizia
locali, ordinanze e regolamenti comunali miranti a reprimere
situazioni di bivacco e stazionamento sul suolo pubblico
finiscano per sanzionare soprattutto richiedenti protezione
internazionale, quasi che essi debbano essere ritenuti
responsabili del loro disagio che ha origine innanzitutto nelle
insufficienti politiche pubbliche di accoglienza.
Pur comprendendo le difficoltà e degli sforzi compiuti verso un
sistema di accoglienza diffusa sul territorio, il Garante rileva
che nella nostra regione la percentuale dei Comuni che si fanno
carico dell'accoglienza di richiedenti protezione internazionale
è inferiore alla media nazionale, così come è inferiore alla
media nazionale il numero di posti disponibili presso il sistema
SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati)
rispetto alla popolazione complessiva, risultando quindi il
sistema di accoglienza troppo sbilanciato sui centri di
accoglienza di emergenza.
Il Garante ritiene che le problematiche relative alla gestione
dei flussi e alle presenze di richiedenti protezione
internazionale non si risolvono sanzionando chi è costretto a
situazioni di disagio derivanti dalla mancanza di condizioni
minime di accoglienza, perché in tal modo, in assenza di
alternative, le condizioni di disagio vengono a riprodursi
altrove e ad acuirsi ulteriormente a danno della dignità dei
diretti interessati e della sicurezza dell'intera collettività,
così come si accresce un generale clima di diffidenza,
stigmatizzazione e ostilità nei confronti dei richiedenti asilo e
dei cittadini stranieri in generale.
Riscontrando che una percentuale non trascurabile di richiedenti
protezione internazionale presenti nel FVG proviene da altri
Paesi dell'Unione europea, ove hanno transitato ovvero hanno
depositato precedenti istanze di asilo, il Garante rileva la
necessità di una soluzione della problematica nel quadro legale
offerto dal diritto vigente, ovvero nell'effettiva applicazione
di quanto previsto dal "Regolamento Dublino", che consente il
trasferimento e la presa di carico dei richiedenti asilo da parte
dello Stato membro competente entro i termini previsti.
A tale riguardo, il Garante regionale sottolinea che in base ai
dati forniti dall'Unità Dublino del Ministero dell'Interno, nel
corso del 2016, su più di 14.000 casi registrati dall'Italia di
richiedenti protezione internazionale i quali avevano già
depositato precedentemente un'istanza di asilo in un altro Paese
membro (i d.d. "Dublinati"), solo 61 (pari allo 0,4%) sono stati
effettivamente trasferiti nell'altro Paese membro competente.
D'altro canto, il Garante sottolinea come appaia certamente
auspicabile e anzi necessario che l'Italia decida di esaminare
una domanda di protezione internazionale presentata da un
cittadino di Paese terzo, anche se questa competerebbe, in base
ai criteri stabiliti dal Regolamento Dublino, a un altro Stato
membro, nel momento in cui quest'ultimo non assicuri i requisiti
minimi affinché una procedura di asilo possa ritenersi equa,
funzionale e rispettosa dei diritti umani fondamentali, così come
attualmente è il caso ad esempio di Paesi quali la Grecia,
l'Ungheria e la Bulgaria, in base a quanto riconosciuto anche
dalla giurisprudenza delle corti europee e del Consiglio di Stato
così come dalle raccomandazioni dell'ACNUR.
Il Garante regionale invita inoltre le istituzioni locali e
regionali ad investire senza pregiudizi nell'integrazione sociale
dei rifugiati a cominciare dalla formazione professionale e
linguistica, presupposto per l'inserimento lavorativo, anche
attraverso lo strumento dei lavori socialmente utili, nell'ottica
del perseguimento di una società più inclusiva e dunque
maggiormente coesa e sicura per tutti.