II Comm: audizione su lavoro frontaliero (1)
(ACON) Trieste, 16 nov - CMC - Il lavoro frontaliero,
assoggettato per sua natura a diversi ordinamenti fiscali e
assistenziali legati ai Paesi di appartenenza e ancora carente
nel sistema di controlli, tanto da sfociare spesso nel fenomeno
del "nero" o del "sommerso", è il tema affrontato nell'audizione
convocata dalla II Commissione del Consiglio regionale, alla
quale ha preso parte, alla presenza dell'assessore regionale
Loredana Panariti, una nutrita rappresentanza di soggetti
portatori di interessi, tra organizzazioni sindacali e di
categoria, enti e associazioni economiche, imprenditoriali e
commerciali.
L'obiettivo dell'incontro odierno - ha spiegato il presidente
dell'organismo consiliare, Alessio Gratton (Sel-FVG) è quello di
raccogliere ulteriori informazioni e riflessioni su un tema
significativo per il territorio, evidenziato anche nella recente
Risoluzione inerente l'istituzione del Pilastro europeo dei
diritti sociali che verrà posta all'attenzione della Conferenza
dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni, ai
parlamentari europei eletti in Friuli Venezia Giulia, al Comitato
delle Regioni, alle Assemblee legislative regionali italiane ed
europee e alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee
regionali europee-CALRE.
Uno degli aspetti critici evidenziato dalla Uil-FVG è la presenza
di un quadro normativo lacunoso, che impedisce di regolarizzare i
rapporti di lavoro e che presenta ripercussioni nei settori della
sicurezza sociale, della fiscalità e della legislazione del
lavoro.
Questi lavoratori - è stato sottolineato - sono assoggettati a
due autorità distinte e rischiano di essere schiacciate da due
normative nazionali che non sono collegate, né armonizzate. Sia
in ambito fiscale che in quello della sicurezza sociale e delle
misure di welfare, è poi il criterio della residenza a costituire
una discriminante e a provocare svantaggi e limitazioni.
Condividendo la fotografia della Uil, la Cisl-FVG ha quindi posto
l'attenzione sulla necessità di monitorare con maggiore
attenzione i flussi di lavoratori che, rispetto alle altre
regioni di confine, sono in evoluzione in Friuli Venezia Giulia:
qui si assiste al doppio lavoro frontaliero da e per l'Italia e
se prima il fenomeno era limitato a poche figure professionali,
oggi appare esteso anche a nuovi profili più specializzati in
ingresso, mentre viceversa i flussi verso Croazia e Slovenia sono
caratterizzati da professionisti che oltre confine accettano
mansioni non rispondenti alle proprie competenze.
Per migliorare le economiche di confine occorre ragionare sulla
mappatura dei flussi e monitorare le maglie del nero che appaiono
sempre più permeanti anche per la Cisal-FVG, mentre
l'Associazione nazionale dei datori di lavoro domestici
(AssindatColf) ha posto l'attenzione sui numeri: dei 16.500
lavoratori domestici che operano sul territorio quasi l'80% è
straniero e giunge da Slovenia, Croazia ma anche da altri Paesi
dell'Est Europa.
(immagini tv)
(segue)