CR: ddl pesca in acque interne, relatore maggioranza Boem (1)
(ACON) Trieste, 21 nov - CMC - Semplificazione delle procedure,
razionalizzazione delle risorse a disposizione, miglior efficacia
nell'azione di pianificazione, valorizzazione ai fini turistici
della pesca sportiva, integrazione delle istanze del mondo della
pesca sportiva con quelle di tutela dell'ambiente naturale
acquatico. Sono gli obiettivi cui si ispira il riordino della
disciplina della gestione della pesca nelle acque interne, primo
punto all'ordine del giorno dell'odierna seduta del Consiglio
regionale.
Il disegno di legge 228 - spiega Vittorino Boem (Pd), relatore di
maggioranza per l'Aula del provvedimento, è frutto di un lungo
percorso e risponde alla necessità di riformare un assetto
normativo datato e non più pienamente rispondente alla situazione
attuale del settore a livello regionale caratterizzata da un
drastico calo del numero di licenze e autorizzazioni per la pesca
sportiva, l'aumento dell'età media dei pescatori sportivi invece
e la frammentazione delle associazioni sportive di pesca, circa
300, e di organizzazioni federali di rappresentanza.
Cuore della riforma sono le norme che contemplano un
ammodernamento dell'Ente Tutela Pesca denominato ora Ente Tutela
Patrimonio Ittico - continua Boem - concepite per rendere più
efficace la sua attività e razionalizzare le risorse pubbliche,
che costituiscono circa il 31% delle entrate di bilancio (dati
2015), e mirano a incardinare la gestione del patrimonio ittico
in un quadro generale di tutela e valorizzazione degli ambienti
naturali acquatici.
Il ruolo della Regione viene rafforzato e semplificata la
burocrazia, seppure nel rispetto delle garanzie di protezione
delle risorse ittiche. Si dà inoltre un ruolo centrale alla
pianificazione, così come avvenuto recentemente con la riforma
dell'attività venatoria: il Piano di gestione ittica diviene il
quadro tecnico-scientifico di riferimento entro il quale agire.
La norma opera quindi, laddove possibile, un'armonizzazione tra
il settore ittico e quello venatorio, per quanto riguarda il
processo di attuazione delle politiche di settore.
All'Ente tutela patrimonio ittico competono le funzioni
riguardanti l'attuazione operativa delle politiche regionali in
materia di pesca nelle acque interne, la gestione degli impianti
regionali, la collaborazione con società e associazioni,
l'adozione del Piano di gestione ittica, il monitoraggio
ambientale, il rilascio delle licenza di pesca sportiva e
professionale, l'adozione del programma delle immissioni, le
attività didattiche e la vigilanza sull'esercizio di pesca.
La nuova struttura prevede la figura di un direttore generale,
nominato dalla Giunta, cui compete il raggiungimento degli
obiettivi e un di Comitato ittico, organo consultivo che si dovrà
esprimere sugli atti principali dell'Ente, presieduto
dall'assessore competente, e composto da tre funzionari
provenienti dalle Direzioni risorse ittiche, biodiversità e
risorse idriche, sei rappresentanti eletti dai pescatori
sportivi, un rappresentante dei pescatori professionali, e
rappresentanti designati da: associazione nazionale di
riferimento del settore, operatori ittici volontari, guardie
giurate volontarie, associazioni ambientaliste riconosciute,
Istituto zooprofilattico, Università regionali, ARPA e Consorzi
di bonifica.
(immagini tv)
(segue)