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CR: leggi finanziarie, relatore di minoranza Cargnelutti (5)

12.12.2017
12:21
(ACON) Trieste, 12 dic - CMC - Ultima di questa legislatura, per Paride Cargnelutti (AP) la manovra di bilancio diviene un'occasione per tirare le somme di cinque anni di governo regionale a guida Serracchiani e, senza entrare nel merito delle singole poste - che saranno approfondite o contestate con eventuali emendamenti - ha tracciato una sintesi delle principali questioni politiche che inevitabilmente si riverberano anche sui documenti economico finanziari. Se infatti questa è la "finanziaria dell'addio", nella sostanza replica un filone ripetuto come un mantra negli ultimi anni, quello cioè delle "molte spese correnti e dei pochi investimenti". E non pensiamo che solo con le spese correnti si possa tornare alla condizione precedente alla crisi.

Inquadrando la situazione a livello nazionale e individuando le cause che hanno portato a una generale e costante diminuzione degli investimenti pubblici, Cargnelutti ha osservato come a livello regionale le riforme strutturali nella sanità e negli enti locali e il generale aumento della legislazione, abbiamo complicato e ingessato ulteriormente il contesto burocratico complessivo. Per incapacità o mentalità, è mancato un vero rilancio dell'economia, è mancato il coraggio delle scelte. L'ultima manovra di bilancio, in assoluta continuità con il passato, appare quindi "quasi una noia": è per il consigliere di AP, come aver pulito una casa senza arieggiarla e nella quale la polvere, invece di gettarla, è stata nascosta sotto i tappeti. Chi verrà a maggio 2018 - ha proseguito - si ritroverà la casa in ordine, ma si dovrà dare da fare "per rimediare all'immobilismo di cinque anni negli investimenti, alla briglia sciolta nella spesa corrente e al recupero di efficacia di riforme applicate a tavolino senza alcun contatto con la realtà".

Ritenendo poi che la specialità della Regione sia stata dimenticata, o peggio, svenduta, Cargnelutti ha ricordato come si sarebbe potuto introdurre il regime di pareggio di bilancio attraverso una norma di attuazione statutaria e non con una semplice legge regionale ordinaria. Si è sprecata inoltre, con il governo nazionale, l'occasione di disciplinare con norma statuaria le modalità applicative della fiscalità di sviluppo del 2014, "che rimangono lettera morta a tre anni dalla pubblicazione del relativo decreto". Non vi sono poi giustificazioni per non aver tenuto la barra dritta sull'adozione di un nuovo patto Stato-Regione in materia di rapporti finanziari. Quello delle relazioni finanziarie con lo Stato è una nota dolente ancora non definitiva che necessita di proposte precise. Il patto scaduto è un dato negativo - ha detto Cargnelutti e dobbiamo trovare la forza, in un momento complicato di generale ritorno al neocentralismo, di individuare quegli elementi che facciano nuovamente pesare la nostra specialità.

Un ulteriore affondo è dedicato poi alle riforme, a iniziare dalla sanità e dagli enti locali. Cargnelutti ha riportato le cifre dichiarate dall'Esecutivo e legate ai risparmi strutturali derivanti dalla soppressione delle Province, domandandosi - richiesta formalizzata anche attraverso un'interrogazione - chi abbia assunto le spese derivanti dalla soppressione delle Province considerato che i dipendenti degli enti non sono stati ovviamente licenziati.

I fatti hanno dimostrato che le riforme non le fanno più le minoranze - ha detto - oggi riforme vanno condivise, riguardano tutti e non devono essere imposte. Quanto alle proposte emendative, si punta a incidere su investimenti, edilizia, montagna, famiglia, sanità ed enti locali, e a proporre modifiche specifiche volte a risolvere specifiche situazioni ancora irrisolte, come quella che interessa l'Aussa Corno.

(immagini tv)

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