CR: leggi finanziarie, relatore di minoranza Cargnelutti (5)
(ACON) Trieste, 12 dic - CMC - Ultima di questa legislatura,
per Paride Cargnelutti (AP) la manovra di bilancio diviene
un'occasione per tirare le somme di cinque anni di governo
regionale a guida Serracchiani e, senza entrare nel merito delle
singole poste - che saranno approfondite o contestate con
eventuali emendamenti - ha tracciato una sintesi delle principali
questioni politiche che inevitabilmente si riverberano anche sui
documenti economico finanziari. Se infatti questa è la
"finanziaria dell'addio", nella sostanza replica un filone
ripetuto come un mantra negli ultimi anni, quello cioè delle
"molte spese correnti e dei pochi investimenti". E non pensiamo
che solo con le spese correnti si possa tornare alla condizione
precedente alla crisi.
Inquadrando la situazione a livello nazionale e individuando le
cause che hanno portato a una generale e costante diminuzione
degli investimenti pubblici, Cargnelutti ha osservato come a
livello regionale le riforme strutturali nella sanità e negli
enti locali e il generale aumento della legislazione, abbiamo
complicato e ingessato ulteriormente il contesto burocratico
complessivo. Per incapacità o mentalità, è mancato un vero
rilancio dell'economia, è mancato il coraggio delle scelte.
L'ultima manovra di bilancio, in assoluta continuità con il
passato, appare quindi "quasi una noia": è per il consigliere di
AP, come aver pulito una casa senza arieggiarla e nella quale la
polvere, invece di gettarla, è stata nascosta sotto i tappeti.
Chi verrà a maggio 2018 - ha proseguito - si ritroverà la casa in
ordine, ma si dovrà dare da fare "per rimediare all'immobilismo
di cinque anni negli investimenti, alla briglia sciolta nella
spesa corrente e al recupero di efficacia di riforme applicate a
tavolino senza alcun contatto con la realtà".
Ritenendo poi che la specialità della Regione sia stata
dimenticata, o peggio, svenduta, Cargnelutti ha ricordato come si
sarebbe potuto introdurre il regime di pareggio di bilancio
attraverso una norma di attuazione statutaria e non con una
semplice legge regionale ordinaria. Si è sprecata inoltre, con il
governo nazionale, l'occasione di disciplinare con norma
statuaria le modalità applicative della fiscalità di sviluppo del
2014, "che rimangono lettera morta a tre anni dalla pubblicazione
del relativo decreto". Non vi sono poi giustificazioni per non
aver tenuto la barra dritta sull'adozione di un nuovo patto
Stato-Regione in materia di rapporti finanziari. Quello delle
relazioni finanziarie con lo Stato è una nota dolente ancora non
definitiva che necessita di proposte precise. Il patto scaduto è
un dato negativo - ha detto Cargnelutti e dobbiamo trovare la
forza, in un momento complicato di generale ritorno al
neocentralismo, di individuare quegli elementi che facciano
nuovamente pesare la nostra specialità.
Un ulteriore affondo è dedicato poi alle riforme, a iniziare
dalla sanità e dagli enti locali. Cargnelutti ha riportato le
cifre dichiarate dall'Esecutivo e legate ai risparmi strutturali
derivanti dalla soppressione delle Province, domandandosi -
richiesta formalizzata anche attraverso un'interrogazione - chi
abbia assunto le spese derivanti dalla soppressione delle
Province considerato che i dipendenti degli enti non sono stati
ovviamente licenziati.
I fatti hanno dimostrato che le riforme non le fanno più le
minoranze - ha detto - oggi riforme vanno condivise, riguardano
tutti e non devono essere imposte.
Quanto alle proposte emendative, si punta a incidere su
investimenti, edilizia, montagna, famiglia, sanità ed enti
locali, e a proporre modifiche specifiche volte a risolvere
specifiche situazioni ancora irrisolte, come quella che interessa
l'Aussa Corno.
(immagini tv)
(segue)