Consiglio regionale: capigruppo incontrano sindaci delle Uti
(ACON) Trieste, 15 dic - RCM - La riforma degli enti locali
dettata dalla legge regionale 26/2014 istitutiva delle Unioni
territoriali intercomunali ha luci e ombre, ma è divenuta
operativa ed è basandoci su di essa che noi sindaci oggi stiamo
prendendo le nostre decisioni. Siamo a chiedervi di non
stravolgerla con la prossima legislatura, di lasciare la certezza
della sua operatività, di non modificarne l'impianto che ci
permette di individuare precisi percorsi di sviluppo del
territorio e di messa in rete dei servizi, perché è una macchina
ormai avviata.
E' quanto ha chiesto il sindaco di Palmanova, Francesco Martines,
a nome dei 160 sindaci che hanno deciso di applicare appunto la
LR 26/2014. Con lui, una quindicina di altri sindaci ricevuti dal
presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop, e dai
capigruppo consiliari affiancati da diversi colleghi.
La legge dice che le risorse vanno gestite su base comprensoriale
- ha aggiunto Martines -, ma se quando l'Uti si riunisce ci sono
sindaci che non si presentano, e non lo fanno mai pur avendo
diritto di parola o di voto, perché hanno deciso che il loro
Comune non aderisce all'Unione, come dovrebbero comportarsi tutti
gli altri? Vi chiediamo, durante la campagna elettorale delle
elezioni regionali del prossimo anno, di assicurarci che non
modificherete la riforma in atto perché consente ai piccoli
centri di condividere i servizi al cittadino delle realtà
municipali più grandi, ve lo chiediamo per dare certezze ai
nostri cittadini.
Per noi - gli ha fatto eco il sindaco di Maniago, Andrea Carli,
presidente dell'Uti Valli e Dolomiti Friulane - è importante
mettere a sistema i servizi perché siamo un territorio vasto.
Inoltre abbiamo un problema di carenza del personale tale per cui
senza la Uti alcuni Comuni sarebbero costretti a chiudere, invece
grazie ad essa abbiamo potuto fare 8 concorsi. Vi chiediamo di
agire e legiferare secondo una logica territoriale e non
meramente politica. Noi siamo per l'Area vasta, per lo sviluppo
comune del territorio, per ragionamenti da fare tutti assieme.
Primo a rispondere, il capogruppo di AP, Alessandro Colautti, il
quale, sottolineata l'irritualità dell'incontro, ha difeso
l'operato dell'opposizione affermando scelte fatte al di là
dell'aspetto politico, ma sempre attente alle esigenze dei
piccoli Comuni. L'aspetto dello sviluppo territoriale - ha
aggiunto - è stato affrontato troppo velocemente perché proposto
sulla base di richieste già preconfezionate. Invece deve essere
uno sviluppo per tutto il territorio, i soldi devono essere
distribuiti anche alle realtà che sono fuori dall'Uti. Noi
abbiamo posto la questione in un emendamento alla legge di
stabilità che è stato accantonato, vedremo cosa diventerà.
Ci chiedono di tener conto delle difficoltà dell'amministrare il
bene pubblico - ha sottolineato Pietro Piaviotti, capogruppo dei
Cittadini - e di fare in modo che le loro fatiche non vadano
vanificate. La necessità di lavorare assieme, tra più Comuni, è
una cosa che risale a 30 anni fa. E quando la Regione impose loro
di unirsi per il sociale non glielo chiese, ma li obbligò a
farlo. Biasutti allora impose la raccolta dei rifiuti
intercomunale, non la suggerì, e fu una fatica, ci furono
lamentele che però furono superate e oggi nessuno tornerebbe
indietro.
Questa faccenda è iniziata con la legge regionale 10/1988 sul
riordino istituzionale della Regione e la devoluzione di funzioni
agli enti locali - ha puntualizzato Riccardo Riccardi, capogruppo
di FI -. Voi oggi parlate di dialogo e armonia, ma non è così
ovunque. E quando si stanziano 100 milioni di euro per il
triennio 2018-2020 per chi sta nelle Uti ma non per chi ne è
fuori, non è un bel modo di dialogare ma gettare le basi di una
imposizione. Quanto al personale, se le regola restano in capo
allo Stato, non risolviamo certo la cosa con qualche dirigente in
più.
Sapevamo di mettere mano a uno dei settori più delicati della
Regione - ha detto Diego Moretti, capogruppo del Pd - e abbiamo
agito anche seguendo le indicazioni giunte da voi sindaci. Da
parte mia, auspico che il dialogo non si interrompa e che,
invece, finisca le guerriglia tra sindaci in nome della
democrazia. Sappiamo che degli aggiustamenti sono sempre
necessari, ma anche che arrivano solo dopo che le leggi vengono
applicate.
Una richiesta strana - l'ha definita Elena Bianchi, capogruppo
M5S - perché noi legiferiamo sul presente, non possiamo farlo su
ciò che ancora non è, e abbiamo sempre lasciato aperto il dialogo
con tutti. Va bene chiedere pro futuro, ma credo che ciò dovrebbe
avvenire in un'altra sede.
Da ultimo, Giulio Lauri per Sel-FVG ha ribadito una disponibilità
sempre data al dialogo per raccogliere le richieste dei
territori, anche se questo è stato tradotto da alcuni come il
segnale di qualcosa che non funzionava, mentre per altri è stato
il segnale di una voglia di miglioramento. Sul personale, forse
si doveva analizzare di più la questione e avere così esiti
diversi.