Patto Aut: Moretuzzo-Bidoli, specialità, piano investimenti e montagna
(ACON) Trieste, 7 giu - COM/CMC - Rappresentare prima di tutto
gli interessi del Friuli-Venezia Giulia, smarcandosi dalla
"sindrome del governo amico" che ha caratterizzato le ultime due
legislature regionali. È l'invito che il capogruppo del Patto per
l'Autonomia in Consiglio regionale Massimo Moretuzzo ha rivolto
al presidente della Regione Massimiliano Fedriga nel corso del
dibattito sul programma di governo.
Moretuzzo ha sottolineato la vaghezza dei contenuti dello stesso,
che si è rivelato un insieme di slogan recuperati dalla campagna
elettorale (come sul tema dei migranti), di titoli ed
enunciazioni, ma che non contiene alcun riferimento alla
situazione difficile che sta vivendo da oltre dieci anni il
Friuli-Venezia Giulia con un Pil diminuito di quasi 2 punti
rispetto al resto d'Italia.
Quale, dunque, la visione del Friuli di domani per il nuovo
esecutivo regionale? Moretuzzo invita a ragionare su "un piano
straordinario di investimenti legato a un modello di sviluppo
differente e sostenibile, fondato sul capitale territoriale,
sulle peculiarità storico-linguistiche. Abbiamo uno strumento
eccezionale: la nostra specialità, messa a rischio dagli accordi
finanziari stretti dalla Regione con lo Stato, e che va invece
rilanciata". E proprio sulla rinegoziazione di quegli accordi si
è concentrata l'attenzione del Gruppo consiliare del Patto per
l'Autonomia, che - ha ricordato Moretuzzo - ha chiesto con una
mozione l'istituzione di una Commissione d'inchiesta, in seno
all'assise regionale, sui rapporti finanziari intercorsi tra
Stato e Regione nelle legislature Tondo e Serracchiani con
l'obiettivo di fare chiarezza su cifre ed effetti degli stessi,
che hanno inciso pesantemente sulla capacità di spesa della
Regione. Tra le partite decisive da giocare per il futuro,
Moretuzzo ha evidenziato quella sulla programmazione europea
2021-2027.
Nelle dichiarazioni programmatiche del presidente Fedriga mancano
"indicazioni puntuali sulla strategia per il raggiungimento degli
obiettivi indicati", ha esordito Giampaolo Bidoli. In attesa di
indicazioni puntuali, Bidoli ha sottolineato, in materia di enti
locali, la necessità di ricostruire un vero patto tra i territori
per non creare posizioni subalterne, "che permetta di far
emergere nuovamente il senso di utilità di una autonomia che
appare sostanzialmente perduta, nel rispetto delle identità e
valorizzazione delle specificità".
Tra i territori, sarà, però, necessario avere un occhio di
riguardo per la montagna, "dove vive il 5% della popolazione del
Friuli-Venezia Giulia, ma che occupa quasi il 43% del territorio
regionale. Come Patto per l'Autonomia - ha aggiunto Bidoli -,
chiediamo che si preveda una seria discussione sul tema
dell'idroelettrico, in particolare sulle piccole, ma ancor di più
sulle grandi derivazioni, dove i benefici generati da questi
"sfruttamenti" vengono intascati da colossi che risiedono al di
fuori dalla nostra regione e lasciano le briciole ai territori
interessati. Le prossime scadenze delle concessioni governative
ci impongono di esercitare la nostra autonomia al fine di trovare
comunque il modo di gestire questo enorme patrimonio.
La nostra montagna, e la regione intera, vanno ripensate come
"cantiere" sempre attivo e in fermento, con risorse che generano
benessere collettivo". Tra gli altri punti toccati da Bidoli,
l'alleggerimento della burocrazia tra enti pubblici e tra enti e
imprese e l'immigrazione, tenendo conto che "militarizzando il
territorio non si risolvono le cose e che si debba distinguere
tra ospitalità e accoglienza".