V Comm: ddl funzioni delle Uti, le audizioni (2)
(ACON) Trieste, 26 giu - RCM - Raccogliendo una specifica richiesta
giunta dal centrosinistra, in primis da Furio Honsell di Open
Sinistra FVG e Franco Iacop del Pd, la V Commissione consiliare
ha chiamato in audizione i soggetti maggiormente coinvolti dalla
disposizione prevista nel disegno di legge n. 3, ovvero il
superamento dei termini per il completamento dell'esercizio
associato obbligatorio di funzioni comunali.
Il 14 giugno scorso - aveva così detto per primo in apertura di
seduta il presidente del Consiglio delle autonomie locali (Cal),
Andrea Carli - non è stato raggiunto il voto favorevole della
maggioranza dei presenti (8 sì e 20 astensioni) e dunque il
disegno giuntale n. 3, che ha la finalità di eliminare l'attuale
termine del 1° luglio 2018 fissato per il completamento
dell'attivazione della gestione associata in Uti di tutte le
funzioni elencate nell'articolo 26 della legge regionale 26/2014
che istituisce le Uti stesse, non ha ottenuto il consenso del
Cal. Il ddl pone in capo all'assemblea dell'Unione il potere di
individuare tale termine. La discussione nel Cal ha registrato le
posizioni dei favorevoli e di chi, invece, non vuole che il
posticipo sia lasciato in capo alle Uti, ma sia decisa una data
certa. Da parte di tutti, comunque, c'è la necessità di capire
quale sarà il quadro di ridefinizione delle Unioni e in generale
della riforma degli enti locali prospettata dalla Giunta,
l'ipotesi dei commissariamenti e non da ultimo la destinazione
dei fondi già concordati alle intese in essere. E su questo siamo
stati molto soddisfatti delle rassicurazioni dateci
dall'assessore Roberti.
Uscendo dal mandato di presidente del Cal, Carli ha poi affermato
che, a suo dire, si è data molta voce ai sindaci che non hanno
aderito alle Uti e poca alle esperienze positive di coloro che vi
fanno parte. Perché non si può parlare solo di servizi condivisi
- ha spiegato - ma di intero sviluppo del territorio, oltre al
fatto che i commissariamenti tolgono potere decisionale ai
sindaci. Speriamo che ci chiamiate a far vedere cosa abbiamo
fatto grazie alla legge 26 in questi 3 anni - ha chiosato -. Le
assicuro - gli ha subito risposto il presidente della V
Commissione, Diego Bernardis (Lega) - che ci saranno altre
audizioni sull'argomento.
Il presidente dell'Associazione dei Comuni (Anci) FVG, Mario
Pezzetta, ha detto che la norma non li vede contrari, ma ritiene
che saranno necessari altri momenti di confronto. Soprattutto
confida che si vorrà tenere in giusta considerazione ciò che
funziona rispetto a ciò che va rivisto, che si pensi a un
adeguamento dei sistemi informativi integrati, che si riveda il
principio di sussidiarietà con quello di adeguatezza
organizzativa. D'accordo nel rimettere mano al sistema
istituzionale regionale, ma dipende da quali saranno i contenuti.
Perché se si vuole creare un nuovo ente di area vasta, allora è
meglio pensare a una legge a sé stante, dove i Comuni restino
centrali e siano valorizzate le loro funzioni. Inoltre, ciò che
l'Anci chiede è che sia garantita la libertà di associazione,
senza trasformarla nel paradosso che oggi si penalizza chi resta
fuori ma domani si fa lo stesso con chi si è speso per unirsi.
Nulla questio sullo spostamento di data per il presidente
dell'Unione dei Comuni montani (Uncem) FVG, Ivan Buzzi, in quanto
incide relativamente rispetto alla riforma generale. Negativo,
invece, l'atteggiamento verso l'emendamento preannunciato dalla
Giunta al ddl n. 3 con il quale si vuole l'allargamento del
Consiglio delle Autonomie locali ai Comuni non aderenti alle Uti,
includendo i Comuni più popolosi di ciascun territorio (Codroipo,
Gemona, Monfalcone, Sacile, San Daniele e Tarvisio), oltre al
presidente di Anci FVG e, per le questioni di competenza, alle
rappresentanze delle comunità linguistiche. In questo caso, Buzzi
ha affermato la necessità che vi prenda parte anche l'Uncem con
diritto di voto come l'Anci, e ha parlato di mancanza di
equilibrio interno al Cal perché i 106 Comuni montani, piccoli
per antonomasia, sarebbero penalizzati dalla presenza di 6 nuovi
grandi Comuni, che farebbero perdere loro la rappresentatività.
Perciò proponiamo che partecipino al Cal altri 2 Comuni montani
al di sotto dei 1.000 abitanti, riportando così la
rappresentatività della montagna vicina al 40%.
Siamo favorevoli al rinvio e alla non sospensione della legge 26
in attesa della sua riforma, sulla quale ci esprimeremo quando la
vedremo - ha detto il presidente della Comunità linguistica
friulana, Diego Navarria -. Centralità e autonomia in capo ai
singoli Comuni sono l'unico principio che auspichiamo già da ora.
A nome dei 54 Comuni rimasti fuori dalle Uti ha parlato Pierluigi
Molinaro, assessore del Comune di Forgaria nel Friuli. La nostra
speranza - ha detto - è che la legge sia abrogata completamente.
Se è vero che volete modificare la legge, allora fermate i
trasferimenti di funzioni nonché le assunzioni dei direttori
generali delle Uti. Siamo arrivati a sollevare la questione delle
Uti di fronte a un tribunale perché è mancato il dialogo con la
controparte politica. Le Unioni dei Comuni devono essere
concordate, nascere volontarie, e vi devono restare fuori i
capoluoghi di Provincia, i grandi Comuni, perché hanno problemi
diversi dai piccoli. Le aggregazioni vanno bene, ma tra
dimensioni adeguate. Bisogna vedere cosa non ha funzionato della
legge e fare un percorso partecipato per la riforma, o si creerà
una nuova spaccatura. Bisogna riequilibrare la parte finanziaria
dei Comuni fuori dalle Uti, togliere dalla LR 26 ogni riferimento
a qualunque forma di obbligatorietà e ogni attribuzione alle Uti
di compiti di area vasta.
A parlare sono stati infine Walter Bandelj, presidente della
Confederazione delle organizzazioni slovene (Sso), e Rudi Pavsic,
presidente dell'Unione culturale economica slovena (Skgz). Il
primo ha lamentato soprattutto la mancanza del bilinguismo nelle
Uti, con le denominazioni che dovrebbero essere garantite anche
in lingua slovena ma così non è, e un problema con le linee di
demarcazione in quanto nelle Uti entrano a far parte anche Comuni
che non rientrano tra quelli tutelati dalla legge per le
minoranze. Il secondo ha affermato la penalizzazione dei piccoli
Comuni all'interno delle Unioni rispetto a quelli grandi e visto
che la minoranza slovena è presente prevalentemente in quelli
piccoli, viene penalizzata due volte.
(foto; immagini tv)
(segue)