Patto: la Regione si schieri contro il CETA
(ACON) Trieste, 18 lug - COM/CMC - La Regione Friuli Venezia
Giulia si schieri contro il CETA. Lo chiedono Massimo Moretuzzo e
Giampaolo Bidoli del gruppo consiliare del Patto per l'Autonomia,
a commento delle notizie apparse sulla stampa in questi giorni
sull'accordo di libero scambio fra Europa e Canada entrato in
vigore in modo provvisorio il 21 settembre 2017 e ora in fase di
ratifica da parte dei Paesi membri Ue.
Moretuzzo e Bidoli sollecitano una presa di posizione
responsabile della Regione su quale tipo di commercio sia il più
adatto a difendere i diritti e la salute dei cittadini, ad
accogliere le esigenze dell'ambiente e delle comunità locali.
"In Italia - dichiara il capogruppo Massimo Moretuzzo -, 13
Regioni hanno preso formalmente posizione contro il CETA, e ben
141 Comuni del Friuli Venezia Giulia hanno deliberato un ordine
del giorno contrario all'adesione dell'Italia a questo accordo di
libero scambio. Visto che l'attuale Governo statale si è
schierato in questo senso, ci aspettiamo che la Giunta regionale
esca dall'ambiguità ed esprima il suo dissenso a un accordo che
penalizzerebbe fortemente le nostre aziende e la salute dei
nostri cittadini.
Il "no" al CETA - prosegue Moretuzzo - è un passo fondamentale
verso la difesa di un modello agricolo che deve necessariamente
difendere le produzioni locali, in un'ottica di sostenibilità
ambientale, di salubrità dei cibi e di valorizzazione delle
eccellenze del nostro territorio".
L'impianto del trattato - contro il quale si è sollevato un coro
di contrarietà - è favorevole soprattutto ai grossi gruppi
commerciali, andando a colpire le piccole aziende locali, a
rischio chiusura. In tal modo, a fronte di un guadagno di breve
periodo concentrato solo in alcuni settori e sulle imprese più
grandi, si rischierebbe di favorire in maggior parte le
importazioni di prodotti canadesi, penalizzando il Made in Italy,
le produzioni locali. Il tutto in una cornice di scarsi standard
qualitativi e di sicurezza, della mancanza di un sistema di
regole che tuteli i consumatori e che assicuri evidenza e
trasparenza sull'origine delle materie prime.
Dati Eurostat mostrano inoltre come l'export italiano in Canada
non abbia subito sostanziali variazioni a seguito
dell'approvazione del CETA da parte del Parlamento europeo. E se
qualche settore ha guadagnato dall'entrata in vigore del
trattato, si sono registrati, però, danni all'export di grana e
parmigiano, segnalati da Coldiretti.