FI: Piccin, su alloggi Ater occorre guardare i numeri
(ACON) Trieste, 14 ago - COM/CMC - "Forza Italia sosterrà ogni
proposta di modifica dell'attuale normativa in materia di
assegnazione di alloggi popolari che sia fondata sul buon senso e
su criteri di priorità e civiltà".
Così interviene Mara Piccin, consigliera pordenonese di Forza
Italia, in merito al dibattito sviluppato in questi giorni
sull'argomento: "Il passaggio dal calcolo del reddito Irpef agli
indicatori Isee, introdotto e applicato negli ultimi anni, non si
è dimostrato utile a rendere giustizia nelle situazioni di
disequilibrio tra nuclei familiari nell'accesso agli alloggi
Ater. Ha invece creato discriminazioni in danno dei cittadini.
"La tematica non è nuova a Forza Italia - ricorda Piccin -. In
sede di presentazione dell'ultimo bilancio sociale Ater, i dati
avevano raccontato un quadro ben diverso rispetto a quello
rappresentato dall'allora Giunta Serracchiani. Prendendo, ad
esempio, la provincia di Udine si evinceva che nel 2015 la
percentuale di nuovi inquilini stranieri era del 35% (33%
extracomunitari e 2% comunitari), mentre nel 2016 il dato era già
salito al 48%. Un aumento di 13 punti percentuali quindi.
"Con i requisiti di accesso attualmente in vigore risulta assai
arduo per un cittadino italiano arrivare nelle graduatorie per
ottenere un alloggio popolare, creando situazioni al limite della
discriminazione. Basti considerare che gli stranieri - prosegue
l'esponente azzurra - possedendo un ISEE inferiore e più figli,
risultando dunque maggiormente favoriti.
"In un'ottica di buon senso e civiltà - ricorda Piccin - in sede
di Finanziaria 2017 veniva presentato un emendamento dalle fila
di Forza Italia, che fu poi bocciato dall'allora maggioranza di
centrosinistra. Si prevedeva di aggiungere tra i requisiti per
accedere agli alloggi di edilizia sovvenzionata la presenza, nel
nucleo familiare, di soggetti che avessero versato contributi da
lavoro allo Stato italiano in maniera continuativa, sull'esempio
di altre regioni. Tale previsione non avrebbe danneggiato i
disoccupati o i precari, atteso che sarebbe risultato sufficiente
dimostrare un livello minimo di continuità contributiva per
vedersi riconosciuto il titolo di preferenza rispetto alla
popolazione immigrata stanziata nel nostro territorio e che non
ha mai lavorato.
"Serve tutelare le numerosissime coppie di giovani italiani che,
senza una casa, non possono costruirsi una famiglia e fare figli
- conclude Piccin - e anche le persone non più giovani che hanno
lavorato e pagato le tasse tutta la vita".