M5S: Ussai, no a ulteriore privatizzazione sanità regionale
(ACON) Trieste, 18 set - COM/CMC - Il capogruppo del M5S Andrea
Ussai, esprime preoccupazione in merito al possibile ampliamento,
nella sanità regionale, dell'accreditamento dei privati.
"Durante gli ultimi anni di governo del centro sinistra - afferma
il consigliere pentastellato - abbiamo assistito a una
privatizzazione strisciante della sanità regionale con la
chiusura di diversi ambulatori, centri prelievo e pronto soccorso
pubblici affidati a una gestione privata e all'aumento delle
risorse economiche destinate ai privati cosiddetti convenzionati,
per cercare di incidere sull'annoso problema delle liste di
attesa. Da oggi, stante le dichiarazioni dell'assessore Riccardi
"dopo un'analisi approfondita dei costi- benefici l'ampliamento
dell'accreditamento dei privati in sanità non sarà più un tabù",
si apre così in maniera indiscriminata a chi, oltre alla tutela
della salute del cittadino, ha come finalità il profitto.
"Sarà inevitabile quindi - sostiene Ussai - la crescita del
privato a scapito del servizio sanitario pubblico soprattutto in
una regione dove, come ha evidenziato la Corte dei Conti, "il
sistema regionale trova difficoltà nel fare proprio un sistema di
trasparente rendicontazione delle attività quale base di
confronto tesa al miglioramento del rapporto costi/benefici delle
attività svolte.
"Auspichiamo - aggiunge - che prima di qualsiasi manovra la
maggioranza ponga rimedio alle inefficienze del SSR dovute alla
perdurante logica della lottizzazione politica nelle nomine, ai
conflitti di interesse e all'incidenza di una riforma sanitaria e
di una sua applicazione che sono riuscite contemporaneamente ad
aumentare i costi e a peggiorare i servizi e le strutture in
dotazione, con un decremento di impianti, apparecchiature e
attrezzature disponibili diminuendo la concorrenzialità nel
confronto con le altre regioni, ma anche - sottolinea il
consigliere Ussai - con le strutture private, che per molte
prestazioni specialistiche e strumentali continuano ad essere più
competitive per costi e tempi di attesa rispetto al pubblico".
"La soluzione non può essere quella di affidare al privato larghe
fette del Servizio sanitario regionale, ma piuttosto di eliminare
tutte quelle storture legislative e gestionali che alimentano lo
spreco di risorse, senza in realtà rispondere ai bisogni di
salute dei cittadini" - afferma Ussai citando a titolo di esempio
il depotenziamento dell'ospedale di Latisana dove, ricorda il
consigliere, "continua l'esodo di personale, i professionisti
rimasti sono allo stremo delle forze, si coprono ancora i turni
con costosissimi "gettonisti" (circa 900 per 12 ore) e si
organizzano servizi di dubbia utilità come la gestione dei codici
bianchi in Pronto Soccorso tramite cooperative".