VI Comm: da ass. Rosolen quadro comparto regionale istruzione
(ACON) Trieste, 10 ott - CMC - Seicento docenti in meno rispetto
all'organico previsto, 98 dirigenti scolastici su 171, 14 scuole
senza direttore dei servizi generali e amministrativi (Dsga),
personale per il sostegno ai bisogni educativi speciali (Bes)
coperto solo per il 60%, il 40% in meno del personale
amministrativo, tecnico e ausiliario degli istituti (Ata) e un
Ufficio scolastico regionale, declassato nel 2014, che è passato
da 133 a una sessantina di unità.
Sono solo alcuni numeri legati al comparto regionale
dell'istruzione riferiti oggi in VI Commissione consiliare,
dall'assessore regionale Alessia Rosolen.
Una situazione emergenziale - ha detto Rosolen nel corso
dell'audizione svolta dall'organismo consiliare presieduto da
Giuseppe Sibau (Progetto FVG/Ar) - che stiamo affrontando a
livello nazionale con il ministero competente, per colmare le
gravi carenze d'organico e rimediare alle problematiche sorte in
seguito al declassamento dell'Ufficio scolastico regionale.
Contestualmente - ha proseguito l'assessore - stiamo lavorando
alla modifica della legge regionale 13/2018 in materia di diritto
allo studio e potenziamento dell'offerta formativa del sistema
scolastico regionale, per integrare le norme e sostenere con ogni
strumento possibile le nostre scuole.
Sullo sfondo, e prime valutazioni sono state avviate in tal senso
dalla Giunta regionale, vi è poi il tema della regionalizzazione
del comparto, a partire proprio dalle funzioni che verrebbero
acquisite dall'Ufficio scolastico regionale in attuazione al
Titolo V sull'autonomia, come previsto dalle norme statutarie.
Un percorso - ha spiegato Rosolen -, quello sulle norme di
attuazione dello Statuto per il trasferimento di funzioni in
materia di istruzione non universitaria, fermo alla riunione
della Commissione paritetica del 2016 e per il quale ancora si
attende il parere della suddetta Commissione e l'eventuale e
conseguente deliberazione del Consiglio dei ministri.
E' importante ora - ha aggiunto l'assessore - comprendere e
avviare una riflessione comune sul livello di regionalizzazione
dell'istruzione e definire, anche alla luce di quanto stanno
attuando sul tema, dopo l'esito referendario, Lombardia, Veneto
ed Emilia Romagna e senza trascurare i costi (la piena autonomia
scolastica sfonderebbe la soglia dei 900 milioni solo per la
gestione del personale) e i tempi lunghi del percorso.
Intervenendo nel dibattito, Mauro Capozzella (M5S) ha posto
l'attenzione sui direttori dei servizi generali e amministrativi,
la cui carenza è definita allarmante, mentre Stefano Turchet
(Lega) ha invitato a prendere quale punto di riferimento non solo
regioni numericamente e geograficamente più vaste come Lombardia,
Veneto ed Emilia-Romagna, ma anche il modello di gestione
autonoma attuato delle Province di Trento e Bolzano.
Ulteriori approfondimenti sull'orientamento della Giunta e la
politica che si intende avviare in materia sono stati richiesti
dai consiglieri Massimo Moretuzzo (Patto per l'Autonomia) e
Chiara Da Giau (Pd), che auspicato l'avvio di interventi in
settori che sono già di competenza regionale come edilizia
scolastica, diritto allo studio e infrastrutturazione degli
istituti e che richiederebbero anch'essi un potenziamento.
Cristiano Shaurli (Pd) ha quindi osservato che le carenze
attuali, pur credendo in un percorso federale e di autonomia, non
si riuscirebbero a coprire con la regionalizzazione del comparto,
ma con le risorse e, concordando con l'assessore, in tempi molto
lunghi. Meglio sarebbe, per l'esponente del Pd, avviare una
trattativa complessiva con lo Stato sulle nuove competenze
richieste dalla Regione, piuttosto che procedere per singole
funzioni.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)