II Comm: presidenti Camere di commercio FVG su riordino funzioni
(ACON) Trieste, 10 ott - RCM - Le Camere di commercio di
Trieste e di Gorizia si sono accorpate nella Camera di commercio
Venezia Giulia il 28 ottobre 2016. È invece storia più recente,
ovvero di lunedì scorso, 8 ottobre 2018, l'accorpamento delle
Camere di commercio di Udine e Pordenone, avvenuto a palazzo
Mantica.
La II Commissione consiliare presieduta da Alberto Budai (Lega)
ha chiamato i presidenti delle due realtà per ascoltarli in
merito al riordino delle funzioni delle Camere medesime e alle
ricadute, in termini economici, sul territorio regionale.
All'audizione ha preso parte anche l'assessore alle Attività
produttive, Sergio Emidio Bini, che ha da subito affermato la
politica dell'Esecutivo regionale: chiedere al Governo che le
competenze decisionali inerenti gli enti camerali ritornino in
capo alla Regione, com'era prima del decreto legislativo 219/2016
sul riordino delle funzioni e del finanziamento delle Camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura (Cciaa) e poi
lasciare ad essi, attraverso l'espressione delle associazioni di
categoria, ogni decisione sulla loro organizzazione. La Regione
non deciderà nulla, per un principio di terzietà.
Antonio Paoletti, presidente della Camera di commercio Venezia
Giulia, ha spiegato come Trieste e Gorizia si siano mosse in
anticipo rispetto al decreto 219, già dal 2013, e come in tal
modo abbiano potuto "per quattro volte resistere agli attacchi di
chi voleva si creasse una Camera unica regionale". Paoletti ha,
poi, sottolineato come le due realtà collaborino tra loro in
perfetta armonia, con dignità paritaria, senza nessuno
stravolgimento neppure di risparmi: "Il personale è rimasto lo
stesso, semmai si registrerà un cambiamento tra una decina d'anni
con i pensionamenti, ma non oggi; i presidenti già erano a costo
zero, perciò averne uno invece che due non cambia".
L'aspetto positivo, per Paoletti, semmai è che ora c'è una
visione diversa del territorio e Trieste e Gorizia si completano
a vicenda. I progetti in campo riguardano Confcommercio, la
creazione di un unico Confidi, un unico consorzio industriale,
fare sinergia con il porto di Trieste e con l'Autorità portuale
dell'Alto adriatico, e altri ancora.
Giovanni Da Pozzo, già presidente della Cciaa di Udine e ora
della Camera di commercio Pordenone Udine, ha spiegato come non
si sia trattato di un passaggio semplice, fatto di resistenze
anche politiche, ma alla fine è stato "un matrimonio che si è
potuto fare, ma a una condizione: che se la Regione riavrà le
competenze, le due Camere potranno decidere se ritornare realtà
indipendenti".
Il nuovo ente camerale si presenta complesso - ha aggiunto -, ben
patrimonializzato, ha moltissime partecipazioni importanti che lo
radicalizzano bene nel territorio, non pesa né sulla finanza
regionale né su quella nazionale.
Giovanni Pavan, ex presidente della Cciaa di Pordenone, ha
sottolineato che l'impegno, oggi, è di lavorare per il bene delle
imprese e del territorio, ma anche per lui ogni decisione deve
passare per le categorie economiche e non essere un'imposizione.
Sollecitato da Franco Mattiussi (FI), che ha parlato di
matrimonio sì, ma combinato, e dell'esistenza a Pordenone di una
Camera di commercio "ombra" che potrebbe indebolire la paventata
ricerca di un equilibrio con Udine, Pavan ha risposto in termini
di "libera Camera di commercio il cui compito è di mettere in
evidenza le esigenze del Pordenonese, a cui possono partecipare
tutti i cittadini del territorio e dove al suo interno i fatti
economici possono essere momento di discussione per vedere quali
le possibili soluzioni".
Felice che il matrimonio sia avvenuto si è detto Mauro Capozzella
(M5S), ma ha fatto presente che nel decreto 219/2016 c'è una
circolare in cui è prevista la possibile creazione di una unica
Camera regionale e questa decisione è demandata ai rappresentanti
delle categorie economiche. Il pentastellato ha, perciò, chiesto
l'opinione dei due presidenti. La Regione chiederà l'autonomia
decisionale sul sistema camerale - gli ha risposto Paoletti -,
qualora la ottenesse demanderà la decisione alle categorie
economiche. Mai dire mai - ha aggiunto Da Pozzo -, ma il percorso
dovrà essere condiviso; già stiamo lavorando da tempo in perfetta
sintonia, la loro unione la valuterà il tempo. Non escludiamo una
soluzione del genere - ha fatto eco Pavan -, ma non ci piacciono
le imposizioni; ora facciamo un periodo assieme, senza escludere
che ci potrà essere un momento in cui imboccare autonomamente la
strada migliore per i nostri territori.
Se poi Danilo Slokar (Lega) ha parlato di risposte certe di cui
necessitano aziende e cittadini, con una Camera di commercio che
deve avere il ruolo di accompagnare le imprese, Sergio Bolzonello
(Pd) è stato lapidario: "Questa è una presa d'atto di non fare un
ragionamento complessivo sul territorio, ma di competitività
tenendolo separato. Qui sanciamo la pietra tombale delle due
Camere; si attende che la Regione abbia le competenze per poi
fare un ragionamento all'interno delle categorie - e mi auguro
anche del Consiglio regionale - e dopo poi magari tornare alle
tre Camere". L'esponente dem ha, quindi, affermato che il sistema
camerale deve essere ulteriormente spronato, non poggiare solo su
un sistema di bandi, ma di logistica, poli tecnologici, fusione
degli enti industriali.
Chiara Da Giau (Pd), invece, ha chiesto come si pongano le Cciaa
in riferimento alle nuove funzioni attribuite dalla riforma
legate all'alternanza scuola lavoro e all'accompagnamento delle
nuove generazioni verso il lavoro. Sono anni che ci occupiamo già
di questi temi con gli istituti scolastici - hanno fatto sapere i
due presidenti -.
La Regione ha puntato e continuerà a puntare sul sistema camerale
- è stata la rassicurazione finale dell'assessore Bini -.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)