Cr: ddl sistema pubblico impiego, relatore minoranza Moretti (2)
(ACON) Trieste, 6 nov - RCM - In attesa di conoscere le linee
di indirizzo dell'amministrazione Fedriga sulla riforma degli
enti locali, Diego Moretti (Pd), primo relatore di minoranza del
disegno di legge n. 24 che modifica il sistema integrato del
pubblico impiego e dispone in materia di funzione pubblica della
Regione, afferma di non condividere gli interventi di abrogazione
dell'istituzione dell'albo unico dei dirigenti previsto con la
legge regionale n. 18 del 2016 senza che questa sia stata
applicata e senza valutarne quindi gli effetti.
Al pari, Moretti non condivide "l'abrogazione delle norme
(seppure impugnate dal Governo) sull'obbligo di assunzione del
personale iscritto all'albo dei giornalisti nelle amministrazioni
del comparto unico con il contratto nazionale di lavoro
giornalistico, nonché l'introduzione, con l'articolo 9, della
nomina dei direttori responsabili delle Agenzie di stampa Arc
(Agenzia Regione Cronache) e Acon (Agenzia del Consiglio
regionale) da parte, rispettivamente, del presidente della Giunta
e dell'Ufficio di presidenza del Consiglio su designazione
nominativa del presidente del Consiglio regionale.
"Il rischio, assolutamente presente e non banale - sostiene
Moretti -, sta nelle evidenti forzature presenti in tali norme,
che in contraddizione con la prassi fin qui tenuta renderebbero
di fatto la figura del direttore un portavoce del presidente del
Consiglio e non il direttore dell'Agenzia del Consiglio
regionale".
Entrando nello specifico, il consigliere dem ha detto che
"all'articolo 1 ci pare doveroso tutelare il principio che un
giornalista che svolge il proprio lavoro in un'Agenzia di stampa
di un ente pubblico debba essere inquadrato secondo il contratto
giornalistico, a garanzia delle specifiche qualifiche
professionali e deontologiche nonché delle caratteristiche di
autonomia, indipendenza e terzietà che deve contraddistinguere
l'informazione istituzionale.
"In merito alle disposizioni della legge regionale n. 5 del 2018
per il sostegno e la valorizzazione del sistema informativo
regionale - impugnate dal Governo in quanto in contrasto con le
disposizioni nazionali - riteniamo che la Regione debba resistere
all'impugnazione e non solo adeguarsi.
"Inoltre, l'ultimo accordo sottoscritto dalla Federazione
nazionale della stampa (Fnsi - sindacato unico e unitario dei
giornalisti), Agenzia per la rappresentanza negoziale delle
pubbliche amministrazioni (Aran - Agenzia tecnica che rappresenta
le pubbliche amministrazioni nella contrattazione collettiva
nazionale di lavoro) e organizzazioni sindacali del pubblico
impiego impegna, di fatto, tutte le amministrazioni regionali a
continuare ad applicare le norme preesistenti, in attesa che sia
avviata e conclusa la trattativa tra Fnsi e Aran che dovrà
portare alla definizione della regolamentazione dei profili
professionali dei giornalisti addetti agli uffici stampa della
pubblica amministrazione nella salvaguardia dei rapporti di
lavoro in essere.
"E' opportuno evitare che un'interpretazione estensiva e zelante
di una norma conduca ad azioni unilaterali, tese a disconoscere
l'applicazione del contratto nazionale di lavoro giornalistico.
"Con l'articolo 3 - ha proseguito Moretti -, il disegno di legge
n. 24 snatura profondamente la legge regionale 8/2016, che
introduceva il ruolo dei dirigenti del Comparto unico del
pubblico impiego regionale e locale. Questa proposta incide su
una norma senza che questa abbia potuto ancora trovare reale
applicazione, andando così a stravolgere la legge senza averne
valutato concretamente gli effetti".
La reviviscenza dell'articolo 48 bis della Lr 18/1996 - prevista
nell'articolo 4 del ddl 24 - ripristina le norme relative al
trattamento spettante al dirigente che sostituisce il direttore
centrale: la norma era stata abrogata dalla legge regionale
18/2016 proprio nell'ottica dell'introduzione del ruolo dei
dirigenti del Comparto unico del pubblico impiego regionale e
locale che con il presente provvedimento si vuole superare.
Un discorso a parte merita l'articolo 6, sul quale sarà
presentato un emendamento - ha preannunciato il relatore - che
istituisce il "Consiglio di indirizzo", organismo collegiale in
affiancamento al direttore generale e con funzioni programmatorie.
Sull'articolo 8 non è chiaro il motivo dell'aumento della
percentuale (dal 15% al 20%) per la nomina, a direttore generale
e direttore centrale, di soggetti esterni alla pubblica
amministrazione, se non legato a qualche nomina ad personam che
l'amministrazione intende fare e che diversamente non potrebbe
essere fatta.
"Come già detto - ha riaffermato in conclusione Moretti -, con la
modifica proposta all'articolo 9 si va a perdere ogni garanzia di
autonomia, indipendenza e terzietà che deve contraddistinguere
l'informazione istituzionale. Lo stesso vale per il ruolo
assegnato dalla norma all'Ufficio di Presidenza, il quale, di
fronte alla 'designazione nominativa' da parte del presidente,
dovrebbe poter decidere all'unanimità o in subordine con una
maggioranza qualificata".
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)
(segue)