V Comm: su ddl n. 32 audizione presidenti Cal, Anci, Uncem
(ACON) Trieste, 23 nov - CMC - Sul ddl n.32 che interviene
sulle norme di riordino del sistema Regione Autonomie locali
modificando ordinamento e funzioni delle Uti, la V Commissione
del Consiglio regionale, presieduta da Diego Bernardis (Lega),
alla presenza dell'assessore regionale Pierpaolo Roberti ha
svolto una serie di audizioni, ascoltando Antonio Di Bisceglie,
presidente del Consiglio delle Autonomie locali (Cal), Mario
Pezzetta, presidente regionale dell'Associazione nazionale Comuni
italiani (Anci) e Ivan Buzzi, presidente regionale dell'Unione
nazionale Comuni Comunità enti montani (Uncem).
Il presidente Di Bisceglie, dopo aver ricordato che il Consiglio
delle Autonomie locali si è già espresso favorevolmente sul ddl,
ha rimarcato l'importanza per gli enti locali, necessità già
emersa in sede Cal, di avere a disposizione personale adeguato,
anche per poter far fronte alla futura ridefinizione delle
funzioni previste in norma. Consapevole che la materia sia di
competenza statale, ha tuttavia auspicato che, con il riordino
atteso, la Regione possa prevedere una ripartizione del personale
a suo tempo assorbito nel proprio organico, con il superamento
delle Province.
Positivo inoltre per il presidente del Cal il recepimento da
parte della Giunta della richiesta fatta dal Cal, di prevedere
che la delimitazione territoriale degli ambiti sociali dei Comuni
venga definita con una deliberazione di Giunta anziché in legge,
una semplificazione che assicura al sistema maggiore flessibilità
e garantisce ai territori piena autodeterminazione.
Ivan Buzzi, presidente Uncem FVG, ha presentato ai Commissari una
nota contenente una serie di osservazioni legate agli articoli,
che richiamando la normativa statale, prevedono la gestione
associata obbligatoria di funzioni per i Comuni con popolazione
inferiore ai 5.000 abitanti e 3.000 per i Comuni appartenuti alle
Comunità montane.
Abrogando la normativa sulle Uti - ha fatto presente - si
creerebbe un vuoto normativo coperto solo dalla normativa
nazionale è ciò potrebbe comportare per i piccoli Comuni montani
l'obbligo di aderire a un'Unione per lo svolgimento delle
funzioni fondamentali dal luglio 2019, periodo delicato per la
concomitanza di scadenze elettorali. Da chiarire inoltre se lo
svolgimento delle funzioni attraverso l'Unione costituisca o meno
il trasferimento della titolarità delle stesse.
Un ulteriore osservazione ha riguardato inoltre i sistemi
informativi e le tecnologie di informazione e comunicazione
strumentali all'esercizio delle funzioni comunali, attività che
richiedono competenze e una specializzazione difficilmente
disponibile nei Comuni di piccole dimensioni.
Condividendo in parte le osservazioni di Uncem, Mario Pezzetta,
presidente Anci, ha espresso invece alcune considerazioni di
carattere generale, auspicando, così come sembra sia
l'orientamento normativo, che quelle funzioni complesse che i
Comuni hanno tentato di svolgere o iniziato a svolgere, rimangano
in capo ai Comuni singoli o associati. Tali funzioni per Anci
infatti, non possono essere attribuite ai futuri enti di area
vasta, che si dovranno occupare esclusivamente di attività di
derivazione regionale o provinciale, ciò precedentemente gestite
dalle Province.
L'assessore Pierpaolo Roberti ha quindi replicato, ribadendo la
piena libertà che il ddl lascia ai Comuni e ciò anche in
relazione alle osservazioni legate all'eventuale carenza di
dotazioni informatiche di alcune amministrazioni locali, alle
quali la legge non vieta di associarsi per superare le criticità:
se un Comune pensa di non essere strutturato per coordinare un
determinato servizio può continuare a gestirlo attraverso le
Unioni territoriali.
Riguardo alla normativa statale che prevede la gestione associata
obbligatoria per i Comuni di una certa densità, Roberti ha fatto
presente che si tratta di disposizioni in vigore da diversi anni,
che storicamente prevedono l'obbligo associativo nel mese di
luglio.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)