M5S: Ussai, occasione persa per contrastare il gioco d'azzardo
(ACON) Trieste, 4 dic - COM/RCM- "La legge regionale di
contrasto al gioco d'azzardo, che nel 2017 il Movimento 5 Stelle
ha contribuito a migliorare, resta ancora inapplicata nella
maggior parte dei Comuni del Friuli Venezia Giulia e la
maggioranza, oggi, rifiutandosi di sostenere la nostra mozione,
ha di fatto tolto la maschera e dimostrato che preferisce
mantenere lo stato attuale delle cose con uno Stato biscazziere
che penalizza i cittadini e l'economia reale della nostra
Regione".
E' amaro il commento del consigliere del Movimento 5 Stelle
Andrea Ussai, dopo aver ritirato la mozione presentata all'Aula
"per l'impossibilità di condividere con il centrodestra le
proposte di buon senso su un tema così importante, che erano
arrivate da tutta l'opposizione.
"Con la legge regionale 26/2017, promulgata su impulso del
Movimento 5 stelle - ricorda il consigliere - si sono introdotte
importanti novità migliorative rispetto alla normativa del 2014.
Tra le più rilevanti, sono stati aggiunti luoghi sensibili quali
ad esempio scuole, banche e stazioni ferroviarie; si è previsto
l'obbligo di adeguamento alla distanza dai luoghi sensibili anche
per le attività già in corso, il divieto di pubblicità relativa
all'apertura o all'esercizio di sale da gioco e sale scommesse,
il divieto di oscurare le vetrine dei locali e si sono bloccati i
contributi della Regione per gli esercizi che decidono di
continuare a guadagnare dalle slot machine, incentivando invece
chi decide di disinstallare gli apparecchi introducendo
contributi e una riduzione della tassazione regionale.
"Nonostante la lotta alla dipendenza sia improba, anche a causa
dell'aumento del gioco on-line, l'applicazione di queste norme
potrebbe davvero essere di vitale importanza per aiutare i
cittadini entrati nella spirale dell'azzardo. I Comuni però
stanno facendo davvero troppo poco - accusa Ussai - e la maggior
parte degli esercenti hanno una posizione attendista e sperano di
poter beneficiare di proroghe come accaduto in molte altre
Regioni (Liguria, Abruzzo, Puglia, etc.), e questo nonostante la
legge parli chiaro e imponga alle sale da gioco-sale scommesse e
alle altre attività di spostarsi a più di 500 metri dai luoghi
sensibili entro il 2020 e 2022 per le sole sale scommesse,
consentendo ai nostri Comuni di diventare slot free.
"La dipendenza dal gioco d'azzardo è in costante aumento, anche
in Friuli Venezia Giulia. Le stime parlano di circa il 3% di
giocatori problematici e di circa l'1,5% di giocatori patologici,
con una forbice tra i 6.000 e i 27.000 cittadini di questa
regione. Nel 2017, le persone in carico dai servizi sanitari per
problemi legati all'azzardo patologico sono state 502 (erano 406
nel 2015). Questa è evidentemente solo la punta dell'iceberg,
perché la stragrande maggioranza non riesce a essere intercettata
dai servizi loro dedicati".
Il pentastellato lamenta, quindi, la decisione dei Gruppi di
maggioranza di respingere "la richiesta di impegnare la Giunta a
un serrato confronto con gli esercenti per accompagnare
l'applicazione della legge, sia per quanto riguarda i divieti ma
anche gli incentivi e gli sgravi fiscali previsti per
riconvertire le sale che ospitano gli apparecchi per il gioco
lecito, e hanno cercando di sostituire l'impegno con un più
morbido 'proseguire le attività programmate'.
"Il Consiglio regionale ha perso un'occasione per riaffermare con
forza il principio che la tutela della salute viene prima della
tutela della libera concorrenza, nutrendo così le speranze di chi
continua a guadagnare sulla pelle dei cittadini. Peccato,
soprattutto perché i dati parlano chiaro: in Piemonte, ad
esempio, dove non sono state concesse proroghe, a due anni
dall'approvazione della legge regionale sul contrasto al gioco
d'azzardo patologico, il volume di gioco si è ridotto del 17%,
passando da 5,1 miliardi di euro nel 2016 a una stima di 4,6
miliardi nel 2018.
"Da parte nostra - assicura Ussai- andremo avanti in una
battaglia per la salute dei cittadini di questa regione e per
contrastare un'economia malata che contribuisce alla lacerazione
del tessuto sociale".