Madri coraggiose: gli interventi delle madri, fine incontro (2)
(ACON) Trieste, 22 mar - RCM - Erano tutte e quattro ventenni,
belle, allegre, con la voglia di vivere negli occhi e soprattutto
molto innamorate: Nadia Orlando, Michela Baldo, Lisa Puzzoli,
Romina Ponzalli. E i loro assassini erano tutti e quattro di
14-15 anni più vecchi, affascinanti, eleganti, economicamente
autonomi, affabulatori anche con le mamme delle loro future
vittime, mamme che a un certo punto hanno capito che qualcosa non
andava in quel rapporto nato già stridente, che hanno provato in
tutti i modi, ma inutilmente, a denunciare che quell'uomo era
diventato ossessivo e possessivo, che la figlia non era più la
stessa, non era più serena. Madri e padri che hanno riaccolto in
casa le figlie a braccia aperte, ma poi è arrivato quel fatidico
ultimo incontro, quello in cui lui dichiarava di voler chiarire
le cose, parlare per un'ultima volta assieme per dimostrare che
era cambiato. Ma da quell'ultimo incontro Nadia, Michela, Lisa e
Romina non sono più tornate da mamma Antonella, mamma Annamaria,
mamma Mariella e mamma Luciana, così come non sono più tornate
dai loro pargoli.
Anche gli epiteti utilizzati per descrivere i quattro fidanzati
dalle mamme invitate dalla presidente della Commissione regionale
pari opportunità, Annamaria Poggioli, a raccontare la tremenda
storia di come sono state uccise le quattro ragazze, sono stati
tutti molto simili: mostro, demone, essere immondo. E ancora
tutte e quattro hanno affermato che all'inizio lui aveva un fare
d'altri tempi: mazzi di rose rosse, presentazione in famiglia,
giacca e cravatta. Poi invece l'ossessione di essere tradito, il
non volere che lei lavorasse o che frequentasse gli amici e la
propria famiglia, le urla e le percosse in mezzo ai pianti e alle
richieste di perdono, ma anche alle minacce di denuncia e di far
allontanare i figli.
"Quando una mamma vede certi segnali, sono segnali giusti, vanno
ascoltati. Io ho sentito una fitta al cuore esattamente quando
Nadia è stata uccisa. Ho continuato a vivere perché sono mamma
anche di un altro figlio e lui non deve risentire di quanto
accaduto alla sorella, ma credo che la mia forza arrivi da lassù,
da Nadia, è lei che me la manda", ha raccontato mamma Antonella
in lacrime.
"Era solo troppo buona, non aveva il coraggio di affrontarlo e di
allontanarlo, quella è stata la sua unica colpa. E ora posso
andare a trovarla in cimitero", ha detto mamma Annamaria.
"Ti prego non uscire, le ho detto, ma lei non mi ha ascoltata. Ma
cosa vuoi che mi faccia?, mi ha risposto. Ha fatto che l'ha
accoltellata. Tu sei come un dente marcio che va estirpato, le ha
detto un giorno. L'ha uccisa per 300 euro, per l'assegno di
mantenimento. Siamo mamme che devono andare avanti perché ci sono
altri figli o nipoti a cui badare, ma siamo mamme a metà perché
il nostro 50% è in cimitero", ha ribadito mamma Mariella.
"Si era presentato come un uomo distinto, che sapeva tenerla a
freno perché lei era un po' ribelle, come tutte le ragazze della
sua età. Dopo le prime crisi aveva scombussolato anche me, devo
ammetterlo, perché sembrava veramente cambiato. Invece poi
abbiamo passato un anno di inferno perché minacciava di portare
via i bambini", ha spiegato mamma Luciana, a cui si è aggiunto
papà Roberto: "Abbiamo fatto di tutto per allontanarla, abbiamo
coinvolto anche il vescovo e il prefetto. Ma niente. Lei era
semplicemente innamorata". Entrambi hanno trovato per la prima
volta la forza di parlare in pubblico della loro tragedia.
All'incontro organizzato in sala Tessitori, hanno portato un
sostegno convinto e commosso delle comunità, sindaci e assessori
comunali. In particolare il sindaco di Dignano ha ricordato le
18mila firme cartacee e le quasi 70mila sottoscrizioni raccolte
attraverso Internet a sostegno della petizione con cui è stata
chiesta una modifica delle norme sulla custodia cautelare in
carcere, promosse dagli amici di Nadia affinché al suo assassino
siano negati gli arresti domiciliari e torni in cella. E sabato
30 marzo ci sarà anche una fiaccolata di protesta, organizzata in
vista dell'udienza presso il Tribunale del riesame prevista per
il prossimo 12 aprile.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)
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