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Madri coraggiose: gli interventi delle madri, fine incontro (2)

22.03.2019
16:10
(ACON) Trieste, 22 mar - RCM - Erano tutte e quattro ventenni, belle, allegre, con la voglia di vivere negli occhi e soprattutto molto innamorate: Nadia Orlando, Michela Baldo, Lisa Puzzoli, Romina Ponzalli. E i loro assassini erano tutti e quattro di 14-15 anni più vecchi, affascinanti, eleganti, economicamente autonomi, affabulatori anche con le mamme delle loro future vittime, mamme che a un certo punto hanno capito che qualcosa non andava in quel rapporto nato già stridente, che hanno provato in tutti i modi, ma inutilmente, a denunciare che quell'uomo era diventato ossessivo e possessivo, che la figlia non era più la stessa, non era più serena. Madri e padri che hanno riaccolto in casa le figlie a braccia aperte, ma poi è arrivato quel fatidico ultimo incontro, quello in cui lui dichiarava di voler chiarire le cose, parlare per un'ultima volta assieme per dimostrare che era cambiato. Ma da quell'ultimo incontro Nadia, Michela, Lisa e Romina non sono più tornate da mamma Antonella, mamma Annamaria, mamma Mariella e mamma Luciana, così come non sono più tornate dai loro pargoli.

Anche gli epiteti utilizzati per descrivere i quattro fidanzati dalle mamme invitate dalla presidente della Commissione regionale pari opportunità, Annamaria Poggioli, a raccontare la tremenda storia di come sono state uccise le quattro ragazze, sono stati tutti molto simili: mostro, demone, essere immondo. E ancora tutte e quattro hanno affermato che all'inizio lui aveva un fare d'altri tempi: mazzi di rose rosse, presentazione in famiglia, giacca e cravatta. Poi invece l'ossessione di essere tradito, il non volere che lei lavorasse o che frequentasse gli amici e la propria famiglia, le urla e le percosse in mezzo ai pianti e alle richieste di perdono, ma anche alle minacce di denuncia e di far allontanare i figli.

"Quando una mamma vede certi segnali, sono segnali giusti, vanno ascoltati. Io ho sentito una fitta al cuore esattamente quando Nadia è stata uccisa. Ho continuato a vivere perché sono mamma anche di un altro figlio e lui non deve risentire di quanto accaduto alla sorella, ma credo che la mia forza arrivi da lassù, da Nadia, è lei che me la manda", ha raccontato mamma Antonella in lacrime.

"Era solo troppo buona, non aveva il coraggio di affrontarlo e di allontanarlo, quella è stata la sua unica colpa. E ora posso andare a trovarla in cimitero", ha detto mamma Annamaria. "Ti prego non uscire, le ho detto, ma lei non mi ha ascoltata. Ma cosa vuoi che mi faccia?, mi ha risposto. Ha fatto che l'ha accoltellata. Tu sei come un dente marcio che va estirpato, le ha detto un giorno. L'ha uccisa per 300 euro, per l'assegno di mantenimento. Siamo mamme che devono andare avanti perché ci sono altri figli o nipoti a cui badare, ma siamo mamme a metà perché il nostro 50% è in cimitero", ha ribadito mamma Mariella.

"Si era presentato come un uomo distinto, che sapeva tenerla a freno perché lei era un po' ribelle, come tutte le ragazze della sua età. Dopo le prime crisi aveva scombussolato anche me, devo ammetterlo, perché sembrava veramente cambiato. Invece poi abbiamo passato un anno di inferno perché minacciava di portare via i bambini", ha spiegato mamma Luciana, a cui si è aggiunto papà Roberto: "Abbiamo fatto di tutto per allontanarla, abbiamo coinvolto anche il vescovo e il prefetto. Ma niente. Lei era semplicemente innamorata". Entrambi hanno trovato per la prima volta la forza di parlare in pubblico della loro tragedia.

All'incontro organizzato in sala Tessitori, hanno portato un sostegno convinto e commosso delle comunità, sindaci e assessori comunali. In particolare il sindaco di Dignano ha ricordato le 18mila firme cartacee e le quasi 70mila sottoscrizioni raccolte attraverso Internet a sostegno della petizione con cui è stata chiesta una modifica delle norme sulla custodia cautelare in carcere, promosse dagli amici di Nadia affinché al suo assassino siano negati gli arresti domiciliari e torni in cella. E sabato 30 marzo ci sarà anche una fiaccolata di protesta, organizzata in vista dell'udienza presso il Tribunale del riesame prevista per il prossimo 12 aprile.

(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)

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Il presidente Zanin con le mamme Annamaria e Antonella, la presidente Poggioli, le mamme Lucia e Mariella (foto Acon)
Mamma Annamaria e mamma Antonella (foto Acon)
Mamma Luciana e mamma Mariella (foto Acon)