Lega: Bordin, mozione su confini sicuri e ingressi controllati
(ACON) Trieste, 22 lug - COM/CMC - Sostenere le Forze
dell'ordine impegnate sul territorio nazionale nel contrasto al
fenomeno dell'immigrazione clandestina, al rispetto della
legalità, a tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico e
continuare la collaborazione con il Governo nazionale affinché
vengano assunte le misure più opportune ed efficaci per
preservare i confini terrestri dall'ingresso in Italia di persone
che vi giungono in violazione di legge.
Sono questi gli obiettivi della mozione, "Confini sicuri e
ingressi controllati", depositata dal Gruppo consiliare della
Lega, con il sostegno dei capigruppo di maggioranza Forza Italia,
Progetto FVG/Ar e FdI, con riferimento all'episodio di cronaca
della Sea Watch 3 con lo speronamento alla motovedetta della
Guardia di Finanza.
"L'Italia - commenta il capogruppo della Lega, Mauro Bordin - è
stata lasciata sola a governare il fenomeno migratorio e
addirittura Paesi come la Francia, dopo aver negato l'attracco a
Marsiglia, premiano il comandante Rackete. Nel caso della 'Sea
Watch 3', è stata messa in pericolo l'incolumità degli agenti
della Guardia di Finanza impegnati ad impedire l'approdo di una
nave e lo sbarco sul territorio italiano dei migranti. Sono
saliti a bordo perfino alcuni parlamentari italiani sostenendo la
necessità che fosse autorizzato lo sbarco dei migranti che però
non si trovavano in condizioni di pericolo di vita, essendo stato
assicurato cibo, acqua e medicinali. Il comandante Rackete non ha
invece esitato a compiere una manovra di attracco azzardata, al
punto di speronare la motovedetta della Guardia di Finanza
mettendo in pericolo l'equipaggio.
"La legge del mare - prosegue Bordin - è stata presa a pretesto
per attivare soccorsi, ponendo i migranti su improbabili barchini
o su gommoni del tutto inadatti ad affrontare la navigazione nel
Mar Mediterraneo e organizzando operazioni di immediato e
tempestivo soccorso in prossimità delle coste libiche,
trasformando l'eccezionalità delle ipotesi di naufragio o di
pericolo in mare in una prassi routinaria e in un fenomeno
massivo. Molte sono state le vittime del mare e della criminalità
che, sul territorio libico, organizzava ed organizza, previa
lauta ricompensa, le partenze.
"Per evitare le morti in mare, l'unica via è quella di impedire
le partenze dei migranti, sviluppando condizioni di sviluppo nei
Paesi più poveri. Sosteniamo - continua il capogruppo della Lega
- l'azione del Governo volta a disciplinare l'ingresso e quindi
ridurre gli sbarchi contrastando l'azione delle ONG nel
Mediterraneo. I 'decreti sicurezza' hanno significativamente
diminuito, sia il numero degli sbarchi, sia il numero di morti in
mare.
"E' dovere di ogni Stato preservare i propri confini da ingressi
indiscriminati di persone e cose, a tutela del rispetto
dell'ordine pubblico e della pubblica e civile convivenza.
Il controllo dei fenomeni migratori - afferma Bordin - viene
garantito attraverso il sistema delle quote d'ingresso come
previsto dal 'decreto flussi'. Le ulteriori ipotesi di ingresso
in Italia, secondo le norme che garantiscono la protezione
internazionale, con il riconoscimento dello status di rifugiato o
con la protezione secondaria, non possono che essere di stretta
interpretazione e necessitano di essere vagliate, per evitare
forme di abuso e di elusione delle norme che disciplinano i
flussi regolari di ingresso.
"Solo una piccola parte di coloro che entrano in Italia - spiega
l'esponente di maggioranza - invocando tutela e protezione, vede
accolta la propria domanda e così riconosciuto il proprio status
di rifugiato. Questa situazione ha comportato, negli anni, che
molte persone prive dello status di rifugiato, con permessi
scaduti o non rinnovati, e con l'obbligo dell'allontanamento dal
territorio nazionale, siano comunque rimaste in Italia".
"Si sono generate - conclude Bordin - nuove forme di sfruttamento
e di schiavitù e attività criminose, per lo più legate al
traffico delle sostanze stupefacenti e allo sfruttamento della
prostituzione, ma anche condizioni di pericolo per l'ordine e la
sicurezza pubblica, legate al fenomeno della cosiddetta
radicalizzazione".