Cr: pdl introduzione doppia preferenza di genere, relatore Russo (6)
(ACON) Trieste, 22 ott - CMC - Una legge, quella
sull'introduzione della doppia preferenza di genere che non ha
primogeniture: "Il voto odierno non è e non può essere un voto di
schieramento, su temi come questi dobbiamo provare a trovare un
punto di unità, così come anche in questi giorni ci hanno chiesto
i cittadini".
Ad affermarlo è il consigliere regionale Francesco Russo (Pd)
primo firmatario della pdl n. 10 che, modificando l'art. 25 della
legge regionale 17/2007, ha l'obiettivo di riequilibrare la
rappresentanza di genere, con l'obiettivo di raggiungere una
presenza femminile paritaria nei partiti e nelle istituzioni.
Russo, nella sua relazione all'Aula, ha ricordato che il Friuli
Venezia Giulia, regione dove la popolazione femminile è il 51,4%
del totale, ha espresso solo sei consigliere su 49, ovvero il
12,2%. A livello nazionale il nostro Paese resta fanalino di coda
tra i maggiori Paesi avanzati: il più recente 'Global Gender Gap
Report' del World Economic Forum pone l'Italia al 70esimo posto
su 149 Paesi, preceduta da Honduras e Montenegro e a sua volta
precedendo Tanzania e Capo Verde.
Legiferare su questi temi per il consigliere Russo è un dovere
anche riferendosi alla Costituzione che affida alla Repubblica il
dovere di "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale"
che "impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione".
Questa non è una legge che prevede quote rose - ha aggiunto -, ma
un provvedimento che offre semplicemente l'opportunità e non
l'obbligo di votare anche un secondo candidato (chi vorrà
continuare a votarne uno solo potrà continuare a farlo), purché
di sesso diverso, così come già oggi previsto in molte elezioni,
dai comuni al Parlamento Europeo.
È un modo di segnalare all'elettore - ha spiegato - una
possibilità ulteriore, offrendo più visibilità a chi è oggi
oggettivamente svantaggiata dalle dinamiche di selezione interne
ai partiti.
Russo ha quindi ribadito che non si tratta di una legge di parte,
perché nasce dal lavoro delle Commissioni Pari Opportunità
regionali e comunali nel corso degli anni e con il sostegno
unanime anche delle attuali, che pure sono espressioni della
maggioranza di centrodestra. Non è una legge di parte anche
perché arriva in Aula con l'invito della società civile di questa
regione, donne e uomini ma anche organizzazioni datoriali,
sindacali, sportive.
In altre regioni italiane - ha quindi ricordato - questa stessa
norma è stata votata anche dagli esponenti di Forza Italia, Lega
e Fratelli d'Italia: all'unanimità in Emilia Romagna nel luglio
2014 e in Lazio nell'ottobre 2017, con il 98% in Sardegna nel
novembre 2017, con larghissima maggioranza in Lombardia nel
dicembre del 2017 e pochi giorni fa, infine, nelle Marche.
Quanto alla possibilità di ritirare la norma in attesa di una
nuova legge elettorale, richiesta avanzata dal presidente Fedriga
che ha assicurato il termine del 30 giugno 2020, Russo ha
affermato che si possono tenere distinti i due percorsi: si può
affermare oggi un principio che faccia aumentare la possibilità
per le donne di entrare nella massima Assemblea partecipativa
della nostra Regione e di esercitare in quella sede un ruolo
sempre più incisivo e determinante, pronti poi a confermare
questo principio, se e quando ci sarà una maggioranza per votarla
in questo Consiglio, in una prossima legge elettorale.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)
(segue)