Cr: ddl 71 riforma enti locali, relatore maggioranza Tosolini (3)
(ACON) Trieste, 13 nov - RCM - Primo gennaio 2021: questa è la
data del superamento definitivo dell'esperienza fallimentare
delle Unioni territoriali intercomunali (Uti). Oggi possiamo
finalmente parlare di Comunità, di partecipazione, di
volontarietà, di processi aggregativi che si consolidano
progressivamente, facendo delle differenze ricchezza.
Possiamo finalmente parlare di libertà.
A dirlo all'Aula è stato Lorenzo Tosolini (Lega), relatore di
maggioranza del disegno di legge n. 71 "Esercizio coordinato di
funzioni e servizi tra gli enti locali del Friuli Venezia Giulia
e istituzioni degli enti regionali di decentramento
amministrativo".
Tosolini ha così parlato di soddisfazione per la valorizzazione
delle realtà territoriali; per essere passati dall'uniformità
della precedente esperienza a una libera pluralità di scelte; per
il metodo utilizzato, fatto di ascolto e apertura.
Cinque la parole caratterizzanti il provvedimento, per Tosolini:
autonomia, flessibilità, novità, area montana e realtà collinare,
enti di area vasta sub regionale.
Autonomia: il relatore ha ribadito il passaggio deal dirigismo
delle Uti a una proposta che rende ciascuna realtà territoriale
protagonista principale della propria storia e del proprio futuro.
Flessibilità: il percorso collaborativo proposto nel ddl n. 71
può seguire modelli e livelli di intensità crescenti, passando da
forme collaborative e integrative note, quali le convenzioni, le
deleghe e le fusioni, a una proposta nuova come la Comunità, la
quale, dotata di personalità giuridica, potrà essere costituita
su base volontaria per l'esercizio associato di funzioni e
servizi, andando a definire il numero dei Comuni partecipanti, il
tipo di funzioni e i servizi da condividere.
Novità: non solo per il modello delle Comunità, ma anche sotto il
profilo organizzativo e della governance: per favorire il
percorso aggregativo e le minoranze, il voto, all'interno
dell'Assemblea dei sindaci delle Comunità, sarà regolato dal
principio "una testa, un voto"; per la costituzione del Comitato
esecutivo quale organo delle Comunità, i suoi componenti potranno
essere scelti non solo tra gli amministratori locali, ma anche
tra cittadini in possesso dei requisiti per essere eletti alla
carica di consigliere comunale.
Area montana e realtà collinare: per la montagna, la
partecipazione alle Comunità sarà vincolante, potendo essere
modulato, secondo criteri di flessibilità, il solo livello
dell'intensità della forma collaborativa, avendo quali limiti
imprescindibili quelli dell'esercizio comune delle funzioni di
tutela del territorio e della sua promozione dello sviluppo
sociale, economico e culturale. Significativa anche
l'introduzione, all'interno del Consiglio delle autonomie locali,
del Consiglio delle autonomie montane, che sarà chiamato ad
esprimersi sulle politiche di sviluppo di quei territori.
Considerazioni simili anche per quanto concerne la positiva
esperienza del Consorzio comunità collinare del Friuli e dell'Uti
Collinare, alla quale succederà obbligatoriamente, in tutti i
rapporti giuridici attivi e passivi, la costituenda Comunità
Collinare.
Enti di area vasta sub regionale: superamento definitivo
dell'esperienza delle Uti, con primo passo attraverso la legge
regionale 31/2018, che prevedeva la non obbligatorietà di
adesione alle Unioni e la possibilità, per i Comuni, di revocare
le deleghe o di recedere. Oggi viene fissato il termine ultimo
della loro esistenza, il 31 dicembre 2020, data oltre la quale le
Uti esistenti o verranno scolte o potranno, su base volontaria,
assumere la più flessibile veste giuridica delle Comunità.
Non solo - ha sottolineato Tosolini -. Questa riforma delinea
già, con l'istituzione degli enti di decentramento regionale, la
creazione di 4 enti sub regionali di area vasta, che ricalcano,
sotto il profilo territoriale, quelli delle ex Province. Tali
enti, gestiti temporaneamente in forma commissariale,
erediteranno da subito le funzioni ex provinciali gravanti sulle
Uti di cui facevano parte i Comuni ex capoluogo di Provincia, in
particolare quelle relative all'edilizia scolastica di secondo
grado.
(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)
(segue)